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POTENZA – Avrebbero lavorato per anni da abusivi al Coni della Basilicata. Qualche contrattino di collaborazione a progetto ogni tanto, ma lo stesso in ufficio tutti i giorni, mattina e pomeriggio, per svolgere una serie di mansioni ordinarie da impiegato. Per questo dicembre dell’anno scorso sono andati a Roma dal presidentissimo Malagò, che li aveva rassicurati sulla possibilità di una «miracolosa» stabilizzazione. Ma a distanza di mesi non è cambiato nulla, allora hanno deciso di rivolgersi al Tribunale con la registrazione di quell’incontro in mano.
Rischia di creare un certo imbarazzo, tra i marmi del Foro Italico, il caso dei precari lucani del comitato regionale di Potenza: Walter Albano, Fabio Bavusi, Antonella Brancato, Francesco Nigro e Francesco Podano (tutti del capoluogo e dintorni).
Il prossimo 5 febbraio è prevista la prima udienza del processo intentato dai 5 contro il Coni e il suo braccio operativo Coni servizi spa, per il riconoscimento di differenze retributive, Tfr e danni provocati dall’«abuso nell’utilizzo dei contratti flessibili da parte del Coni Basilicata, unitamente alla promessa di stabilizzazione del rapporto di lavoro del ricorrente, previa accettazione di un trasferimento ad un’altra sede territoriale del Coni (Veneto, Piemonte o Val d’Aosta), avanzata dal massimo dirigente del Coni nazionale, presidente Giovanni Malagò».
Tra la documentazione a sostegno della richiesta depositata dall’avvocato Luciano Petrullo, c’è anche il «file audio riunione del 12 dicembre 2014». Una registrazione effettuata – presumibilmente di nascosto – dai 5 abusivi in cui si riconosce la voce dell’ex presidente del Circolo canottieri Aniene di Roma.
Soltanto lunedì, inseguito dai tanti che da giorni gli chiedono di una possibile discesa in campo come candidato sindaco per il dopo Marino, Malagò ha svelato le sue ambizioni su un secondo mandato al Coni. Un mandato per proseguire il lavoro sulla candidatura della capitale per le olimpiadi del 2024, dopo l’esperienza a capo dell’organizzazione dei mondiali di nuoto del 2009. Considerati i tempi e i problemi che angosciano la città eterna, si tratterebbe di un miracolo, ma l’uomo non sembra temere paragoni biblici. Tant’è vero che ai 5 super-precari avrebbe promesso proprio quello: «un miracolo».
«So benissimo la precarietà di questa situazione». Sono le parole del presidente trascritte dall’audio nell’atto di citazione. «Sapete benissimo che il presidente del Coni non ha giuridicamente nulla a che fare con voi (chi lavora al Comitato è assunto dalla controllata Coni servizi spa, ndr) ma ci metto tutte le facce del mondo… 5 è impossibile, però se qualcuno di voi è disposto a trasferirsi, lo dico con franchezza, forse il “miracolo” lo posso fare, lo dico con molta sincerità. La famosa mobilità, perché, non vi mettete paura, cioè in Val d’Aosta, non è un brutto posto, manca una persona. Voi dite: “Sì ma cazzo io sto in Basilicata”. Allora… io purtroppo le cose ve le devo dire, purtroppo questo è uno scacchiere. Allora, se qualcuno è disponibile a trasferirsi, allora io posso fare un miracolo. Se qualcuno… Io non conosco la vostra situazione personale, la vostra vita professionale, privata, familiare».
Un caso lucano, o soltanto la punta di un iceberg? Malagò sembra convinto che si tratti di una situazione isolata.
«La Basilicata, adesso io sono molto diretto, la Basilicata non è fortunata. C’è una realtà oggettivamente, un’organizzazione territoriale che è tutta sfasata (…) Non c‘è nessuna altra regione che ha una situazione così strana come la Basilicata (…) Poi se Matera fa un contratto come città dello sport, questa è un’altra cosa di più e mi adopero. Però oggi le situazioni sono, lo dico con molta franchezza: a, aspettiamo il prossimo anno per capire se posso formalizzare i contratti; b, facciamo le collaborazioni tecnico sportive e regolamentiamola; c, qualcuno è disposto ad andare in Veneto, Piemonte o Val d’Aosta?»
«Il presidente – scrive l’avvocato Petrullo -non solo ha dichiarato di conoscere la situazione anomala che vive il Coni Basilicata e l’abuso della disciplina contrattualistica, ma si è spinto finanche a promettere la stabilizzazione del rapporto di lavoro (…), previa accettazione di un trasferimento in altra sede (…). Parole che hanno ingenerato nel ricorrente una comprensibile aspettativa, inducendolo a desistere nella ricerca di un altro lavoro, con l’accettazione dello status quo di precario, in attesa del concretizzarsi delle promesse fatte dal “massimo” dirigente Coni; stabilizzazione del rapporto di lavoro de quo, che il presidente Malagò avrebbe evidentemente favorito, attraverso l’assunzione del ricorrente alle dipendenze della Coni servizi spa».
Come avrebbe fatto Malagò a mantenere la promessa, tra tetti alle assunzioni e norme sui concorsi pubblici, non è chiaro. Ma il presidentissimo potrebbe spiegarlo in udienza, dato che è stato indicato tra i testimoni richiesti dai ricorrenti. Sempre che il giudice non decida di lasciare i «miracoli» fuori dal processo.

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