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Una degli abitanti di contrada Macchia

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“Aspettano che ci scappa il morto?”. A chiederselo è la signora Annamaria che da oltre trent’anni vive in contrada Macchia, nella zona dietro il teatro Morelli. Si tratta di un’area periferica della città bruzia, delimitata dal fiume Iassa, affluente del Busento.

Già tre anni fa il quartiere è stato interessato da una frana. Le incessanti piogge provocarono cedimenti di enormi pezzi di roccia a valle; le autorità chiusero la strada ed evacuarono le famiglie. Passato il maltempo, i cittadini fecero rientro nelle loro abitazioni e nessun intervento di messa in sicurezza della montagna fu avviato.

L’allerta rossa delle ultime ore ha provocato nuova apprensione negli abitanti che sono tornati a chiedere a gran voce una soluzione, ma soprattutto sicurezza per le loro vite.

«Da tre anni – ha raccontato la signora Annamaria – ogni volta che piove i vigili e dei tecnici del Comune vengono a controllare, ma non hanno mai fatto nulla. Ci dicono solo di stare attenti e se il fiume si ingrossa di chiamare i soccorsi. Non possiamo più vivere così. Siamo una decina di famiglie, ci sono anziani, disabili e bambini. Meritiamo di vivere tranquilli».

Sono una decina di case – alcune abusive – costruite a ridosso dell’argine del fiume, pulito nel tratto più vicino alle abitazioni dagli stessi cittadini, per timore che possa esondare da un momento all’altro.

«Ci contestano che le abitazioni sono abusive – ha poi aggiunto il signor Pino – e per alcune è vero, ma comunque siamo qui da tempo e dobbiamo trovare una soluzione. Secondo i vigili se succede qualcosa chiudono l’accesso e ci fanno evacuare, mandandoci in una stanza, ma non si può gestire così la vite delle persone. Siamo sempre cittadini di Cosenza. Chiediamo solo che la montagna venga messa in sicurezza».

La priorità per le famiglie è intervenire sul costone e consentire la viabilità in caso di emergenza. Per ora la pioggia continua a venir giù e al fiume Iassa si guarda sempre con maggiore apprensione, in attesa che le autorità decidano di intervenire.

E. M.

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