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La sede della Bce

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La Bce, sollecitata dal Mef, sta per inviare a Roma un parere molto critico sul merito e sul metodo della tassa sugli extraprofitti

La corsa dei rendimenti negli Usa, dovuti alla prospettiva di una lotta all’inflazione ancora lunga da parte della Federal Reserve, e i numerosi segnali negativi sull’economia cinese, a partire dai casi Country Garden e Evergrande sul settore immobiliare, spingono le Borse europee al terzo calo consecutivo, completando una settimana di chiara flessione.

L’indice Stoxx600, così come diversi listini europei, è tornato ai minimi dai primi di luglio ed è arretrato del 2,5% complessivo nella settimana. Ieri i listini – dopo aver toccato perdite superiori a un punto percentuale nel primo pomeriggio – hanno chiuso per lo più con cali intorno a mezzo punto percentuale. Il Ftse Mib di Piazza Affari ha terminato le contrattazioni a -0,42%.

IL PARERE DELLA BCE SULLA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI

In Italia pesa anche il giallo legato alla lettera della Bce sulla supertassa alle banche (leggi tassa sugli extraprofitti). Ieri si è appreso che non si tratta di una iniziativa autonoma di Francoforte, ma di una richiesta partita il 10 agosto dal Mef. Anche per questo lo spread si è stabilizzato a 172 punti e i rendimenti del Btp sono scesi al 4,32% dal 4,4%.

Ieri è stato confermato che nei prossimi giorni da Francoforte partirà una lettera molto critica nel merito e nel metodo della nuova tassa. In particolare, il governo italiano dovrà spiegare per quale ragione un provvedimento così importante è stato preso senza preventiva consultazione come prevede il trattato Ue.

La censura, però, dovrebbe fermarsi a questo punto, senza contenere indicazioni vincolanti per il governo, previsti solo in caso di infrazione. Non si tratta neanche di un’iniziativa autonoma della Bce che sarebbe entrata in rotta di collisione con le decisioni di un governo nazionale. Nessuna entrata a gamba tesa, come invece temuto da molti esponenti politici intervenuti nel corso della giornata.

Il parere, come confermato a Francoforte, è stato sollecitato dal ministero dell’Economia con una lettera del 10 agosto. Atto che segna l’inizio della procedura formale di consultazione, aggiungendo che il parere sarà pubblicato nei tempi opportuni: si prevede una decina di giorni. Insomma, un’iniziativa che non ha niente a che vedere con la famosa lettera dell’agosto 2011 firmata da Trichet, presidente uscente della Bce, e Draghi.

PECHINO IN ANSIA

Ma quello che preoccupa è la situazione in Cina In due settimane i gestori internazionali hanno venduto titoli cinesi per circa 3,7 miliardi di dollari, secondo i dati diffusi quotidianamente dall’Institute of International Finance. Hanno così svuotato i portafogli che avevano riempito scommettendo sulle nuove misure governative dopo la riunione chiave del Politburo.
Non è la prima volta che si registra una così massiccia fuga di capitali. Il record era stato toccato nell’ottobre 2022, quando erano state riversate sul mercato azioni e obbligazioni per un totale di 7,9 miliardi di dollari. Allora a causare la fuga era stata la politica zero-covid imposta dal governo per bloccare il contagi.

I gestori internazionali vendono nonostante le rassicurazioni espresse dal governo. Il premier cinese Li Qiang ha detto che la Cina si impegnerà per raggiungere i suoi obiettivi economici per l’anno in corso. Le indicazioni del capo del governo arrivano a commento di una serie di dati macro economici deludenti. Non a caso alcuni economisti hanno tagliato le previsioni sul Pil del 2023. La presa di posizione di Li è importante perché arriva dal capo del Consiglio di Stato cinese, il massimo organo esecutivo del Paese.

LE GARANZIE NON BASTANO

Nonostante tanta autorevole garanzia, il flusso di vendite non si è fermato. Ieri, per il nono giorno consecutivo, gli investitori non hanno fermato i deflussi. Secondo Bloomberg sono finiti sul mercato altri 1,5 miliardi di yuan (208 milioni di dollari) di azioni quotate a Shanghai e Shenzhen. È il livello più alto da quando, nel 2016, Bloomberg avviò la copertura statistica. «Gli investitori esteri stanno abbassando le loro aspettative di crescita» dopo i dati recenti e le mosse “moderate” del governo per contenere la crisi immobiliare, dice Meng Lei, China strategist di UBS Securities.

Meng mantiene una stima per l’afflusso estero totale di 300 miliardi di yuan quest’anno. Tuttavia, ha aggiunto, potrebbero essere necessarie mosse energiche e tempestive per allentare le restrizioni sull’acquisto di proprietà e offrire sostegno fiscale per guidare gli afflussi.


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