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Non è morto, la terza rata arriva un mese dopo, ma arriva. Fa i conti con scelte non completate di impostazione esecutiva, storiche debolezze amministrative e la sacrosanta operazione verità voluta dal ministro Fitto. Il problema è che siamo alla guerra di tutti contro tutti. Il vice di Salvini alle Infrastrutture accusa il governo Draghi. Il sindaco di Milano incredibilmente dice: togliete i soldi al Sud e dateli al Nord. Le Regioni sono contro lo Stato. I Comuni sono contro le Regioni e contro lo Stato. Il Pd ormai parla come i grillini e aumenta il rumore. Uno scaricabarile con una sola certezza. Che si affonda tutti. Perché se salta il Pnrr affonda l’Italia e in Europa non si ottiene più niente. Farebbero bene tutti a dare una mano concreta a realizzare la regia unica messa in piedi da Fitto che piace alla Commissione europea. Questo è l’interesse italiano e chi va contro questo interesse perde ai nostri occhi ogni legittimazione.

NON esiste il cadavere del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) ma se proprio in questo cupio dissolvi generale lo si vuole fabbricare, si abbia almeno l’intelligenza di capire che questo cadavere sarebbe il cadavere dell’Italia. La danza macabra dello scaricabarile cui stiamo assistendo con vecchi (indecorosi) siparietti tra chi presume di sapere spendere e chi si ritiene a priori che non lo sappia fare è la misura più evidente del tasso irredimibile di irresponsabilità delle classi dirigenti italiane. Il Pnrr italiano non è morto, la terza rata arriverà un mese dopo, ma arriverà. Vive una situazione di difficoltà che riflette scelte non completate di impostazione esecutiva, fa i conti con storiche debolezze amministrative e la ineludibile quanto sacrosanta operazione verità voluta dal ministro Fitto. Vive, quindi, un inevitabile momento di difficoltà e di chiarificazione, ma tutto è fuor che morto.

Il problema vero di oggi sul Pnrr è che si sta scatenando la guerra di tutti contro tutti. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, dice in sostanza: date i soldi a noi che li sappiamo spendere e i problemi finiscono. Che è come se dicesse: togliete i soldi al Sud e dateli al Nord. Facendo finta di ignorare dalla prima all’ultima parola un dato di fatto incontrovertibile: i soldi arrivano dall’Europa per il Mezzogiorno al fine di risolvere il più grave squilibrio territoriale europeo, altrimenti per Milano e Lombardia arriverebbero zero euro spaccati. Il vice alle infrastrutture di Salvini, Edoardo Rixi, ha una sola impellente esigenza da soddisfare ed è quella di fare capire che è colpa del governo Draghi. Il presidente della Conferenza delle Regioni e capo del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, di solito uomo mite, non sa fare di meglio che a suo modo “minacciare” l’esecutivo con queste parole: “Come sistema delle regioni chiediamo di essere coinvolti perché se questo non avviene, per noi è molto più comodo perché guardiamo tutto da lontano, ma sarà un problema per il Paese se le opere non si realizzano”.

Di sicuro le parole più sacrosante della giornata perché rappresentano un atto dovuto sono quelle di Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, che non le manda a dire al sindaco di Milano: “Sul Pnrr Sala sbaglia completamente approccio. Le sue dichiarazioni? Questa sì che sarebbe una secessione”. Ovviamente una parte delle opposizioni chiede subito di riferire in Parlamento e dà il suo attivo contributo ad alzare il polverone. Purtroppo anche il Pd usa linguaggi e argomenti simili a quelli dei grillini.

Riepiloghiamo. Il vice di Salvini alle Infrastrutture dice che è colpa del governo Draghi. Il sindaco di Milano dice: fatela finita, togliete i soldi al Sud e dateli al Nord così tutto si risolve. Le Regioni sono contro lo Stato. I Comuni sono contro le Regioni e contro lo Stato. Il governo nuovo, con modalità espressive differenti, è contro il governo vecchio. I partiti dell’opposizione chiedono al governo di venire a riferire in Parlamento e già dicono che ha sbagliato tutto. Siamo dentro uno scaricabarile a 360 gradi tipicamente italiano e abbiamo una sola certezza. Che, di questo passo, si affonda tutti. Perché se salta il Pnrr affonda l’Italia e la possibilità di ottenere qualcosa in Europa nei prossimi venti anni. Avevamo già paventato questo rischio, ma lo spettacolo indecente della danza macabra di ieri cambia in peggio il quadro. Anche perché, proprio come abbiamo scritto, i falchi del Nord vogliono tornare all’Europa senza eurobond e noi con questa commedia della delegittimazione reciproca stiamo offrendo loro su un piatto d’argento il cadavere dell’Italia e dell’Europa federale solidale.

Al posto di perdere tempo alzando il solito rumore italiano su questa mini costituente di Calderoli sull’autonomia differenziata che solo per mettere insieme le agende di 62 persone di quel livello il giorno della prima convocazione forse lo troverà in estate, faremmo bene tutti a dare una mano concreta a realizzare quella regia unica messa in piedi dal ministro Fitto e su cui la Commissione europea si è già espressa favorevolmente. Questo è l’interesse italiano e chi va contro questo interesse perde ai nostri occhi ogni legittimazione.

Noi dobbiamo fronteggiare un problema storico di incapacità di spendere i fondi comunitari e la regia unica è la sola opportunità che abbiamo per evitare che ce li revochino del tutto. Il pollaio dello scaricabarile italiano aiuta solo a toglierci i soldi il più in fretta possibile.


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