Il ministro della Salute Roberto Speranza
5 minuti per la lettura“Un piccolo passo per l’uomo un gigantesco balzo per l’umanità”. È la famosa frase pronunciata da Neil Armstrong mettendo piede sulla superficie lunare. Non siamo sullo stesso livello ma qualcosa che da noi fino a ieri sembrava fantascientifico potrebbe accadere: il ministro della Salute, Roberto Speranza lo ha annunciato ieri.
«Sarebbe giusto aprire una discussione sulla ripartizione delle risorse del Fondo sanitario nazionale». «Io credo – ha proseguito – che inserire e individuare, oltre all’indice demografico, anche un elemento connesso ad un indice di deprivazione delle regioni abbia senso. Da parte mia c’è la massima attenzione alle questioni di tutti i territori e in particolar modo quelli con maggiore criticità come la Calabria».
Nella distribuzione delle risorse si dovrà dunque misurare la disuguaglianza, tenere conto delle condizioni di vita in un Paese in cui le famiglie più abbienti dispongono di un reddito sei volte superiore.
I dati Istat 2019 dicono che mentre nel nostro Nord/Est il rischio povertà è pari al 10,5% nel Sud è di 42,2%. Cioè circa 3 volte e mezzo superiore. Il nuovo criterio di distribuzione delle risorse sarà parte integrante del nuovo Piano nazionale di ricostruzione della salute. «Faremo un tagliando – ha annunciato Speranza, in audizione ieri in Commissione Sanità di Camera e Senato – al DM 2015 agli standard ospedalieri per correggere i limiti che hanno creato disomogeneità tra le regioni». Rilanciare l’assistenza sul territorio, innovazione, informatizzazione dei processi digitali gli altri punti del piano che si baserà sul principio che “la casa è il primo luogo di cura”.
L’accordo per il riparto del Fondo sanitario nazionale 2020 è già stato raggiunto in Conferenza Stato-Regioni: 113,360 miliardi di euro. Una torta divisa in base al fabbisogno standard e per una piccola parte – 291,48 milioni – in base alle premialità. La fetta più grande della torta tanto per cambiare è andata alla Lombardia: 18 miliardi e 826 milioni di euro, seguita dal Lazio, 10 miliardi e 947 milioni e Campania 10 miliardi e 631 milioni. Le altre regioni del Sud hanno ricevuto 7 miliardi e 490 milioni (Puglia); 3 miliardi e 614 milioni (Calabria) e un miliardo e 76 milioni di euro la Basilicata.
Non è chiaro come il nuovo indice accolto nelle regioni cui va oggi la fetta più grande della torta. Tanto per cominciare proprio ieri, a Trieste, incontrando la ministra agli Affari regionali Maria Stella Gelmini, il presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga ha chiesto che vengano rivisti gli accordi. Non vuole più risorse, ha detto, ma chiede di non versare più il 13 % del bilancio allo Stato, cioè «più delle altre regioni a statuto speciale che arrivano al massimo al 9,5%». La trattativa va avanti. «È in piedi con il governo un ragionamento sui patti finanziari visto che abbiamo minori compartecipazioni e più competenze da gestire», ha aggiunto il presidente del Fvg, che ha chiesto anche di “regionalizzare” l’Istituto scolastico.
La Gelmini forse avrebbe dovuto rispondere picche ma non lo ha fatto. Anzi, «da parte del governo – ha detto – c’è la massima disponibilità a convocare già la prossima settimana un tavolo per poter raggiungere un accordo ma prima serve però un confronto con il Mef». La questione riguarda gli enti a statuto speciale come la Val d’Aosta e la Provincia di Trento che avevano minacciato nei giorni scorsi un “ammutinamento”.
LOMBARDIA: CAOS NEI CENTRI VACCINALI
Più risorse non vuol dire maggiore efficienza. Ne sa qualcosa la Lombardia che sta vivendo giorni e ore molto difficili. «Nonostante gli svarioni di Aria Spa, di cui ci scusiamo molto – si è cosparso il capo di cenere Giovanni Pavesi, direttore generale del Welfare della Regione Lombardia – , riteniamo che i disguidi dovrebbero essere ormai in fase conclusiva. Dovremmo aver assestato il sistema delle prenotazioni, entro domani (oggi per chi legge, ndr) invieremo la conferma di prenotazione per altri 300 mila over 80 e arriveremo ad una quota tra il 65% e il 70% delle persone che si sono accreditate. Entro Pasqua prima dose a tutti gli anziani».
Scuse e rassicurazioni del dg però non convincono tutti. Anzi. Il clima che si respira è sempre più teso. «La nostra preoccupazione cresce ogni giorno di più – ammette Samuele Astuti, consigliere regionale e capo delegazione pd in Commissione Sanità è evidente che la Regione è completamente scollegata dalla realtà: a palazzo Lombardia pensano di aver risolto le criticità legate al sistema Aria e ignorano il caos in cui si trovano i centri vaccinali sui territori. La verità è che i controlli sono talmente pochi che tra le diverse Ats e Asst le differenze sono altissime. Non è arrivata finora nessuna spiegazione del perché in Lombardia gli over 80 che hanno ricevuto la prima dose di vaccino sono solo il 30% mentre in altre regioni sono molti di più. Da qui l’appello di Astuti: “Il generale Figliuolo venga qui a verificare lo stato della campagna vaccinale e a prendere in mano la situazione, lo faccia per il bene dei lombardi».
BILANCIO: NON TORNANO I CONTI
Fa discutere anche il contenzioso sulle spese per l’emergenza Covid sostenute dalle regioni dal 31 gennaio e il 31 maggio 2020. Un parte dei quali sarebbero stati a carico della struttura commissariale guidata all’epoca da Domenico Arcuri. Ma qualcosa non torna. Dei circa due miliardi rendicontati sono stati riconosciuti agli enti locali solo 1 miliardo e 650 milioni. La Lombardia, per fare un esempio, ha speso per Dpi 375 milioni e 993 euro e ne avrà circa la metà, 161 milioni.
L’opposizione vuole vederci chiaro . «Solo un paio di settimane fa – attacca il consigliere Michele Usuelli – la vicepresidente di Regione Lombardia Letizia Moratti annunciava tra squilli di tromba, in Commissione Sanità e in conferenza stampa, uno stanziamento record di 4 miliardi di euro destinati agli investimenti in campo sanitario. Purtroppo però, da una lettura attenta delle delibere che dovrebbero definire tale stanziamento, emerge l’amara verità: solo 1,3 miliardi sono certi, mentre gli importi restanti rappresentano solo previsioni- probabilità-possibilità, tutte da confermare».
L’effetto annuncio, incalza l’esponente del gruppo + Europa-Radicali – potrebbe ripercuotersi sugli investimenti sanitari per il 2021: 150 milioni secondo la propaganda dell’assessore, ma solo 40 se si guarda la tabella degli stanziamenti, per altro ripartiti secondo il criterio discutibile del finanziamento a pioggia in base al numero di letti. L’atteggiamento arrogante che la giunta Fontana ostenta da mesi, a dispetto di tutti gli errori compiuti e senza mostrare il minimo segno di autocritica – conclude Usuelli – non poteva che portare a questo: per nascondere il disastro si annunciano investimenti senza alcuna certezza che siano finanziabili e ci si pavoneggia con cifre inesistenti.
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