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Il petrolio sfonda la soglia degli 80 dollari, oltre un centinaio di navi stanno prendendo la lunga rotta attorno all’Africa per evitare attacchi dai guerriglieri Houthi che colpiscono dallo Yemen

Il 2023 è stato un anno disastroso per i centri di previsione. Nonostante due guerre e le tensioni internazionali l’economia italiana è andata assai meno peggio di quanto temuto. Alla fine dell’anno scorso l’Istat prevedeva una crescita del pil per il 2023 pari allo 0,4 per cento. Le ultime rilevazioni dicono che la crescita sarà almeno dello 0,7 per cento. Un anno fa l’Istat prevedeva un rallentamento rispetto al 2022 dei consumi delle famiglie. Le ultime indicazioni dicono che i consumi del 2023 saranno tre volte superiori alle previsioni (+1,4 per cento contro una stima del 0,4 per cento).

Un anno fa l’Istat prevedeva un rialzo del tasso di disoccupazione nel 2023 (8,2 per cento). Oggi l’Istat dice che alla fine dell’anno la disoccupazione italiana sarà inferiore al 2022 (7,6 per cento, contro l’8,1 per cento di dodici mesi fa). Aggiungiamo a tutto questo che Piazza Affari ha recentemente toccato i 30.000 punti. Registrando un più 25 per cento rispetto all’inizio dell’anno e arrivando ai massimi dal 2008. Aggiungiamo a questo che le rate del Pnrr, nonostante qualche ritardo, sono arrivate regolarmente a destinazione e le esportazioni delle imprese italiane, secondo Sace, supereranno il record del 2023 arrivando a quota 660 miliardi di euro (più 6,8 per cento rispetto allo scorso anno).

Aggiungiamo a tutto questo che entro pochi giorni il ministero dell’Economia annuncerà un numero record relativo al gettito derivante dall’azione di contrasto dell’evasione fiscale (superiore ai 20,2 miliardi del 2022). Tutto questo significa diverse cose. Primo: l’anno che doveva essere disastroso ha mostrato più forza del previsto (grazie anche a una crescita dell’economia americana superiore alle attese) ma anche perché l’Italia ha trovato la forza per smentire le previsioni catastrofiche (cosa che per esempio non è capitata alla Germania, che pur avendo avuto meno problemi rispetto alle previsioni del 2022 è uno dei grandi paesi europei che effettivamente ricorderanno il 2023 come l’anno in cui, come da attese, sono finiti in recessione.

Secondo: qual è la ragione per cui l’Italia è andata meno peggio rispetto a come sospettavano, e forse speravano, i suoi avversari (la nostra economia va peggio di quella della Francia e della Spagna ma meglio rispetto a quella della Germania e dell’Olanda)? Per rispondere a questa domanda vi è un elemento che prevale su tutti e coincide con tutto ciò che i sovranisti hanno spacciato per molti anni come il virus e non il vaccino dell’Italia: l’Europa. E’ grazie all’azione molto severa della Bce se l’inflazione è scesa più del previsto nel 2023. E’ grazie soprattutto agli investimenti concordati con l’Unione europea attraverso il Pnrr se la crescita italiana è stata superiore alle attese. È grazie all’internazionalizzazione delle imprese italiane e alla loro capacità di fare del mercato europeo una fonte di opportunità e non di paura se l’occupazione italiana è cresciuta più del previsto.

Da novembre in poi, il calo dei tassi è stato indubbiamente aiutato dalla fase di fine anno, quando tipicamente le emissioni sul mercato primario diventano più rarefatte e il tema/rischio del muro di scadenze/emissioni che si innalzerà tra il 2024 e il 2025 appare più in secondo piano. In conclusione, per il 2024 si profila: 1) un anno che potrebbe essere caratterizzato ancora dal calo dei tassi, ma probabilmente non in modo lineare come accaduto in questa coda di 2023;2) un anno in cui il muro di scadenze potrà, di tanto in tanto, creare qualche ostacolo, senza contare i dati macro non sempre univoci nel segnalare il rallentamento.

In particolare: 1) Il mese di gennaio si aprirà con numerose emissioni governative e corporate, ma probabilmente la sete di bond accumulata tra novembre e dicembre potrebbe aiutare a metabolizzare il “pasto abbondante” di gennaio. 2) Qualche dosso potrebbe emergere già tra febbraio e marzo. La Fed non necessariamente potrebbe iniziare a tagliare i tassi a marzo come il mercato ora si attende, ma comunque la propensione verso tagli imminenti (sebbene rinviati) potrebbe rimanere, rafforzando il trend al ribasso dei tassi.3) Sul fronte azionario, a beneficiarne sarà soprattutto il comparto delle aziende medio-piccole Usa ed Euro, oltre ai comparti più vessati in fase di rialzo tassi, come quello della transizione energetica.


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