X
<
>

Raffaele Falbo

Share
2 minuti per la lettura

Rinviato a giudizio con l’accusa di concussione aggravata il sindaco di Melissa nel crotonese Raffaele Falbo

MELISSA – Concussione con l’aggravante mafiosa. Questa l’accusa per la quale il gup ha rinviato a giudizio il sindaco di Melissa Raffaele Falbo. Nei suoi confronti il pm Antimafia Domenico Guarascio aveva chiesto il rinvio a giudizio. Per il pm sia a voce che col mezzo del telefono, il sindaco avrebbe fatto pressioni nei confronti di Pietro Passeri, amministratore unico dell’impresa “Gruppo operatori servizi tecnologici”, appaltatrice dei servizi di manutenzione del depuratore del Comune. Obiettivo assumere con urgenza Salvatore Filosa, figlio di Vincenzo, ritenuto dagli inquirenti il referente a Melissa del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò (è stato condannato in via definitiva per tentata estorsione con l’aggravante mafiosa) «al fine di evitare ogni problema…e poter proseguire nei lavori».

A GIUDIZIO PER CONCUSSIONE IL SINDACO DI MELISSA: LE TESI DEL GUP E DELLA DIFESA

Lo ha deciso il gup distrettuale di Catanzaro Chiara Esposito. Il processo si farà il prossimo 16 novembre dinanzi al Tribunale penale di Crotone in composizione collegiale. Stando al capo d’imputazione, il sindaco avrebbe costretto l’imprenditore ad assumere a tempo indeterminato il lavoratore «senza alcuna giustificazione e a condizioni economiche sfavorevoli per l’azienda».

Un’accusa pesante, tanto più che il sindaco della cittadina bandiera blu, con trascorsi nel Pd e nella Cgil, avrebbe tentato di favorire gli interessi della cosca Farao Marincola egemone in una vasta area a cavallo tra le province di Crotone e Cosenza, «al fine di condizionare assunzioni e prebende». Falbo è assistito dall’avvocato Antonello Talerico.

La tesi difensiva? Le “pressioni” a cui farebbe riferimento Passeri nell’assunzione di Filosa non sarebbero altro che inviti, anche pressanti, vista la grave situazione emergenziale e la delicatezza dell’attività da lui svolta, ad un incremento della forza lavoro in modo da evitare sversamenti fognari a mare, episodi che si erano già verificati. Insomma, l’indicazione di Filosa non sarebbe di certo dipesa dal fatto di essere figlio di un “affiliato” alla cosca Farao, dato che, secondo la prospettazione difensiva, non sarebbe mai rientrato nella conoscibilità del sindaco né di altri componenti dell’amministrazione comunale.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE