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Uno dei murales dedicato a Giuseppe Conte

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Si sono fatti davvero dei passi avanti nella gestione delle fibrillazioni di maggioranza o siamo ancora al punto di partenza? Non è facile rispondere quando tutti comunicano non decisioni e accordi, ma messaggi avvelenati tesi alla delegittimazione dell’avversario.

È evidente che c’è una certa convergenza a presentare Renzi e i suoi come dei corsari della politica, i quali, preoccupati solo della scarsa presa del loro consenso elettorale, agitano le acque per acquisire visibilità. Su questo sono uniti ampi settori della maggioranza, un po’ di opposizione e i media filo-Conte.

Sul versante opposto il leader di Italia Viva e i suoi alternano denunce sull’incapacità del premier di prendere in mano la situazione e affermazioni che qualcosa sta cambiando e dunque si potrebbe anche vedere un miglioramento del quadro politico.

Per quel che si riesce a capire, al momento l’unica cosa che sembra accertata è l’abbandono della faraonica e poco seria piramide di comando che si era cercato di far passare con un blitz sul Recovery Plan. Al di là delle parole che fanno più da cortina fumogena che da chiarimento, non sappiamo ancora se il nuovo assetto prospettato (in maniera vaga) per la governance dell’impiego dei miliardi europei sarà veramente efficace.

L’intreccio di poteri e di interessi è notevole in questo campo e sono tutti abili nell’infilarsi fra le file dei diversi attori in campo. Certamente al momento tutte la parti politiche si stanno marcando strette.

UN GRUPPO DI LOBBY

Renzi si è spinto molto avanti nel muovere la sua sfida agli equilibri attuali e c’è da vedere se ha delle truppe alle sue spalle. L’abbandono della piramide inventata per la governance dal partito di Conte (che si vede sempre più esistente, anche se è un gruppo di lobby e non una forza politica) può anche essere una mossa tattica: lasciamo cadere quella che è una struttura di intervento senza basi nel sistema, e vediamo di ricomporla consentendo una più equa distribuzione dei ruoli. Questo nell’ottica di mettere Renzi all’angolo, dandogli il contentino di aver vinto una battaglia, senza che possa mettere le premesse per vincere la guerra.

IL SOLITO MES

Il senatore di Rignano l’ha capito e controbatte con due argomenti poderosi. Il primo è il rilancio sull’utilizzo del Mes sanitario. A chi, cogliendo un certo sentimento nell’opinione pubblica, vuole delegittimarlo presentandolo come colui che vuole smontare un sistema solo per interesse personale, risponde rilanciando un altro tema molto sentito, la stupidità di rifiutare un prestito di 36 miliardi praticamente a tasso zero col Mes sanitario solo per compiacere le follie tardo grilline.

È chiaro che questo è un tema ostico per trovare un compromesso che salvi i cavoli dei favorevoli al prestito (PD e IV) con la capra delle pregiudiziali pentastellate.

Il secondo tema riguarda la permanenza del controllo dei servizi di intelligence nelle mani di Conte. Qui non si tratta di un tema di particolare appeal per l’opinione pubblica, ma di grande rilevanza per gli equilibri di sistema. Con esso si misura la tenuta del potere di Conte e del suo gruppo o il suo ridimensionamento. Di nuovo Renzi fa il gioco di sfondamento, ma non sono pochi quelli che non disdegnerebbero di infilarsi nella breccia se lui fosse in grado di crearla.

FUTURO INCERTO

Nonostante la fretta da parte di quasi tutti gli attori di chiudere la partita, l’impressione è che siamo ancora lontani dalla sua conclusione. Ormai ci si avvia all’approvazione della legge di bilancio, non proprio un’opera di grandi visioni politiche, e incombono le vacanze natalizie. Sebbene si legga che Conte vorrebbe chiudere tutto entro la fine dell’anno, non saremmo sicuri che gli verrà concesso. L’incertezza sul futuro è molto diffusa in tutte le componenti e di conseguenza cresce la tendenza ad attendere di vedere come si evolveranno le cose.

I tempi per dare a Bruxelles una testimonianza di efficienza del sistema sono già stati esauriti. Correre a presentare l’ennesimo progetto abborracciato a qualche verso non ci farebbe guadagnare credibilità, anzi al contrario ce ne farebbe perdere ancora. Meglio trovare il tempo per lavorare predisponendo programmi seri, precisi nei dettagli e nei programmi di esecuzione, credibili nel delineare le vere catene di comando per la realizzazione.

Eccedere in controlli, poteri sostitutivi, centralizzazioni serve solo per fare propaganda senza contribuire a raggiungere i risultati richiesti. Fra il resto queste cose tanto a Bruxelles quanto al Consiglio Europeo le conoscono benissimo.

OGGI IL CONSIGLIO

Oggi è previsto un Consiglio dei Ministri e vedremo se ci sarà davvero materia per immaginare che qualcosa si muova verso lo sblocco della situazione di impasse o se si farà ancora, in un modo o in un altro, melina. L’opinione pubblica, quella quota non grande, ma importante, che segue la politica, comincia a stancarsi di questi esercizi di tattica spicciola a cui ci fanno assistere giornalmente i partiti.

Nei “palazzi” si pensa che non essendoci presumibilmente elezioni a breve si rischia poco. Ma non sarà così perché in primavera o al più tardi in autunno arriverà l’appuntamento delle amministrative previste in alcune città simbolo e lì la politica pagherà pegno. Chi si illude che tanto allora ci sarà il semestre bianco che ci mette tutti al sicuro, non ha capito che un sistema delegittimato non ritorna efficiente solo perché un vincolo esterno lo ripara dal giudizio degli elettori.


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