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Matteo Salvini e Nino Spirlì

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COSENZA – Tornerà lunedì Salvini in Calabria. Tornerà lontano dalle folle smaniose di selfie che lo braccavano poco tempo or sono, per seguire lo spoglio dei due ballottaggi di Cosenza e Siderno in maniera abbastanza distratta.

Questo per due motivi. Il primo è che le amministrative non sono andate per niente bene per il Carroccio. A Cosenza la lista, completata con grandi difficoltà e solo grazie all’innesto dei Liberalsocialisti, è arrivata ad uno striminzito 2,81% pari a 946 voti.

Ma questo è l’ultimo dei problemi per Salvini che in Calabria dovrà risolvere due grossi nodi legati al partito: il primo sono le caselle della giunta Occhiuto, il secondo gli assetti del partito. Nodi che sono, fra loro, strettamente legati.

Le regionali non hanno portato il successo preventivato, nonostante il Capitano sia venuto diverse volte in Calabria a garantire che la Lega sarebbe stato primo partito. Nel 2020 Salvini aveva ottenuto il 12.25%, forte anche di una spinta propulsiva arrivata dai voti di lista, incentrati quindi non sui candidati ma sul partito.

Il 3 e 4 ottobre, invece, è arrivato solo terzo con l’8,33%. Risultato poco soddisfacente se si considera che, di fatto, la Lega ha governato un anno attraverso il presidente f. f. Nino Spirlì. I dati secchi dicono che rispetto a due anni prima il Carroccio ha perso quasi 32.000 voti. Numero preoccupante se si considerano gli exploit degli assessori uscenti come Gianluca Gallo e Fausto Orsomarso.

È vero che la Lega riesce a mantenere i quattro esponenti in consiglio regionale, ma questo è avvenuto solo grazie ai meccanismi della legge elettorale. In particolare dalla circostanza che Roberto Occhiuto si è fermato al 54,46% ad una manciata di voti dalla soglia del 55%. Questo ha fatto scattare per intero il premio di maggioranza che ha garantito il ripescaggio grazie ai resti. Se Occhiuto avesse raggiunto o superato il 55, la Lega avrebbe avuto due soli consiglieri. Se vogliamo poi ribaltare il ragionamento possiamo aggiungere che se la Lega non avesse perso i 32000 voti, avrebbe avuto una pattuglia di ben sei consiglieri regionali.

Questa è l’obiettiva analisi del voto che ha scatenato una sorta di tutti contro tutti nella Lega. Una situazione che ovviamente mette fortemente in discussione la gestione del commissario regionale Francesco Saccomanno che in molti danno ai saluti d’addio. Il coordinatore non è riuscito in questi mesi a trovare una sintesi fra le varie anime del partito e dal Carroccio si sono registrate continue defezioni. Eppure Saccomanno puntava ad avere un ruolo nella futura amministrazione regionale. L’ipotesi che entri in giunta oggi appare lontanissima, ma non è escluso che possa avere una nomina in qualche ente di sottogoverno.

Sul banco degli imputati poi c’è Nino Spirlì. L’ex facente funzione, con in tasca il biglietto da vice presidente, è molto criticato all’interno del partito per non aver capitalizzato la sua esperienza amministrativa. Del resto difficilmente poteva farlo visto che non si è nemmeno candidato. I bene informati dicono che il suo “cavallo” fosse Stefano Princi che nel collegio Sud però non è riuscito ad essere eletto. Vedremo se Occhiuto confermerà il ticket.

Per il momento in qualche apparizione televisiva il neo presidente sembra intenzionato a rispettare i patti, anche se non lo dice con particolare convinzione. Ci sono equilibri di coalizione da mantenere e quelli di Fratelli d’Italia che chiedono spazio.

In questo quadro il vero vincitore è lui, il deputato lametino Domenico Furgiuele che porta a casa l’elezione di Mancuso e Raso. L’uomo che in passato ha creato qualche imbarazzo a Salvini per via delle sue parentele, oggi è quello che ha salvato il risultato e sicuramente presenterà il conto.

Il deputato chiederà una poltrona per Mancuso che ha avuto 7mila voti e che darebbe una centralità al collegio di Catanzaro dove la Lega ha appunto eletto due consiglieri mentre il resto della coalizione ha zoppicato. Furgiuele potrebbe chiedere proprio la vicepresidenza in danno di Spirlì o un assessorato importante. Qualcosa certamente spunterà.

Non va però dimenticata Simona Loizzo. La cosentina ha avuto un’ottima performance spedendo a casa il consigliere uscente Pietro Molinaro. Da tempo, da medico ospedaliero, dice che vuole l’assessorato alla sanità, che però non esiste. Se tutto va per il meglio il Governo, potrebbe, nominare commissario il presidente Occhiuto ma un assessorato è difficile immaginarlo. Così la Loizzo potrebbe puntare ad avere quantomeno la gestione del partito in provincia di Cosenza che potrebbe essere strategica in vista delle politiche.

C’è però da fare i conti, ancora, con Molinaro che è consigliere uscente e non ha nessuna intenzione di farsi da parte. Fra l’altro è in credito col partito visto che sotto la gestione Santelli rimase fuori dalla giunta. Insomma ad oggi nella Lega sembra esserci un solo punto fermo che è Cataldo Calabretta. L’avvocato non sgomita, ma ha chiesto di essere riconfermato alla guida della Sorical ed essere quindi il regista di una partita importante come quella dell’avvio del nuovo servizio idrico integrato, Salvini vorrebbe accontentarlo.

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