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Prima per gli investitori il problema era trovare in giro per il mondo un po’ di rendimento speculativo, il problema di oggi è che i rendimenti e i tassi di interesse sono saliti troppo e tutte le strutture finanziarie erano state costruite con gli architravi dei tassi a zero. Famiglie, imprese e Stati si sono indebitati. Volendo usare una metafora un po’ estrema, ma che aiuta a capire: se costruisci una casa a Milano e Milano diventa un grande lago la casa va giù. L’impalcatura finanziaria globale è stata costruita tutta in una stagione di tassi a zero e oggi nessuno, nemmeno le banche centrali, sanno più fino a che punto possono alzare i tassi senza fare crollare tutto. La flat tax inglese solo annunciata facendo nuovo debito e il meccanismo dei derivati che funziona con garanzie e soldi cash ogni giorno hanno rischiato di fare diventare i fondi pensione inglesi e le multiutility europee i nuovi subprime della nuova grande crisi finanziaria globale. Siamo arrivati a un soffio. Manteniamo i nervi saldi e evitiamo di farci del male da soli

Appunti di realismo per chi dovrà governare l’Italia in questo cambio di legislatura in una fase di estrema delicatezza per la convergenza di un numero impressionante di crisi globali di ordine economico, sociale, monetario e finanziario in gran parte dovute alla guerra di invasione di Putin in Ucraina che è diventata un conflitto di civiltà tra mondo autocratico e mondo occidentale. Appunti di realismo per chi dovrà fare l’opposizione nelle forme e nelle modalità più appropriate ma senza mai dimenticare l’interesse generale del Paese alla luce della delicatezza estrema del quadro internazionale per la semplice, elementare ragione che ottenere la caduta della Destra, obiettivo politico che persegue l’opposizione di Sinistra, accompagnata da un cumulo rovinoso di macerie pregiudica ogni ipotesi di alternanza di governo. Se non c’è più il Paese, se la crisi reputazionale che corre sui fili della propaganda politica agisce sugli investitori globali, nemmeno il miracolo realizzato dal governo Draghi fatto di un  processo riformatore compiuto avviato e della migliore crescita europea che ancora oggi pone l’Italia in condizioni migliori di Germania e Francia, può preservare condizioni minime di proseguimento sul cammino riformista e europeista imboccato dall’Italia con unanime riconoscimento mondiale.

Questo è il punto strategico decisivo con il quale si devono misurare le componenti della maggioranza che fanno fatica a comprendere i canoni di responsabilità in termini di finanza pubblica e di rigore nella collocazione internazionale atlantista e europeista assolutamente inderogabili. Che è, poi, lo stesso punto strategico con cui deve misurarsi il Pd nel momento massimo della sua peggiore crisi identitaria e di credibilità, probabilmente accelerando tempi e modalità di un congresso rifondativo se vuole evitare nel frattempo ulteriori danni a se stesso e agli altri.

A tutti questi signori vorremmo ricordare che, oltre le pesantissime crisi di natura economica e sociale che il resto del mondo sta portando in casa nostra e che vanno fronteggiate, c’è il rischio reale di una crisi finanziaria globale che supera tutte le crisi precedenti e che viene sottovalutato anche nel dibattito pubblico. Le supera perché travolge tutto e impedisce qualsiasi tipo di risposta alle emergenze economiche e sociali  facendo debito con i bilanci nazionali perché determinerebbe in automatico costi infinitamente superiori che dovrebbero pagare gli stessi soggetti economici e familiari in difficoltà dei quali si vogliono alleviare in debito le difficoltà. Anche perché nel lungo termine i tassi alti ammazzano i margini di manovra per chiunque.

Allora, le cose stanno più o meno così. La Federal Reserve (Fed), che è la banca centrale americana, si appresta ad alzare i tassi per la quarta volta consecutiva di 75 punti base.

A questo punto, il vero problema è diventato la stabilità finanziaria complessiva perché  il mondo non ce la fa. Un po’ perché è pieno di debiti e un po’ perché tutto il mondo finanziario è stato costruito in un ecosistema di tassi a zero. Se parti da zero, anzi da sotto zero, e vai verso tassi del 4/5% devi anche renderti conto che fino a qualche mese fa con i  tassi a zero si sono indebitati tutti: imprese, famiglie, Stati. Prima  per gli investitori il problema era trovare in giro per il mondo un po’ di rendimento speculativo, il problema di oggi è che i rendimenti e i tassi di interesse sono saliti troppo e tutte le strutture finanziare erano state costruite con gli architravi dei tassi a zero. Volendo usare una metafora un po’ estrema, ma che aiuta a capire: se costruisci una casa a Milano e Milano diventa un grande lago la casa va giù tutta.

L’impalcatura finanziaria globale è stata costruita tutta in una stagione di tassi a zero e oggi nessuno, nemmeno le banche centrali,  sanno più fino a che punto  possono alzare i tassi senza fare crollare tutto. Senza, cioè, arrivare a impedire di fatto qualsiasi tipo di risposta effettiva alla serietà delle ragioni di crisi economiche e sociali. Per essere chiari fino in fondo, non stiamo parlando di un rischio puramente ipotetico di una crisi finanziaria globale perché è già scoppiata in Inghilterra e ci sono già segnali evidentissimi del crollo del sistema delle multiutility in  tutta Europa. Quest’ultimo caso è legato a un utilizzo massiccio di derivati con i quali le aziende prima degli sconvolgimenti determinati dalla guerra di Putin si proteggevano dal rischio di un eccesso di caduta dei prezzi per il gas e per l’elettricità. Questo in un mondo normale era il rischio dal quale si dovevano proteggere.

Il sistema dei derivati, però, funziona con un meccanismo di garanzie e di soldi cash che devi mettere ogni giorno per cui prima incassavi ogni giorno e ti coprivi dai rischi al ribasso, ma quando il prezzo è schizzato alle stelle allora sei tu azienda multiutility che devi mettere i soldi all’istante. In un solo giorno, per questo meccanismo, in Europa si è creato un buco di 1500 miliardi di euro. Poi, per fortuna, il prezzo è sceso e la situazione si è ripresa in mano per i capelli.

Come credo si sia capito è già scattata una crisi finanziaria locale come quella inglese dove i fondi pensione pieni di titoli di Stato sono stati a un passo da diventare i nuovi subprime della nuova crisi finanziaria globale. Per provare a evitarlo è saltato il cancelliere dello Scacchiere, che è il loro ministro dell’economia, e il nuovo governo conservatore ha dovuto in quindici giorni aumentare le tasse che aveva annunciato di volere tagliare alla grande. Ogni riferimento a ipotesi italiane di flat tax salviniana o berlusconiana che sia è evidentissimo e voluto. Come credo si sia capito c’è già stata una crisi finanziaria che riguarda le multiutility che ha fatto saltare per aria più di un’azienda e che è stata a un soffio dal diventare una crisi finanziaria settoriale globale e, quindi, anche qui qualcosa di paragonabile ai nuovi subprime del 2008/2009.

La domanda vera da porsi oggi è, dunque, fino a che punto la politica monetaria può alzare i tassi di modo che la corda non si spezzi. Non si sa, diciamo che non si conosce, qual è il livello di tassi che fa scoppiare l’innesco della bomba della crisi finanziaria globale. La Fed porterà i tassi  al 4/5%, anche al 6%, ma ce la faranno a reggere tutti i Paesi emergenti che sono indebitati in dollari? Se sale il dollaro, le loro valute crollano e le banche centrali stanno bruciando le loro riserve. La Banca centrale europea riuscirà a capire che l’inflazione europea a differenza di quella americana è tutta importata all’80% (60% gas, 20% frumenti e grano) dalla guerra di Putin all’Ucraina e che deve essere affrontata in modo diverso se non si vogliono fare chiudere le economie europee?

Pensate che l’Italia a oggi è al 3,5% di crescita acquisita per il 2022 e anche le previsioni di rallentamento per il prossimo trimestre e quello a venire sono ancora una volta migliori di quelle tedesche, ma soprattutto nonostante il grandissimo caos mondiale potrebbero rivelarsi errate come è stato fino a oggi per tutti i centri studi nazionali e esteri, compreso il Fondo Monetario Internazionale. Manteniamo i nervi saldi e evitiamo di farci del male da soli.


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