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La devastazione e i soccorsi dopo il terremoto del 23 novembre 1980

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POTENZA – «È la più grande donazione aziendale al Fondo per il Terremoto del Sud Italia dell’agenzia, e probabilmente la più grande mai ricevuta da un’azienda»: questo dichiarava il vescovo Edwin B. Broderick in un articolo del New York Times del 18 gennaio 1981.

In questa frase si condensa una lunga storia che parte dagli Stati Uniti e arriva in Italia, a Potenza, per la precisione a Bucaletto, la cittadella sorta subito dopo il terremoto del 23 novembre 1980. I cui prefabbricati – questo raccontava il cronista del quotidiano newyorchese – sono stati finanziati proprio con quei soldi.

I soldi in questione – inizialmente 100.000 dollari, poi raddoppiati – provenivano da Banfi Vintners, grande azienda produttrice di vini, fondata dai fratelli Mariani. Basta con la sintesi e le anticipazioni e procediamo con ordine e metodo.

LO SCENARIO

Il 23 novembre di 43 anni fa – come sanno più o meno tutti – si scatena un evento sismico a cavallo fra Basilicata e Campania. Comincia alle 19:34 e dura un minuto e mezzo. Un’eternità. Causa 2.914 morti, quasi novemila feriti, un numero immenso di sfollati (280.000 circa).

Non esiste ancora la Protezione civile (a intervenire sono i vigili del fuoco e l’esercito, composto quest’ultimo da giovani di leva senza alcuna preparazione, armati al più di buona volontà, spaventati da uno scenario di morte e devastazione) che nascerà proprio in conseguenza di questo evento.

Edifici crollati ovunque, una percentuale altissima di stabili pericolanti o comunque dichiarati inagibili e alcuni comuni praticamente rasi al suolo.

A un certo punto, per dare un tetto ai tanti potentini che hanno perso la casa, si progetta la realizzazione di una vera e propria cittadella (come sarà chiamata) nel quartiere di Bucaletto, alla periferia di Potenza, su un terreno messo a disposizione dalla diocesi guidata dal vescovo Giuseppe Vairo. Sindaco in quel periodo è Gaetano Fierro. Ci vogliono le case. Si opta per i prefabbricati. E qui bisogna volare oltreoceano.

L’AGENZIA

La Crf (Catholic Relief Services, i “Servizi del soccorso cattolico”) è un’agenzia americana, emanazione a stelle e strisce della chiesa romana. La sua missione esplicita è «l’impegno dei Vescovi degli Stati Uniti ad assistere i poveri e i vulnerabili all’estero». Si mette in moto per cercare di venire incontro al grido di aiuto che si leva dal Sud Italia.

Entra in gioco la Banfi, principale importatrice di vini italiani negli Stati Uniti con sede a Farmingdale, Long Island, stato di New York.

La ditta era stata fondata a Little Italy nel 1919 da John Mariani Sr e dedicata alla memoria di una prozia, Teodolinda Banfi, brianzola perpetua e poi assistente di papa Pio XI. I suoi figli John Jr e Harry Mariani negli anni 70 erano giunti a Montalcino alla ricerca di un Brunello da aggiungere all’offerta di bottiglie. Innamoratisi della zona, delle vigne, delle cantine, avevano acquistato anche un castello e fondato Castello Banfi, il loro “gioiello” italiano.

IL DONO

Nel 1980, davanti all’orrore che stanno vivendo i terremotati, i Mariani sentono un dovere morale nei confronti di quel Paese di cui sono originari e da cui traggono le proprie fortune.

Uno dei responsabili del Crf, il sacerdote Robert Coll, ricorda: «Da Villa Banfi ci hanno contattato per chiederci come potevano aiutarci».

L’azienda dona inizialmente 100.000 dollari al Catholic Relief Services «per contribuire alla ricostruzione della provincia di Potenza» con le sue 17.000 persone senza casa.

«Il denaro – si legge ancora – sarà utilizzato per costruire 100 unità abitative modulari su 72 acri di terreno donati alla provincia dall’arcivescovo di Potenza, Giuseppe Vairo. Le case non sono previste come semplici strutture temporanee, ma saranno riscaldate elettricamente e avranno un’aspettativa di vita di 25 anni. Le case, che possono ospitare da quattro a sei persone, saranno assegnate dalla Chiesa e dalla comunità di Potenza alle persone ritenute più bisognose.

La prima casa è ora in costruzione». L’articolo prosegue inquadrando l’area interessata, e riferendo altri particolari: «La provincia di Potenza, a est di Napoli, sugli Appennini lungo la spina dorsale della penisola italiana, è una delle aree più povere d’Europa. A seguito del terremoto del 23 novembre, il centro storico di Potenza, il capoluogo di provincia, è andato in rovina. Mons. Broderick si trovava in Italia al momento del terremoto ed è arrivato a Potenza due giorni dopo. “La donazione di Banfi è un ottimo modo per mostrare simpatia (in italiano nel testo originale, ndr), compassione e disponibilità verso il popolo italiano”, ha detto il vescovo».

Edwin Bernard Broderick è in quel periodo un religioso molto noto all’epoca negli Stati Uniti. Nato nel 1916 nel cuore del Bronx, a New York, nel ’76 si era dimesso da vescovo di Albany per diventare direttore esecutivo del Catholic Relief Services, che scherzosamente descriveva come «il segreto meglio conservato della chiesa cattolica americana».

i fratelli Harry (a sinistra) e John Jr Mariani in una foto risalente al 1986

IL DIFENSORE

Lo chiamano il Difensore dei Poveri. Quando arriva a Potenza ha già una buona esperienza di crisi nel mondo (è intervenuto ad esempio nel genocidio cambogiano cominciato nel ’75, nella guerra in Angola nel ’76) e in particolare di sfollati (il ciclone tropicale che nel ’77 aveva ucciso 10.000 persone e lasciato 2 milioni di cittadini senza casa, in India).

In un articolo del 27 giugno ’82, sempre sul Nyt, la cifra donata sarà aggiornata: si è arrivati a 200.000 dollari. Calcolando il cambio storico del dollaro con la lira negli anni ’81 e ’82, la rivalutazione monetaria della lira e il cambio in valuta attuale, equivalgono a oltre 560.000 euro.

«Il denaro – scrivono all’epoca sulla prestigiosa testata americana – è stato utilizzato per un progetto di costruzione di 850 case in periferia, che alla fine ospiteranno 5.000-6.000 persone. I nuovi residenti hanno già iniziato a trasferirsi nelle loro case senza affitto appena fuori Potenza, su 92 acri di terreno di proprietà della Chiesa donati alla città dall’arcivescovo Vairo».

Una donazione a tempo, per la cronaca, come ricordato in un articolo del Quotidiano del Sud di qualche tempo fa che riportava quanto scritto in un libro di Edmondo Soave: i terreni sarebbero dovuti tornare alla chiesa dopo l’emergenza. Ma nell’85 il Comune notificò un atto d’esproprio. La chiesa resistette in giudizio e perse.

In un documentario televisivo girato per il Crs, Harry F. Mariani, presidente di Villa Banfi, descriverà il progetto abitativo come «un’espressione dell’amore americano per il popolo italiano nel momento in cui ce n’era più bisogno». Harry Mariani è morto a New York nel gennaio 2023, a 78 anni.

La donazione fa parte di un programma quinquennale dell’agenzia di soccorso statunitense, varato subito dopo il sisma.

LO STANZIAMENTO

Se ne trova traccia in una relazione prodotta nel 1989 dalla III commissione permanente del Senato sullo scambio di missive ufficiali fra i governi americano e italiano. Fra ’81 e ’83 «il Congresso degli Stati Uniti – è scritto – ha stanziato complessivamente 82 milioni di dollari fra Campania e Basilicata. (…) Una ulteriore somma di 10 milioni di dollari è stata stanziata dal Congresso nel 1984 per completare programmi di ricostruzione e sviluppo nelle zone colpite dal terremoto».

In più, su richiesta delle autorità americane, l’Aid, Agenzia per lo sviluppo internazionale, ha approvato «lo stanziamento di 2 milioni di dollari destinati a un programma di sorveglianza e prevenzione dei rischi sismico-vulcanici nell’Italia meridionale».

Il Senato nell’89 prende atto dello scambio di lettere Usa-Italia. Se poi questi soldi siano stati usati bene o siano finiti nell’immenso scandalo dell’Irpiniagate, lo sperpero dei miliardi stanziati per la ricostruzione, è una storia a parte su cui investigare.

Di sicuro, questo non sporca la donazione spontanea da parte dei fratelli Mariani per Bucaletto.

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