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Uno dei gruppi elettrogeni installati all’esterno per fornire corrente al casolare

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BERNALDA (MATERA) – «Quell’edificio non possiede alcuna autorizzazione in termini igienico-sanitari, né l’Azienda sanitaria materana ne ha certificato la conformità». A denunciarlo il sindaco di Bernalda, Domenico Tataranno, vittima suo malgrado di una sorta di blitz della prefettura che, senza informarlo, ha deciso di trasferire in un casolare abbandonato lungo la Statale Basentana, 12 richiedenti asilo politico positivi al Coronavirus, per allontanarli dagli altri 38 ospiti di una struttura pisticcese ancora indenni.

Si voleva evitare un pericoloso focolaio, quindi su disposizione dell’Asm e suggerimento della cooperativa sociale che gestisce il centro di Pisticci, la prefettura mercoledì scorso ha deciso di incaricare la Protezione civile di trasferire queste persone, che da una settimana sono confinate in quella struttura privata fatiscente, dalla dubbia agibilità statica e pare senza le condizioni minime per garantire il rispetto delle norme igienico-sanitarie. Di diverso parere è il prefetto, Rinaldo Argentieri, che in questi giorni ha effettuato sopralluoghi indicando precise prescrizioni ed ancora ieri, dopo l’ennesima visita, parlava in una nota ufficiale di aver: «Accertato la presenza nella struttura dei necessari requisiti igienico-sanitari». Ragion per cui, il prefetto ritiene «superata l’ordinanza di sgombero emanata dal sindaco».

Tataranno ritiene invece che: «Le condizioni non ci sono – rimarca sentito dal Quotidiano – soprattutto perché si tratta di malati di Covid. Infatti, quell’edificio non è servito da acqua potabile, a cui si è ovviato con cisterne, non è collegato alla fogna, ma i reflui finiscono in una vasca Imhoff. Non c’era neppure l’energia elettrica – insiste Tataranno – quindi la si è dovuta attrezzare con generatori esterni, collegati in modo a mio avviso poco sicuro, con fili volanti ed alle intemperie. Basta un forte temporale, come quello dei giorni scorsi, e lì si rischia seriamente la caduta di un fulmine con tutte le conseguenze immaginabili». Il sindaco di Bernalda ha saputo dell’arrivo di questi “ospiti” solo tre giorni dopo, in seguito alla segnalazione di alcuni cittadini. Un “incidente diplomatico”, rispetto al quale il prefetto non ha nascosto il suo disagio, continuando comunque a difendere la decisione assunta in una situazione di emergenza. Il prefetto ha fatto sapere che i rifugiati resteranno in quel casolare solo il tempo necessario per la guarigione. «Se fossi stato avvisato per tempo – spiega ancora Tataranno – avrei potuto suggerire altre soluzioni migliori, perché resto dell’avviso che quell’edificio non è sicuro e fruibile».

Tataranno già sabato sera ha emesso ordinanza di sgombero, che il prefetto ha congelato; ma il sindaco non ha alcuna intenzione di ritirarla, quindi ne conferma validità e legittimità. «È strano che i funzionari dell’Asm fanno sopralluoghi quotidiani, ma ancora non esiste alcuna autorizzazione sanitaria, in base alla quale l’organo preposto si assuma la responsabilità di far stare lì quelle persone». Quindi, di fatto, la responsabilità è anche in capo alla massima autorità sanitaria del comune, ovvero il sindaco Tataranno. La situazione è sotto controllo, con presidio continuo delle forze dell’ordine, e da lunedì anche un presidio di vigilanza privata; ogni giorno un’infermiera privata si occupa degli ospiti, monitorandone lo stato di salute. Il sindaco, però, non arretra, continuando a ritenere quella sistemazione decisamente inadeguata. Poi c’è il fattore tempo, perché il prefetto parla di «stretto necessario alla guarigione», un’indicazione decisamente aleatoria, se si considera che la negativizzazione da Covid potrebbe richiedere da 15 a 45 giorni, come testimoniano decine di casi anche su persone giovani.

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