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Giorgio Manganelli

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O Penelope, o Circe. L’uomo alle prese col destino ha da scegliere se tornare da Penelope o restarsene con Circe, le due donne – insieme – sono il “sole portatile per tutte le sere della vita”. Senza essere Ulisse, Giorgio Manganelli che è appunto “un mandrillo con gli occhiali”, vive nell’ossimoro di “Mia anima carnale”. È, questo, il titolo del libro creato per Sellerio da Salvatore Silvano Nigro con le lettere di Manganelli a Ebe Flamini, la sua Penelope – contemporaneamente anche la sua Circe – e che l’autore di “Hilarotragoedia” desidera volendola inghiottire, piluccandola com’è proprio di un trionfo di succosa frutta. C’è lei e c’è un’altra. E poi altre ancora: “un esercito di donne, tutte in nero, ciascuna sentendosi vedova”. In ogni modo ecco Penelope ed ecco Circe. Con lui morto che guarda tutte dall’aldilà facendo tanto di cappello: “Si può voler bene a più persone”.


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