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La riunione delle associazioni ambientaliste

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CINQUEFRONDI (REGGIO CALABRIA) – La mobilitazione, associativa ed individuale, a difesa del territorio contro il raddoppio dell’inceneritore di Gioia Tauro ha finalmente una struttura collettiva. Nasce, dopo una serie di riunioni preliminari tenutesi a Cinquefrondi nelle settimane scorse, il “Coordinamento dei Movimenti per la difesa del Territorio”. Il nome è stato deciso nell’ultima riunione di sabato scorso ed è il primo elemento volto ad indicare l’essenza e la ragione della costituzione del coordinamento.

«Questa nuova realtà- viene specificato nella prima nota ufficiale del neonato coordinamento- è nata dall’incontro e dal confronto di soggetti con esperienze diverse ma accomunati dalla voglia di costruire un futuro possibile, sano e sostenibile per i nostri territori. Fermare i progetti “scellerati” come quello del raddoppio dell’inceneritore e il rigassificatore e proporre alternative è l’unico modo per tutelare risorse, salute e tasche del territorio e dei cittadini».

Il crescente interesse per il Sud, sia a livello regionale che nazionale, proprio non convince il “Coordinamento dei Movimenti” soprattutto sotto il profilo relativo alla concretezza effettiva, in termini economici e di benessere dei cittadini, delle millantate manovre d’investimento per il territorio da parte del Governo e della Regione.

«Il presidente Occhiuto- prosegue il Cmdt- dice che Gioia Tauro deve essere locomotiva del Paese, il presidente Draghi intervenendo qualche giorno fa al forum “Verso il Sud” a Sorrento, ha dichiarato che il Sud deve diventare l’hub europeo per l’energia verde. Tutto questo non ci inorgoglisce per nulla anzi ci fa paura il pensare di voler sacrificare ancora una volta questi territori in nome di interessi “più alti”. Un ruolo di colonia, quello che da sempre hanno affibbiato a questi territori con il beneplacito di ‘ndrangheta, classi dirigenti e imprenditori». Un ragionamento che potrebbe essere ben spiegato dal ruolo della Calabria nella produzione energetica.

«La Calabria- prosegue il Coordinamento- da anni esporta circa due terzi dell’energia prodotta. Eppure, a parte qualche manciata di posti di lavoro, questo sacrificio in nome del Paese non ha impedito la chiusura di ospedali, l’erosione dei servizi, i tagli progressivi ai bilanci degli enti locali l’emigrazione dei nostri giovani. Il Coordinamento nasce sia per informare sui rischi e sui danni legati ad impianti come l’inceneritore e il rigassificatore sia per costruire collettivamente e in maniera partecipata proposte che assicurino un futuro ai nostri territori».

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