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ROSSANO (CS) –

ROSSANO (COSENZA), 26 LUG – Ci sono tre medici tra i 24 indagati per una serie di truffe ai danni dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. Le indagini che hanno portato all’operazione della Polizia di Stato, denominata “Self service”, hanno preso il via nel febbraio 2011 in seguito ad alcune segnalazioni provenienti dal posto fisso di Polizia dell’ospedale di Rossano.

Ci sono tre medici tra i 24 indagati per una serie di truffe ai danni dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. Le indagini che hanno portato all’operazione della Polizia di Stato, denominata “Self service”, hanno preso il via nel febbraio 2011 in seguito ad alcune segnalazioni provenienti dal posto fisso di Polizia dell’ospedale di Rossano.Il personale del Commissariato di Rossano ha raccolto anche diverse denunce di cittadini che avevano notato comportamenti anomali da parte dei dipendenti dell’Asp. Nello specifico due dei medici indagati in servizio nell’ospedale di Corigliano Calabro, rispettivamente nel Pronto soccorso e nel Reparto di Ortopedia, in concorso con un dipendente Asp, in qualità di autista, sono accusati a vario titolo di falso ideologico e truffa ai danni di un’assicurazione per avere dichiarato un falso incidente stradale e avere effettuato falsi certificati medici. Vittima del falso incidente stradale sarebbe stato proprio il dipendente dell’Asp insieme ad alcuni suoi familiari.Cinque dipendenti Asp, invece, si sarebbero scambiati in più occasioni il cartellino delle presenze o il badge magnetico per far risultare falsamente la loro presenza in ufficio in orari in cui arbitrariamente e ingiustificatamente si trovavano in altri luoghi.Un altro indagato, accusato di abuso d’ufficio, avrebbe avvisato telefonicamente un’agenzia di pompe funebri dell’avvenuto decesso di un’anziana da lui stesso trasferita con l’ambulanza del 118 dalla casa di riposo all’ospedale di Corigliano Calabro. Altri indagati invece avrebbero effettuato rifornimenti di benzina in modalità “self service”, con schede intestate all’Azienda sanitaria provinciale, alle proprie autovetture e ad altre risultate intestate a privati. In alcuni casi, come si evince dai filmati delle videocamere poste dai poliziotti nei pressi dei distributori di benzina, gli indagati avrebbero riempito delle taniche che avrebbero conservato poi nelle loro autovetture.Dalle indagini è emerso, inoltre, che uno degli indagati avrebbe clonato la scheda per il carburante che poi avrebbe venduto privatamente. 

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