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Se si dovessero contare le volte in cui, nel corso di questa estate, il Parco della Murgia è stato citato nel dibattito pubblico, si rischierebbe di perdere il conto. Ingressi di turisti in aree vietate, lavori che non sembrano rispettare lo stato dei luoghi, iniziative pubbliche autorizzate forse con troppa facilità.

L’Ente Parco, insomma, sembra il convitato di pietra di questa stagione ma per il presidente Michele Lamacchia ognuno di questi aspetti ha una spiegazione.

Cominciamo da una iniziativa che si è svolta nei giorni scorsi; una gara di mountain bike in località Murgecchia per la quale cisi è chiesti se fosse necessaria la Vinca, la Valutazione di incidenza ambientale richiesta per valutare l’eventuale incidenza negativa su siti particolari. «Il Parco ha autorizzato la gara perchè l’ha ritenuta un modo per valorizzare il territorio – spiega innanzitutto Lamacchia – Si è effettuata su sentieri già esistenti senza deturpare nulla.

Non so se è stata chiesta la Vinca – prosegue – e preferisco non esprimermi anche perchè, a mio avviso, non ci sono disagi all’ambiente. Le nostre autorizzazioni vengono rilasciate salvo autorizzazioni di terzi, ovvero se si entra in zone private». Il tema della sicurezza nel Parco resta al centro del dibattito, le foto di chi scavalcava i cancelli che impedivano l’ingresso al sentiero 406, chiuso, sono circolate anche in questo periodo.

«Abbiamo emanato una ordinanza di chiusura per uno sperone roccioso che ha lesioni che potrebbero determinare la caduta – spiega, aggiungendo – La zona è stata valutata dal professore Simeone del Politecnico di Bari. Dalla relazione emergeva la necessità di interventi per la messa in sicurezza; siamo intervenuti con un rocciatore che ha visionato la fenditura e per eliminare piante che avrebbero potuto creare problemi. Il Comune avrebbe dovuto seguire le indicazioni del professor Simeone ma ad oggi questo intervento non c’è stato».

I turisti, però, sono entrati nella zona. Impossibile controllare? «Non possiamo mettere una persona anche perchè c’è un cancello chiuso da un lucchetto – prosegue Lamacchia – E comunque non abbiamo la possibilità di affrontare questa spesa. Servirebbe una pattuglia delle forze dell’ordine che scopre chi viola il divieto e lo multa facendogli pagare le spese per gli interventi». In questa estate, infatti, più volte i vigili del fuoco sono stati costretti a intervenire per portare in salvo chi si era avventurato in quella zona e non riusciva a tornare.

Un costo per la comunità non indifferente. Lamacchia denuncia, poi, un altro fenomeno: «Abbiamo messo diverse indicazioni di pericolo di crollo e divieto di passaggio sia con cartelli che con transenne che sono stati rimossi e riposizionati da noi. C’è chi ha fatto sparire addirittura una transenna». La carenza di personale è una emergenza di cui occuparsi: «Abbiamo fatto una convenzione con Anpana ma servirebbero decine di persone per un territorio che complessivamente è ampio 7500 ettari di cui l’80% di proprietà privata.

Il Parco al momento ha 4 dipendenti: un contabile, un segretario, un tecnico e uno che si occupa di comunicazione. Ho fatto il piano di fabbisogno del personale che sarà approvato dal prossimo direttivo. Il prossimo presidente, dunque, potrà assumere nuovo personale, al massimo altre quattro persone, comunque insufficienti. Il Parco della Maremma, per fare un paragone, grande quanto il nostro ma tutto di bosco, ha 27 dipendenti. Noi dobbiamo controllare, masserie fortificate, chiese rupestri, villaggi neolitici. Dall’esterno appare l’inefficienza, ma senza persone non si può fare molto».

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