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Giorgia Meloni

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Attacchi della stampa internazionale, le ostilità di Borrell, gli scontri con Germania e Francia: l’autunno caldo di Meloni e la sindrome del complotto

QUELLO che è successo tra l’estate e l’autunno del 2011 Giorgia Meloni lo ricorda dettagliatamente. All’epoca l’attuale premier era ministro del governo di Silvio Berlusconi e dirigente del Popolo delle Libertà. Insomma, era una che difese fino alla fine l’azione del presidente del consiglio di quei giorni. Una fase politica più che complicata per l’esecutivo del Cavaliere – lo spread oltre 500 punti base, i mercati più che preoccupati dall’azione del governo, la sfiducia delle cancellerie di mezza Europa. Ecco, Meloni si ritrova in uno scenario simile a quello del 2011?

Giulio Tremonti, ministro dell’Economia di quel governo e oggi presidente della commissione Esteri in quota Fd’I, intervistato da Repubblica, non accetta questa narrazione: «Quella del 2011 non è una situazione replicabile. È vero, c’è lo spread in aumento, conseguenza del fatto che la Bce non acquista ma vende titoli. Ora il mondo della finanza è imprevedibile ma non vedo un attacco politico. Berlusconi cadde in uno scenario completamente diverso […] Intervennero elementi di irrazionalità e fattori esterni: Sarzozy e Merkel dissero che gli Stati “potevano fallire”».

L’AUTUNNO CALDO DI MELONI E LA SINDROME DEL COMPLOTTO

Oggi non ci sono i segnali cosi plateali di ieri. Eppure gli attacchi da parte della stampa internazionale, le ostilità da parte di Borrell nei confronti del piano migranti, gli scontri con Germania e Francia, inducono più di un sospetto dalle parti di Palazzo Chigi. A ciò si aggiunge un debito record che nel mese di luglio ha raggiunto la cifra record di 2.850 miliardi di euro. Non proprio una rassicurazione per gli investitori che guardano alla sostenibilità delle finanze pubbliche.

Insomma, tutte spie che agitano il governo alla vigilia del primo compleanno in questo caldo autunno per Giorgia Meloni. Non a caso si sono già levate le voci di un complotto nei confronti del governo di destra-centro. Semmai, argomenta Tremonti, non si tratta di un complotto, ma «di un caos globale». Il contesto socio-economico, questo è certo, è più che complicato. Non sarà facile scrivere la manovra finanziaria. A maggior ragione, dopo l’allarme del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che ha fatto sapere che l’aumento tassi toglie 15 miliardi dalla tavola.

Ma, insiste Tremonti, «l’errore da non commettere sarebbe quello di non fare una manovra prudente, ragionevole, senza cedimenti elettorali. La potremmo pagare a caro prezzo». Meloni è avvisata da un suo compagno di partito. Non c’è solo l’economia. C’è anche la bomba migranti che continua ad attanagliare i pensieri della premier, costretta nel corso dell’Assemblea dell’Onu a bilaterali con i presidenti di Senegal, Guinea, Bissau, Malawi e Kenia, per provare a sostenere lo sviluppo e la stabilità dell’Africa. Va da sé, Meloni mira a realizzare investimenti in settori strategici come l’energia, per garantire quello sviluppo economico che è essenziale per frenare le partenze dei migranti.

IL PROBLEMA INTERNAZIONALE DEI MIGRANTI

Sia come sia, tutto questo succede nel giorno in cui (a proposito di autunno) la Germania ha ribadito che non accoglierà migranti dall’Italia se il governo Meloni non rispetterà il trattato di Dublino. «L’Italia non sta rispettando le riammissioni del sistema di Dublino. E finché non lo farà, nemmeno noi accoglieremo altri rifugiati» dall’Italia con il meccanismo di solidarietà. Un braccio di ferro quello tra il governo tedesco e quello italiano che viene ulteriormente alimentato dalla dichiarazione di un un portavoce del ministero degli esteri tedesco secondo cui sarebbe «imminente» da parte della Germania un finanziamento da centinaia di migliaia di euro per un progetto di assistenza a terra di migranti in Italia e uno per una ong che opera salvataggi «in mare». Senza precisare di quali organizzazioni si tratti.

Immediata la replica del ministero Matteo Piantedosi: «Noi non ne sappiamo nulla, non abbiamo progetti in corso e non ci risulta che ci siano discorsi di questo genere». «Mi stupisco – ha proseguito – che il governo tedesco abbia questi obiettivi di proiettare la sua generosità sul territorio nazionale, io suggerirei di farlo sul proprio territorio». E immediata l’irritazione di Palazzo Chigi che manifesta «grande stupore per la notizia secondo la quale un portavoce del ministero degli Esteri della repubblica federale di Germania avrebbe annunciato un imminente finanziamento a delle ONG».

I NODI DEL CONTESTO INTERNO

E se questo è il quadro europeo è altrettanto preoccupante il contesto interno. A proposito di autunno, Meloni se la dovrà infatti vedere anche con una vicenda interna che in queste ore starebbe facendo traballare l’esecutivo. Si tratta del caso Santanché, tornato in auge nelle ultime ore perché la Procura Milano ha chiesto il fallimento di un’altra società gestita in passato dalla ministra del Turismo. Ecco, l’inquilina di Palazzo Chigi desidera vederci chiaro e desidera altresì che la diretta interessata fornisca chiarimenti. Non è dato sapere se la premier chiederà o meno il passo indietro di «Daniela».

Di sicuro, nei palazzi della politica romana non si parla d’altro. Fonti qualificate riferiscono al Quotidiano del Sud che «Daniela dovrebbe subito dimettersi». La diretta interessata non sembra volerlo fare. Meloni in estate ha difeso la collega di governo, allontanando l’ipotesi rimpasto. Anche perché «aprire il vaso di Pandora dopo nemmeno un anno sarebbe un segnale di ulteriore debolezza». Questa volta, però, l’affaire sembra ingrossarsi. Ecco perché a più livelli nessuno esclude più il passo indietro della titolare del ministero del Turismo. Sarebbe il modo più light per chiudere una vicenda che imbarazza la war room di Palazzo Chigi.


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