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POTENZA – C’è anche il disastro ambientale tra le ipotesi al vaglio dei pm di Potenza che indagano sul Centro oli di Viggiano. Eni però si difende e respinge con forza tutte le accuse. Mentre il Governo starebbe già preparando una mossa per disinnescare il referendum anti-trivelle. Tanto per ribadire che il rilancio del Paese non può prescindere dal petrolio. A cominciare proprio dalla Basilicata.

Era rimasta in silenzio per mesi la compagnia di San Donato sull’inchiesta dell’Antimafia lucana che ha preso di mira l’infrastruttura fondamentale del suo programma di estrazioni in Val d’Agri. Prima la gestione dei reflui delle prime lavorazioni del petrolio estratto, per cui si sospetta l’esistenza un vero e proprio «traffico di rifiuti». Poi le emissioni di gas venefici in atmosfera, che invece configurerebbero un’ipotesi di «reato permanente».

Ieri mattina la società del cane a sei zampe ha deciso di rompere il silenzio, dopo l’ennesimo blitz dei carabinieri del Noe all’interno del centro oli e gli avvisi di garanzia notificati a 37 persone, 9 dei quali suoi dipendenti. In una nota diffusa agli organi di stampa si è detta «convinta di avere sempre condotto le proprie operazioni secondo canoni di eccellenza e nell’assoluto rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini e dei lavoratori».

Proprio la «verifica degli effetti dannosi per l’ambiente e/o la salute umana eventualmente causati dalle emissioni inquinanti» dell’impianto è infatti al centro dell’ultima consulenza disposta dai pm di Potenza. 

Eni dichiara di essersi affidata e di affidarsi «con assoluta serenità all’operato della magistratura e alle sue decisioni». Quindi spiega che «nell’ambito di questo profondo rispetto (…)  sta collaborando con gli organi inquirenti con assoluta umiltà, trasparenza, correttezza e serietà». Con «la convinzione che l’attività di controllo e di verifica si svolga con assoluta serenità da parte di chi ha in carico tale responsabilità».

D’altro canto la compagnia denuncia la pubblicazione di «nomi, foto, date di nascita di lavoratori e lavoratrici del Centro olio Val d’Agri», che risultano indagati nell’ambito dell’inchiesta dei magistrati guidata dal procuratore Luigi Gay. Un fatto giudicato lesivo del «rispetto minimo che è dovuto a persone che lavorano con onestà, serietà e coscienza». 

«E’ come se fosse stata colpita la dignità – prosegue la nota – di tutti gli uomini e le donne Eni che si confrontano ogni giorno con un lavoro complesso e delicato». Per quanto la società si dica «consapevole che circa l’attività che svolge in Val d’Agri ci sono state, ci sono e ci saranno sempre opinioni diverse». Eppure alla ricerca continua del «confronto, perché crede che dal disaccordo costruttivo possano nascere sempre opportunità di crescita».

Intanto, da Roma, arrivano voci di una manovra dell’esecutivo per stoppare i quesiti contro le trivelle. A rilanciarle è stata Coldiretti Calabria per cui: «nella legge di Stabilità in discussione alla Camera sarà previsto da parte del Governo un emendamento che di fatto sospende l’autorizzazione alle trivellazioni contenute nel decreto Sblocca Italia».

Coldiretti, esulta, ma c’è già chi pensa a un escamotage per cambiare quanto basta le norme contestate, per evitare la consultazione nelle urne.

Perché la strategia energetica italiana non cambia. E i disastri rimangono da dimostrare.  

l.amato@luedi.it

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