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La manifestazione della Cgil con monsignor Cecchinato e il sindaco Caruso

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COSENZA – Ore 9 e 30. Punto di ritrovo: piazza Loreto, a Cosenza. In cinquemila hanno aderito alla manifestazione organizzata dalla Cgil, e con l’adesione della Uil, contro il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata. Associazioni, sindacati, amministratori comunali, intellettuali, docenti, cittadini, la Chiesa. Tutti uniti a lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile: “No all’autonomia differenziata”. Un messaggio incisivo proprio come gli slogan impressi a caratteri cubitali sui manifesti che hanno accompagnato la sfilata lungo le strade della città.

La mobilitazione partita da Cosenza punta ad estendersi in altre piazze. Massimiliano Ianni, segretario Cgil Cosenza, ha precisato di voler dedicare questa manifestazione «ai lavoratori morti in questi giorni e alle loro famiglie. Non si può morire per lavoro. Siamo qui per contrastare il disegno di legge Calderoli che propone forme diverse che la Lega sta perseguendo da anni. Prima la chiamavano secessione, poi federalismo, dopodiché regionalismo. Infine, autonomia differenziata. In soldoni, si propone, lo stesso ritornello: la divisione e la frammentazione del nostro Paese, evidentemente a vantaggio delle Regioni del Nord». Il segretario della Cgil ha spiegato che sono tre i principi cardine su cui è stata incentrata la manifestazione: sanità, pubblica istruzione e lavoro.

Paolo Cetrella, segretario Uil Cosenza, ha evidenziato che «se attuato, il progetto di autonomia differenziata rischia di spezzare il Paese con conseguenze catastrofiche sul futuro di milioni di cittadini. Con l’attuazione del disegno di legge Calderoli, le già importanti differenze tra territori verranno sancite di fatto per legge. Quanto sta per accadere, forse è il più grave e irreversibile attacco alla nostra Costituzione e ai suoi valori. Aumenteranno le disuguaglianze. La scuola, il mondo del lavoro e la sanità avranno pesanti ricadute dal punto di vista delle risorse e, di conseguenza, della gestione dei servizi. Il messaggio che mandiamo è chiaro: questo non è il Sud che si arrende, non è il Sud che gioca di rimessa come dice il governatore Occhiuto. È un Sud che vuole le stesse condizioni del resto del Paese ed è pronto a competere. No all’egoismo dei ricchi, sì ad un Paese unito e solidale. Sì ad un Paese coeso che guarda ai giovani e al futuro».

Circa 60 Comuni hanno aderito alla manifestazione. Il sindaco di Cosenza Franz Caruso ha dichiarato di essere «orgoglioso di guidare una comunità che ha a cuore le sorti del Paese. Non sono contrario all’autonomia prevista dalla nostra Costituzione ma a questo decreto Calderoli che, a differenza dei valori costituzionali che vogliono un Paese unito, democratico e libero, propone una divisione dell’Italia in 20 parti perché ogni singola Regione diventerà un piccolo Stato autonomo. Questo è il problema dell’autonomia differenziata che vuole Calderoli». «Il progetto – ha rimarcato il sindaco – vuole penalizzare le parti più deboli e va contro la filosofia dell’Europa. Mentre l’Europa vuole unire il Paese, il Governo vuole dividerlo aumentando le disparità. È un fatto veramente grave! Non siamo qui per difendere la Calabria o il Meridione, ma per difendere l’unità, la democrazia e la libertà di tutto il Paese. Un grazie particolare va agli organizzatori dell’iniziativa e al nostro vescovo, qui con noi per difendere questi valori».

Valori che hanno visto coesi il mondo laico e la Chiesa. Il vescovo di Cosenza, monsignor Giovanni Checchinato, ha osservato che le manifestazioni si ricordano soprattutto per gli slogan. In particolare, è rimasto colpito dal seguente: “Io differenzio solo la spazzatura”. «Da prete dico che la terra è di Dio. Quando qualcuno approfitta di risorse maggiori rispetto ad altri, sta commettendo un’ingiustizia. L’autonomia differenziata non rispetta questo progetto di vita che il Signore ha dato a tutti gli uomini e alle donne della Terra. Non posso che essere contrario a questa proposta di legge. Sono qui per dire il mio “no” insieme a voi». La presenza della Chiesa intende lanciare un messaggio importante: «Siamo tutti sulla stessa barca. Si può stare a prua o a poppa ma la barca è la stessa. Le differenze troppo marcate non vanno bene. Non potremo mai crescere come umanità se non camminiamo al passo degli ultimi. Se il Nord funziona come dicono è perché tante persone del Sud vanno a lavorare lì».

Alla manifestazione ha partecipato anche il mondo accademico. Il professor Gino Mirocle Crisci ha espresso la sua contrarietà all’autonomia differenziata mettendo in luce l’esperienza di sei anni da rettore. «Ho sempre visto che sono state favorite le università del Nord, rispetto a quelle del Sud» ricorda. Il professor Francesco Aiello (docente di Politica Economica presso il Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza “Giovanni Anania” dell’Unical) ha dichiarato che l’autonomia differenziata potrebbe generare il peggioramento delle condizioni di vita dei residenti su molti servizi. Ha sottolineato che «non si è contrari in assoluto all’autonomia differenziata ma a questo modello del ddl Calderoli, perché è indeterminato, vago, non fissa i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) e le risorse necessarie. Non è pensabile che si possa avere un’autonomia differenziata su un numero così elevato di materie perché mancherebbe come principio la ragione dell’esclusività e della specificità delle Regioni. Non è pensabile avere 20 situazioni di governance in servizi come l’istruzione, la sanità e l’energia. L’idea che uno Stato unitario consenta agli italiani, ovunque siano residenti, di avere gli stessi livelli di servizi è una condizione per iniziare a discutere di autonomia differenziata su alcune materie per cui esistono delle specificità regionali, previa copertura finanziaria».

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