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Le Terme Luigiane

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TIRRENO – Acque sulfuree tra le più pregiate d’Europa scaricate nel vicino fiume Bagni, mentre il compendio termale continua a rimanere chiuso e le 250 maestranze ancora senza occupazione, nonostante la recente sentenza del Tribunale amministrativo della Calabria che ordina ai Comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese la restituzione dei beni al gestore pro-tempore Sateca Spa, nelle more della individuazione di un nuovo gestore, tramite quel famigerato bando pubblico che gli Enti locali non sono riusciti a realizzare (l’avviso esplorativo è andato pure deserto, ndr), nonostante gli accordi sottoscritti in Prefettura.

Su tali vicende è giunta ieri presso gli uffici della Regione Calabria e nelle sedi comunali di Acquappesa e Guardia Piemontese una richiesta di chiarimento da parte della divisione “Acqua Bene Comune” del Ministero della Transizione Ecologica.

Istanza inviata anche all’Autorità di Distretto dell’Appennino Meridionale e all’Arpa Calabria. Una verifica scaturita da puntuale “segnalazione relativa a sorgenti termali delle Terme Luigiane” predisposta e inviata il 17 agosto scorso dall’allora consigliere regionale Pietro Santo Molinaro al Ministero dell’Economia e delle Finanze (Dipartimento del Tesoro), da questi inoltrata al Dicastero della Transizione Ecologica.

Molinaro, tra l’altro, scriveva: «L’oggetto della presente segnalazione riguarda: lo spreco di risorse naturali pubbliche, costituite dalle acque delle Terme Luigiane, che nella stagione termale 2021 sono sversate nel fiume Bagni ad opera dei comuni concessionari di Guardia Piemontese ed Acquappesa, anziché essere utilizzate per fornire le prestazioni sanitarie negli stabilimenti termali autorizzati ed a cui sono state destinate per oltre ottanta anni; le conseguenze ambientali connesse allo speco delle acque termali, tenuto conto delle loro caratteristiche chimico-fisiche».

L’ex consigliere regionale spiegava, altresì, che «i comuni concessionari hanno provveduto a deviare le acque termali dalle condotte di collegamento tra le sorgenti e gli stabilimenti termali, ed a sversarle nel fiume Bagni». Al contempo, Molinaro documentava con dovizia di particolari il mancato rispetto dei patti, sottoscritti in varie sedi istituzionali, finanche in Prefettura, ad opera dei due Comuni tirrenici, che così facendo strappavano il compendio alla Sateca, prima ancora di individuare un nuovo gestore, determinando la chiusura delle attività e provocando il licenziamento dei lavoratori.

Il Ministero della Transizione Ecologica vuole ora vederci chiaro: «Si chiede per quanto di competenza – si legge, tra l’altro, nella missiva – di informare la scrivente sulla situazione in questione e in particolare accertare il rispetto di quanto previsto all’articolo 102 comma 2 del decreto legislativo 152/2006, con particolare riferimento allo scarico delle acque termali. La parola passa, dunque, ai sindaci dei due Comuni, finiti proprio ieri nel mirino dei lavoratori delle Terme (rimasti disoccupati), che stanno predisponendo un’azione civile risarcitoria a carico dei due pubblici amministratori locali, soprattutto alla luce della sentenza del Tar Calabria che boccia l’operazione di forza messa in atto dei Comuni contro Sateca. Una presa di posizione unilaterale ed assunta in violazione di precedenti accordi istituzionali che ha letteralmente gettato in mezzo a una strada ben 250 padri di famiglia.

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