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La sindaca di Venosa, Marianna Iovanni, con il manifesto delle strutture private

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L’unità di crisi sanitaria Basilicata chiama in causa i sindaci chiedendo loro di intervenire sulla Sanità Lucana dopo lo stop alle prestazioni

POTENZA – Ora tocca ai sindaci. Dopo le proteste e i ripetuti appelli, l’Unità di crisi sanitaria Basilicata, si rivolge ai primi cittadini. Li chiama direttamente in causa e chiede manforte, alla luce della sospensione delle attività di cure, terapie e prenotazioni cominciata il primo gennaio scorso. E lo fa attraverso una lettera – a firma del proprio portavoce, Michele Cataldi – consegnata direttamente o inviato a tutti i 131 sindaci dei Comuni lucani chiedendo loro «di scendere in campo per difendere e tutelare il diritto alla salute dei cittadini della Basilicata».

SANITÀ LUCANA, È LA VOLTA DEI SINDACI

Questo il testo integrale della lettera.

«Egregio signor sindaco, l’emergenza causata dal blocco delle prestazioni delle strutture sanitarie private accreditate è ormai una realtà che colpisce tutti territori della regione, ogni cittadino lucano e quindi inevitabilmente ognuno dei 131 comuni della Basilicata».

«Di conseguenza, in questa situazione che mai nessuno avrebbe voluto e si sarebbe immaginato, il suo ruolo istituzionale viene per forza di cose coinvolto. In qualità di figura istituzionale più vicina al cittadino e come responsabile della condizione di salute della popolazione e del suo territorio, non può che essere implicato in quella che si è configurata come una vera e propria emergenza sanitaria dalle conseguenze inimmaginabili».

«La crisi sanitaria in cui ci troviamo porta con sé tante ripercussioni. Da un lato, sono fortemente danneggiate delle imprese che erano sane, che garantivano dei posti di lavoro (circa 600) e che offrivano dei servizi pubblici ai cittadini. Dall’altro, le conseguenze si ripercuotono sulla popolazione che Lei rappresenta: parliamo della sospensione di migliaia di prestazioni sanitarie erogate ogni settimana dalle strutture private in nome e per conto del Servizio sanitario nazionale e che andavano a sopperire le grandissime problematiche delle strutture pubbliche».

LETTERA AI SINDACI SULLA SANITÀ LUCANA, I PROBLEMI DELLE STRUTTURE

Le conseguenze della pandemia unite alle carenze di personale sanitario hanno colpito fortemente le strutture pubbliche, allungando in maniera inverosimile le liste di attesa per ottenere una prestazione sanitaria (spesso salvavita, si pensi a tutte quelle relative alle branche come la cardiologia, l’oncologia, la pneumologia, ecc.). La sanità privata accreditata, in maniera silenziosa, in questi anni, ha dato un generosissimo supporto alla sanità puramente pubblica, aiutando a snellire le liste e velocizzando i tempi di attesa. Per questo motivo, è cresciuta ed è diventata sempre più importante e fondamentale per il sistema.

Di fronte a tali ragioni mai ci saremmo aspettati di trovarci in questa paradossale situazione: ben 51 strutture sanitarie su tutto il territorio regionale dal 1 gennaio, hanno smesso, per insostenibilità economica, di erogare prestazioni in nome e per conto del Ssn. Si tratta di una dramma epocale per la Basilicata. Un tragico evento unico nel suo genere, mai avvenuto in nessuna regione di Italia, che porta e porterà delle gravissime ripercussioni sulla vita dei cittadini lucani. Il tutto accade in presenza dell’inerzia e della confusione delle istituzioni regionali, sotto gli occhi assurdamente indifferenti del Governo regionale, che con le sue scelte ha generato tutto ciò ed ora la comunità lucana ne sta pagando un tragico prezzo.

«STOP ALLE PRESTAZIONI INEVITABILE»

Purtroppo si tratta di uno stop inevitabile. Dopo tre mesi (ottobre, novembre, dicembre) di prestazioni sanitarie pubbliche erogate ma che non sono state remunerate dalla Regione, non ci sono più le condizioni economiche minime per continuare a lavorare. Senza nessuna programmazione per il nuovo anno non c’è nemmeno la possibilità di sperare che il 2023 sia diverso. Le strutture sanitarie, le imprese del comparto, gli operatori sanitari, i dipendenti e di conseguenza tutti i pazienti della regione sono lasciati abbandonati a se stessi dalle istituzioni regionali. Assurdo!

Per questo ci rivolgiamo a lei, perché, da sempre, è la figura più sensibile e vicina alle problematiche della popolazione. La sua autorità, in questo momento così delicato e cruciale, deve inevitabilmente essere coinvolta e può fare la differenza nel silenzio delle istituzioni pubbliche. Ci sentiamo obbligati ad aggrapparci ad ogni tentativo, alla sua fondamentale funzione di sindaco e ufficiale di governo, responsabile del bene comune, sperando che un suo gesto, insieme a quello degli altri 130 primi cittadini lucani, possa dare un autorevole segnale al Governo della nostra regione.

LA RICHIESTA DI UN INTERVENTO PERCHÉ «NON C’È VITA SENZA SALUTE»

Il gesto che le chiediamo è di affiggere un nostro manifesto nella sua casa municipale. Un manifesto all’interno del quale c’è un messaggio inequivocabile e chiaro: “Non c’è vita senza salute”. Non crediamo di esasperare i termini, riteniamo invece che sia un messaggio estremamente lineare e rispondente alla realtà.

Nel manifesto, voluto da tutte e sei le associazioni di categoria del comparto sanitario privato accreditato lucano, viene esplicitamente detto che “chi non ha soldi non potrà curarsi”; purtroppo è così, è una amara verità. Inoltre, è presente un numero di Whatsapp da usare per inviare un messaggio e far sentire la propria voce, quella di ogni cittadino lucano, al presidente Bardi su questa assurda vicenda. Abbiamo già ricevuto centinaia di messaggi di rabbia e disperazione da parte dei cittadini di questa regione. Questi messaggi li consegneremo al presidente Bardi a dimostrazione della grave situazione in cui siamo già sprofondati.

SANITÀ LUCANA, LA RICHIESTA AI SINDACI DI SOSTENERE LA PROTESTA

Ora chiediamo a lei di stampare questo manifesto, scattare una foto del suo gesto di adozione e di affiggerlo presso la casa comunale da lei presieduta: come segno di vicinanza e solidarietà non solo a noi strutture e ai nostri dipendenti, ma a tutti i pazienti della Basilicata. Le chiediamo di sostenere la nostra campagna, al di là delle appartenenze politiche, come tanti altri sindaci lucani hanno già fatto, perché la situazione ha un disperato bisogno di un’azione corale e unitaria. Non si può restare a guardare mentre la casa brucia, abbiamo bisogno del suo fondamentale aiuto nel difendere il diritto alla salute della popolazione lucana.

In questa comunicazione è presente il manifesto, lo stampi, si faccia scattare una foto mentre lo adotta e lo affigga in municipio, e ci aiuti a diffondere e condividere la sua vicinanza e partecipazione. Ci mandi la sua foto con il manifesto via Whatsapp al 351 974 8257 o via mail a unitadicrisisanitaria.bas@gmail.com, la condivida sui canali social istituzionali del suo comune o la invii a testate giornaliste e organi di stampa. Abbiamo fortemente bisogno della sua vicinanza e del suo coinvolgimento: è importante per noi, è importante per i cittadini che rappresenta».

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