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NON è facile fare sport al buio. Ma ci sono ragazzi, come Luciano Florio, per i quali è fondamentale. Così tanto da mettersi in viaggio fino a Torino per poter tirare un calcio a un pallone. Sembra incredibile a chi è abituato a trovare una palestra a ogni angolo, eppure per non vedenti e ipovedenti la realtà è un’altra. Si deve arrivare in strutture fuori regione per poter fare una cosa così naturale come lo sport.
E così nasce in Basilicata l’associazione sportiva dilettantistica “Non vedenti lucani”, per permettere a ciechi e ipovedenti di partecipare a competizioni regionali e nazionali, e per promuovere le attività sportive. Insomma – come spiegato ieri da Angela Gazaneo, in una conferenza stampa tenutasi nella sede dell’Unione italiana ciechi – d’ora in poi chi ha una disabilità visiva non dovrà arrivare fino a Torino per fare sport.
L’associazione nelle prossime settimane organizzerà, in collaborazione con la Fispic (Federazione italiana sport paralimpica per ipovedenti e ciechi), la preparazione per due attività, in vista dei campionati nazionali: il Torball e lo Showdown.
La prima disciplina (con squadre composte da tre giocatori) prevede l’uso di un pallone dal peso di 500 grammi che ha all’interno alcuni campanelli: l’obiettivo è di segnare un goal nella porta avversaria (in un campo di 16 metri di lunghezza e sette di larghezza) facendo passare la sfera sotto le cordicelle che dividono il campo.
Lo Showdown si disputa invece tra due giocatori, su di un campo rettangolare, costituito da un tavolo con sponde laterali alle cui estremità vi è una piccola porta e uno schermo al centro del tavolo. E sarà questa la disciplina con la quale la neo associazione partirà, grazie all’attrezzatura già messa a disposizione dalla Fispic e alla disponibilità del Comune – ieri rappresentato dall’assessore Giovanni Salvia – che ha destinato a questo una stanza del Palazzetto di via Roma.
«Vogliamo estendere – ha detto Luciano Florio – la nostra attività anche ad altre discipline, non solo per competere a livello nazionale, ma prima di tutto per favorire la socialità tra i nostri iscritti».
Anche perchè – e lo sottolinea con forza Maria Buoncristiano – l’obiettivo è quello di coinvolgere anche i normodotati in questa disciplina. Perchè lo sport è anche gioia, è divertimento, è voglia di stare insieme. Al fianco dell’associazione anche l’Inail, rappresentata da Filomena Zaccagnino, la quale ha sottolineato l’importanza dello sport per il reinserimento e la possibilità di abbattere così, divertendosi insieme, le barriere mentali che spesso isolano la persona con disabilità. Alla nascita dell’associazione – ha detto Nicola Volpicella – hanno contribuito anche due associazioni materane, ma tutti – volendo – possono contribuire affinchè «il sogno dell’integrazione diventi realtà».

a.giacummo@luedi.it

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