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POTENZA – «Piena solidarietà» a don Marcello Cozzi, vicepresidente nazionale di «Libera» è stata espressa nella giornata di ieri da Gildo Claps – fratello di Elisa, la studentessa potentina uccisa nel 1993 e il cui cadavere è stato ritrovato nel 2010 – dopo la lettura della notizia del suo rinvio a giudizio per diffamazione nei confronti di Felicia Genovese (la pm che nel ’93 indagò sulla scomparsa) e del marito Michele Cannizzaro (candidato al Senato con i Popolari Uniti). 
«La presunta diffamazione» fu consumata il 12 settembre 2010 «in occasione del primo anniversario dall’omicidio di Elisa dopo il ritrovamento; in quell’occasione – scrive in una nota Gildo Claps – ero al fianco di don Marcello (o meglio era lui al fianco della mia famiglia) a chiedere ancora una volta verità e giustizia così come abbiamo fatto senza soluzione di continuità per quasi due decenni. Mi chiedo a questo punto se sollevare interrogativi e manifestare critiche sulla condotta della Genovese e sulla sua infelice conduzione delle indagini sia considerato reato dal nostro ordinamento. Se così fosse io e la mia famiglia – ha aggiunto – meritiamo di essere rinviati e giudizio e processati per tutte le volte che abbiamo espresso pubblicamente valutazioni negative sull’operato del magistrato».  
Claps ha poi sottolineato che «solo quando le inaccettabili ambiguità saranno finalmente chiarite, quando sarà fatta piena luce sulle complicità e i vergognosi silenzi, allora e solo allora si potrà scrivere la parola fine su questa vicenda e restituire la verità ad una comunità intera. Nel frattempo non solo esprimo la mia piena solidarietà a Don Marcello Cozzi e a quanti in questi anni si sono battuti con noi per la ricerca della verità senza mai fare sconti a nessuno, ma faccio mie le critiche espresse sull’operato della Genovese rilanciando la necessità che qualcuno fornisca risposte ai tanti interrogativi sospesi di questa vicenda». 
In serata è inoltre arrivata la solidarietà anche del coordinamento regionale di Libera, associazioni, nomi e numeri contro la mafia della Basilicata. «Apprendiamo con sconcerto, ma tutt’altro che stupiti, del rinvio a giudizio di Don Marcello Cozzi, accusato di diffamazione nei confronti dei coniugi Michele Cannizzaro e Felicia Genovese, per le parole pronunciate in occasione una manifestazione in memoria di Elisa Claps». Spiega la nota dell’associazione. «Era il 12 settembre 2010, primo anniversario della scomparsa di Elisa, dopo il rinvenimento dei suoi resti. Libera aveva chiamato a raccolta i cittadini tutti, davanti alla chiesa della Trinità di Potenza, “tomba” della ragazza per 17 lunghissimi anni. Eravamo in tanti, insieme a don Marcello, stretti intorno ai familiari, a chiedere con forza semplicemente verità e giustizia. Libera Basilicata non intende discutere la decisione assunta dagli organi giudicanti, ci sar・prossimamente un processo e non possiamo che dirci fiduciosi nella giustizia. Ci chiediamo piuttosto perchéi coniugi Cannizzaro-Genovese hanno querelato solo don Cozzi e non l’intera Libera o, quanto meno, il suo gruppo dirigente, dal momento che le stesse frasi incriminate e le stesse parole “diffamanti” sono state formalizzate nero su bianco in una richiesta di accertamento che Libera Basilicata inviò qualche giorno dopo, al Capo dello Stato in veste di Presidente del Csm e alla quale il Capo dello Stato rispose con sollecitudine».
Nella nota vengono quindi riproposte le questioni già al centro del discorso di Don Cozzi ossia i dubbi sull’operato del pm Felicia Genovese nella prima fase delle indagini e le frequentazioni del marito Michele Cannizzaro «nonostante l’archiviazione, da parte del Tribunale di Salerno». Sia quelle con personaggi considerati vicini alla ‘ndrangheta che con gli appartenenti della storica loggia massonica potentina “Mario Pagano”.  «Certo, ogni procedimento a suo carico è stato sempre archiviato, tuttavia ci sembra abbastanza evidente che anche questi fatti contribuiscono ad alimentare un clima di sospetto e un senso di sfiducia». Conclude Libera citando anche il giudice Borsellino a proposito di frequentazioni mafiose, assoluzioni ed onestà che non sempre vanno d’accordo. «E’ diritto dei coniugi Cannizzaro-Genovese denunciare se si sentono diffamati, ma è altresì diritto dei cittadini chiedere verità e trasparenza, anche in considerazione del fatto che il dottor Cannizzaro è candidato alla carica di Senatore della Repubblica (…) Ci chiediamo, infine, se aver sollevato dubbi in presenza di questioni rimaste inevase possa essere considerato un fatto penalmente perseguibile. In caso affermativo non ・don Cozzi che andrebbe giudicato, ma tutti noi».

POTENZA – «Piena solidarietà» a don Marcello Cozzi, vicepresidente nazionale di «Libera» è stata espressa nella giornata di ieri da Gildo Claps – fratello di Elisa, la studentessa potentina uccisa nel 1993 e il cui cadavere è stato ritrovato nel 2010 – dopo la lettura della notizia del suo rinvio a giudizio per diffamazione nei confronti di Felicia Genovese (la pm che nel ’93 indagò sulla scomparsa) e del marito Michele Cannizzaro (candidato al Senato con i Popolari Uniti). 
«La presunta diffamazione» fu consumata il 12 settembre 2010 «in occasione del primo anniversario dall’omicidio di Elisa dopo il ritrovamento; in quell’occasione – scrive in una nota Gildo Claps – ero al fianco di don Marcello (o meglio era lui al fianco della mia famiglia) a chiedere ancora una volta verità e giustizia così come abbiamo fatto senza soluzione di continuità per quasi due decenni. Mi chiedo a questo punto se sollevare interrogativi e manifestare critiche sulla condotta della Genovese e sulla sua infelice conduzione delle indagini sia considerato reato dal nostro ordinamento. Se così fosse io e la mia famiglia – ha aggiunto – meritiamo di essere rinviati e giudizio e processati per tutte le volte che abbiamo espresso pubblicamente valutazioni negative sull’operato del magistrato».  
Claps ha poi sottolineato che «solo quando le inaccettabili ambiguità saranno finalmente chiarite, quando sarà fatta piena luce sulle complicità e i vergognosi silenzi, allora e solo allora si potrà scrivere la parola fine su questa vicenda e restituire la verità ad una comunità intera. Nel frattempo non solo esprimo la mia piena solidarietà a Don Marcello Cozzi e a quanti in questi anni si sono battuti con noi per la ricerca della verità senza mai fare sconti a nessuno, ma faccio mie le critiche espresse sull’operato della Genovese rilanciando la necessità che qualcuno fornisca risposte ai tanti interrogativi sospesi di questa vicenda». 
In serata è inoltre arrivata la solidarietà anche del coordinamento regionale di Libera, associazioni, nomi e numeri contro la mafia della Basilicata. «Apprendiamo con sconcerto, ma tutt’altro che stupiti, del rinvio a giudizio di Don Marcello Cozzi, accusato di diffamazione nei confronti dei coniugi Michele Cannizzaro e Felicia Genovese, per le parole pronunciate in occasione una manifestazione in memoria di Elisa Claps». Spiega la nota dell’associazione. «Era il 12 settembre 2010, primo anniversario della scomparsa di Elisa, dopo il rinvenimento dei suoi resti. Libera aveva chiamato a raccolta i cittadini tutti, davanti alla chiesa della Trinità di Potenza, “tomba” della ragazza per 17 lunghissimi anni. Eravamo in tanti, insieme a don Marcello, stretti intorno ai familiari, a chiedere con forza semplicemente verità e giustizia. Libera Basilicata non intende discutere la decisione assunta dagli organi giudicanti, ci sar・prossimamente un processo e non possiamo che dirci fiduciosi nella giustizia. Ci chiediamo piuttosto perchéi coniugi Cannizzaro-Genovese hanno querelato solo don Cozzi e non l’intera Libera o, quanto meno, il suo gruppo dirigente, dal momento che le stesse frasi incriminate e le stesse parole “diffamanti” sono state formalizzate nero su bianco in una richiesta di accertamento che Libera Basilicata inviò qualche giorno dopo, al Capo dello Stato in veste di Presidente del Csm e alla quale il Capo dello Stato rispose con sollecitudine».
Nella nota vengono quindi riproposte le questioni già al centro del discorso di Don Cozzi ossia i dubbi sull’operato del pm Felicia Genovese nella prima fase delle indagini e le frequentazioni del marito Michele Cannizzaro «nonostante l’archiviazione, da parte del Tribunale di Salerno». Sia quelle con personaggi considerati vicini alla ‘ndrangheta che con gli appartenenti della storica loggia massonica potentina “Mario Pagano”.  «Certo, ogni procedimento a suo carico è stato sempre archiviato, tuttavia ci sembra abbastanza evidente che anche questi fatti contribuiscono ad alimentare un clima di sospetto e un senso di sfiducia». Conclude Libera citando anche il giudice Borsellino a proposito di frequentazioni mafiose, assoluzioni ed onestà che non sempre vanno d’accordo. «E’ diritto dei coniugi Cannizzaro-Genovese denunciare se si sentono diffamati, ma è altresì diritto dei cittadini chiedere verità e trasparenza, anche in considerazione del fatto che il dottor Cannizzaro è candidato alla carica di Senatore della Repubblica (…) Ci chiediamo, infine, se aver sollevato dubbi in presenza di questioni rimaste inevase possa essere considerato un fatto penalmente perseguibile. In caso affermativo non ・don Cozzi che andrebbe giudicato, ma tutti noi».

 

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