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«L’Europa ha premiato un nuovo modello che guarda di più al Sud del mondo, che che punta sulle città piccole, emarginate a cui la cultura è stata negata». 

Così l’architetto Pietro Laureano sintetizza la scelta che ha portato Matera a diventare la capitale europea della cultura nel 2019. Un risultato che lo ha visto tra i principali sostenitori nell’ambito di un percorso che parte anche da molto indietro.

«Personalmente ci ho sempre creduto, ne ero convinto. Ci sono due motivi che secondo me hanno portato a questo tipo di scelta. Il primo è appunto la ricerca di un nuovo modello, l’Europa stava cerando qualcosa di nuovo e di diverso che che trova nuove radici di sviluppo e che punta su un centro che ha le sue grandi peculiarità in un contesto diverso nel quale la cultura non si è finora sviluppata nel Sud non solo d’Italia ma anche del mondo. L’altro punto di forza che ci portiamo avanti è stato il lavoro fatto dal Comitato di Matera 2019 che ha avviato e sollecitato un grande meccanismo di partecipazione che è stato uno degli elementi che hanno fatto la differenza e dimostrato che avere un progetto strategico può essere davvero un elemento di rinascita per una comunità».

Laureano che ha vissuto da protagonista anche il percorso che 20 anni fa ha portato Matera a diventare patrimonio mondiale dell’umanità tutelato dall’Unesco vede prolungarsi e completarsi oggi quel percorso: «quelle tematiche in quel momento di 20 anni fa erano troppo anticipate, Matera crede davvero oggi nel proprio destino e vuole davvero indirizzarlo. Matera esprime un pensiero davvero slow, primordiale e alternativo». Oggi la grande sfida per la città dei Sassi dovrà essere quella di riuscire a realizzare quello che è stato creato ed indicato all’interno del dossier, dando concretezza ai progetti e mostrando anche una dinamicità che al Sud spesso è mancata.

«Io credo che i rischi sulla realizzazione dei progetti ci siano sempre stati, ci sono stati in passato quando si volevano trasformare i Sassi in un club mediterranèe, così come ci possono essere oggi preoccupazioni su un ufficio Sassi che è stato di fatto ridotto all’osso se non proprio smantellato. Ci vorrà sempre la capacità di riuscire a gestire questo tipo di processi, continuando il processo di tutela e di recupero dei Sassi e riuscendo a far emergere quelli che sono ancora» continua Laureano, «gli elementi nascosti di questi processi come per esempio gli aspetti legati all’età preistorica o la stessa Murgia Timone, così come la realizzazione del Dea il progetto contenuto all’interno del dossier di candidatura».

Nessuno stupore da parte dell’architetto nemmeno sulle questioni che vengono sollevate in questi giorni e che vedrebbero una valutazione geopolitica dietro la scelta di Matera o addirittura una divisione evidente tra giurati eurpei e giurati italiani. «Se la valutazione è stata di far vincere una città del Sud nell’ottica di nuovi modelli di cultura mi pare una valutazione che ci possa stare, l’idea dell’Europa è quella di fare della cultura, del pensiero profondo un punto di riferimento».
Matera dovrà ora riuscire a proseguire il cammino nella direzione intrapresa «per farlo dovrà» conclude Laureano, «portare avanti quel processo di coinvolgimento che l’ha caratterizzata in questi anni operando con trasparenza e con il massimo del controllo possibile».

 
Elementi essenziali per riuscire a portare a compimento un altro pezzo di quel fantastico processo di crescita che è stato avviato oltre vent’anni fa.

 

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