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MILANO – ‘Torna indietro’, alla fase della chiusura delle indagini preliminari e della richiesta di rinvio a giudizio, il processo milanese a carico dell’ex assessore regionale Domenico Zambetti, imputato, assieme ad altre otto persone, per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e voto di scambio. Dopo che il gip di Milano, che ha disposto il giudizio immediato, non ha tenuto conto che ad alcuni imputati era contestato il reato di sequestro a scopo di estorsione di competenza della Corte d’Assise, i giudici dell’ottava sezione penale, davanti ai quali oggi si è aperto il dibattimento, non hanno potuto fare altro che restituire gli atti alla Procura. L’errore giudiziario era già emerso nelle scorse settimane. Il pm ora dovrà ‘ripartire’ dalla chiusura delle indagini e dalla richiesta di processo e si dovrà poi tenere un’udienza preliminare per mandare gli imputati a processo davanti alla Corte d’Assise. 

Oggi il pm Giuseppe D’Amico ha provato a chiedere di separare la posizione di Zambetti e di altri due imputati per proseguire per loro il processo davanti all’ottava sezione. Secondo il pm, infatti, solo gli imputati accusati del sequestro dovevano finire davanti ai giudici di Assise. Per le difese quello dell’accusa, però, era, in sostanza, solo un estremo tentativo di riparare a un errore. Secondo il pm, poi, ci sarebbero anche problemi di decorrenza dei termini di custodia cautelare per gli imputati detenuti. Non è così, invece, secondo le difese, che sostengono che i termini scadranno il prossimo autunno e dunque ci sarà tutto il tempo per arrivare a un ‘nuovò processo. Il collegio, presieduto dal giudice Ponti, ha stabilito la competenza della Corte d’Assise perchè c’è «connessione», nell’ipotesi d’accusa, tra il reato di sequestro a scopo di estorsione e quello di associazione mafiosa.
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