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NON c’è nulla al mondo che valga più della felicità e della realizzazione dei nostri figli. E’ vero per voi, care mamme che in questi giorni mi avete indirizzato riflessioni importanti sul futuro così incerto, problematico e povero di prospettive  che intravediamo per loro. Ed è vero per me, che provo nel doppio ruolo di genitore e amministratore ad essere quella guida descritta così a ragione nelle vostre lettere.

Non potrei non condividere la premessa principale al vostro ragionamento: e cioè che gran parte di ciò che diventiamo, gran parte delle opportunità che siamo in grado di cogliere dipende innanzitutto dalla qualità della nostra istruzione. Da quanto siamo stati preparati alle sfide, da quanti e quali strumenti ci hanno consegnato per dare forma ai nostri sogni, espressione alle nostre inclinazioni. O semplicemente per stare al passo con quelle generazioni di piccoli uomini cresciuti e formati altrove.

L’apprendimento scolastico, e nello specifico quello linguistico, è l’humus sul quale costruire professionalità competitive in Europa e nel mondo. E non mi sfugge che quell’apprendimento rappresenti la cassetta degli attrezzi che noi amministratori, programmatori, educatori, genitori forniamo ai nostri giovani. Quanto più quella cassetta è ricca, rispondente agli standard formativi dettati da questo nuovo tempo, da una modernità celere e da una globalizzazione imperante, tanto più quei bambini che vediamo crescerci accanto, cambiare, e che proviamo a difendere e preparare a stare al mondo da esseri liberi, avranno possibilità di giocarsi la propria partita al pari di altri. Di provarci, almeno.

Perché questo avvenga occorre creare le condizioni giuste, non svilire quel sistema scolastico che solo con la trasmissione appassionata e amorevole per il sapere potrà rimettersi in piedi ma che pure ha bisogno di direttive, input, attenzioni. E questo tocca a noi amministratori farlo.

Citate Pertini, il suo discorso sulla libertà e la giustizia sociale inevitabilmente legati tra loro, come l’ho citato io in alcuni dei passaggi più cruciali e appassionati della mia campagna elettorale. Conosciamo tutti la mole di investimenti dedicata in passato alla formazione nella nostra regione, non mi ripeterò nel dire quello che molti sappiamo, che una formazione pensata per il solo arricchimento delle competenze non serve.

Evidente che serve, al contrario, una formazione orientata al lavoro. Consci di questo e degli errori commessi, dico che stiamo cambiando strada. Dico che si cono differenze di visione e di azione rispetto al passato anche in riferimento alla necessità di poter studiare e apprendere almeno l’inglese, come lingua straniera, di poterlo fare tutti e fin da piccoli. (Sul fatto poi che ad insegnarlo non siano spesso madrelingua, andrebbe aperto un grosso capitolo che sta in capo, però, a scelte ministeriali e non certo ad indicazioni regionali).

Tornando alla nuova impostazione che il dipartimento formazione sta dettando, penso ad alcuni obiettivi posti nella programmazione 2014/2020 del FSE rivolti a sostenere l’internazionalizzazione dell’offerta di apprendimento linguistico e pre-professionale della scuola secondaria superiore, anche attraverso la riproposizione del progetto “Study Tour-Mini Erasmus”, opportunamente esteso ed innovato. Penso a quelle azioni di internazionalizzazione dei sistemi educativi e della mobilità (percorsi di apprendimento linguistico in altri Paesi, azioni di potenziamento linguistico e di sviluppo del CLIL) inclusi nel Programma Erasmus +. 

E su quella che è la vostra proposta, insieme alla campagna lanciata da questo quotidiano, quella cioè di garantire corsi gratuiti di inglese a tutti i piccoli lucani, posso dire che è una mia personale battaglia, un obiettivo che sto tentando con grandi sforzi di raggiungere e dico pertanto che il mio impegno è e sarà forte nel verificare possibilità e condizioni di attuazione.

Sul modello di formazione, spesso discusso in passato, dovrebbe invece confortare la scelta di concentrare le maggiori risorse a disposizione del programma Garanzia Giovani per i tirocini e la dispersione scolastica più che per la formazione comunemente intesa e che è in atto un sistema di valutazione dell’impatto della formazione stessa sul territorio e sulle ricadute in termini occupazionali.

Infine, per rimarcare l’impegno di questo ente e del dipartimento interessato, annuncio quelli che saranno “Gli Stati generali della Scuola”, una due giorni pensata dal dipartimento formazione e in programma per inizio settembre, che vedrà docenti, educatori, scrittori, istituzioni confrontarsi oltre che sull’agenda digitale, l’edilizia scolastica, i poli formativi, anche sul multilinguismo.

E’ evidente che la conoscenza e l’uso della lingua inglese rappresentino biglietti da visita ormai indispensabili per collocarsi nel mercato, per coadiuvare processi di sviluppo e crescita anche dei nostri piccoli territori. Ne gioverebbe il turismo, il settore agricolo, la ricerca, la scuola stessa.

Se l’inglese è un tabù per molti di noi adulti (me per primo!), proviamo a regalare alle nuove generazioni le possibilità a noi mancate. Io mi impegno fin da ora.  

 

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