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Luigi Baldan, autore del libro "Lotta per sopravvivere"

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L’ORRORE dei lager nazisti smorzato, nei limiti del possibile, dalla musica. È quello che è successo nel biennio 1944-1945 nel campo di Sackisch Kudowa in Polonia dove un coraggioso militare italiano, Vincenzo, sfidando le brutali reazioni delle SS e dei kapò, cantava opere liriche durante i massacranti lavori nelle fabbriche per la produzione del materiale bellico del Reich nei lager. In un vortice di violenza e disumanità poche note intonate riuscirono a strappare un sorriso e ad alleviare le sofferenze dei commilitoni internati e delle ragazze ebree costrette a lavorare nelle fabbriche della morte.

Quel giovanotto che cantava nei lager si chiamava Vincenzo ed era di Cosenza. Purtroppo non si hanno altre informazioni dettagliate su di lui. A menzionare questo singolare episodio è stato Luigi Baldan, anch’egli internato a Sackisch Kudowa, che nel suo libro “Lotta per sopravvivere” dedicò un passaggio alla sensibilità e al coraggio di Vincenzo che, forse senza nemmeno rendersene conto, mentre cantava nei lager, contribuì a dare la forza di andare avanti a tanti uomini e tante donne. Nato a Dolo (odierno Comune della Città metropolitana di Venezia), Luigi prestò servizio nelle officine meccaniche della Regia Marina Militare nel porto di Sebenico in Dalmazia (ora Sibenik in Croazia), subito dopo l’8 settembre 1943 venne catturato dai tedeschi. Dopo un estenuante viaggio nei carri bestiame, internato prima a Bad Orb e poi a Francoforte sul Meno, in Germania, e infine a Sackisch Kudowa, in Polonia. Come la maggioranza di tutti gli internati militari italiani condusse una lotta quotidiana per sopravvivere sabotando anche la produzione bellica tedesca e creando nei lager una sorta di rete clandestina tra i prigionieri di varie nazionalità. In questa drammatica situazione rischiò la propria vita, aiutando e sfamando, con le poche risorse alimentari trovate e il vestiario, le ragazze ebree del campo di lavoro di Sackisch Kudowa in Polonia.

Nel dopoguerra, nel 1951, iniziò a scrivere il manoscritto, relativo al periodo passato nei lager nazisti che venne successivamente stampato a Venezia, dalla casa Editrice Cafoscarina, nel 2007, corredato da indicazioni e riferimenti storici a cura del figlio Sandro. Il libro, per la sua storia di solidarietà verso la popolazione ebraica nel campo nazista di Sackisch Kudowa in Polonia è depositato presso lo Yad Vashem di Gerusalemme, in Israele, nello United States Holocaust Memorial Museum di Washington negli Stati Uniti e nel Museo del lager di Gross-Rosen, a Rogonica, in Polonia.

Luigi Baldan è morto nel 2017 all’età di 99 anni ma il figlio Sandro lancia un appello affinché si possa risalire all’identità del soldato “cantante” Vincenzo. «Forse qualche familiare di Vincenzo, di Cosenza, prigioniero nel campo di lavoro di Sackisch Kudowa in Polonia, potrebbe emergere dal nulla come in un sogno. Forse qualche associazione locale di ex prigionieri (Anei, Aned, Anrp) o qualche storico, potrebbe avere qualche informazione utile», afferma Sandro, contattato telefonicamente dal Quotidiano del Sud, che si rivolge anche al sindaco di Cosenza Franz Caruso nel tentativo di rendere omaggio al soldato Vincenzo. La speranza è che chiunque lo abbia conosciuto possa “rivederlo” in questo racconto e dare un cognome e una storia a quest’uomo.

Non ci è purtroppo riuscito Luigi Baldan ma il figlio auspica che qualcuno si faccia avanti. Sarebbe l’ideale chiusura di un cerchio che renderebbe indelebile la storia di Vincenzo. Furono oltre settecentomila i militari italiani che dopo l’armistizio decisero di non continuare a combattere al fianco dei nazisti. I soldati italiani, nella maggior parte dei casi, erano adibiti ai lavori nell’industria bellica del Reich. Una circostanza che in molti casi salvò la vita agli internati che pur dovendo sopportare condizioni di lavoro proibitive avevano molte più possibilità di sopravvivere rispetto ad altri prigionieri dei campi. Luigi e Vincenzo facevano dunque parte dei tanti militari utilizzati nelle fabbriche naziste, entrambi nella fattispecie furono adibiti alla costruzione delle eliche degli aeroplani. Una bella storia nell’inferno dei lager dove anche una parola gentile rappresentava un’eccezione, figurarsi le note del “Barbiere di Siviglia” o di ”Va, pensiero”. Difficile stabilire se Vincenzo fosse un cantante di professione, magari un baritono. O semplicemente uno dei tanti italiani amanti della musica. Chissà. Di lui oltre al nome di battesimo e alla provenienza non sappiamo altro tranne che rifiutò di aderire alla Repubblica sociale italiana esattamente come Luigi e tanti altri militari italiani. Sarà verosimilmente passato a miglior vita ma ciò non toglie che sia doveroso onorare la sua memoria. La memoria di Vincenzo, il soldato cosentino che cantava nei lager.

Cantare in un lager nazista poteva costare molto caro. Nella migliore delle ipotesi si sarebbe verificato un pestaggio da parte delle guardie. Vincenzo con la sua voce tenne alto il morale di tante persone consegnando loro una piccola isola di normalità nell’aberrante arcipelago degli orrori dei lager. Gli eroi non compiono imprese memorabili solo sui campi di battaglia, la storia a volte sceglie strani luoghi e altrettanti bizzarri personaggi che con la loro audacia e il loro sacrificio sono riusciti ad aiutare il prossimo. A distanza di anni i sopravvissuti hanno sempre ricordato con grande commozione il soldato Vincenzo da Cosenza che cantando le arie dell’opera diede loro una speranza e si fece beffe del Terzo Reich.

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