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GIORGIA MELONI

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Per Giorgia Meloni oltre al colpo di pistola sparato dal deputato di FdI Pozzolo, focus su Mes, ddl concorrenza, caso Verdini ed elezioni

La descrivono infuriata, arrabbiata, delusa dall’atteggiamento di chi non ha compreso che «siamo al governo e non possiamo permetterci uscite come quelle di Capodanno, anche perché si ritorcono contro».
A poche ore dalla conferenza stampa di fine anno, spostata due volte per ragioni di salute, Giorgia Meloni vuole evitare che l’aula dei gruppi dei parlamentari si trasformi in un tribunale politico. Le domande saranno 45, due ore di botte e risposte in cui l’inquilina di Palazzo Chigi dovrà replicare senza apparire nervosa, tranquillizzando all’esterno gli italiani, e soprattutto veicolando messaggi da presidente del Consiglio, accantonando i toni da campagna elettorale.

GIORGIA MELONI E IL CASO POZZOLO

Le questioni sul tavolo saranno diverse, dalla bocciatura del Mes ai rilievi del capo dello Stato sul disegno di legge concorrenza, senza dimenticare lo scandalo che ha portato agli arresti domiciliari di Tommaso Verdini e i “botti” di capodanno sparati dal deputato di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo.

Ecco, evitare il tribunale politico potrebbe significare arrivare alla conferenza stampa con l’autosospensione di Pozzolo, così da ridurre all’osso le domande sull’ex leghista passato otto anni fa a FdI. Scenario probabile, a maggior ragione dopo aver letto le notizie che arrivano dalla procura di Biella che non riducono l’entità del caso. La prefettura di Biella ha infatti avviato la procedura per ritirare altre sei armi in possesso di Emanuele Pozzolo. Non sarà un sequestro immediato: la legge prevede infatti che il parlamentare di FdI possa presentare le controdeduzioni entro una settimana. Se non dovessero essere accolte, i carabinieri potranno procedere al sequestro delle pistole e dei fucili di sua proprietà. A quel punto Pozzolo potrà comunque ricorrere al Tar entro sessanta giorni. In ogni caso, per la premier il contesto è più che complicato.

LE OPPOSIZIONI SUL CASO POZZOLO CHIEDONO UN INTERVENTO A GIORGIA MELONI

Anche perché l’opposizione continua a cavalcare il caso. Luana Zanella dei Verdi va oltre e chiede le dimissioni di Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, che ha preso parte al cenone di capodanno in cui c’era anche Pozzolo: «La presidente Meloni – dice – fa sapere tramite indiscrezioni di essere molto infuriata per il caso Pozzolo-Delmastro: e meno male, ma non ci basta. Siamo di fronte a un caso grave. È inquietante che un deputato giri armato, e non si sa per quali specifici e fondati motivi di sicurezza, e usi la pistola come fosse un giocattolo. Il sottosegretario Delmastro ha mostrato di non ricoprire il suo incarico con disciplina e onore. Meloni deve intervenire concretamente dando un segnale chiaro a tutta la sua classe dirigente, richiamandola a responsabilità e serietà».

E ancora, Angelo Bonelli: «Che un deputato abbia sparato e ferito un uomo è un disonore per tutti i parlamentari della Repubblica, per questo Pozzolo si deve dimettere». Interviene anche la grillina Chiara Appendino: «Il deputato di Fratelli d’Italia Pozzolo che raggiunge Delmastro a una festa armato di pistola e, dopo il ferimento di un agente, prova a sottrarsi ai test. Stiamo finendo le parole per questo governo immorale e arrogante che dimostra totale disprezzo del popolo italiano: Meloni dovrebbe chiedere scusa per aver ricostituito l’Italia dei privilegiati e della casta».

Insomma, non sarà facile nascondersi, a maggior ragione se – come dicono dall’innercircle di Meloni – «la premier non vorrà certo difendere l’indifendibile». Ed è per questo motivo che sarà molto dura con i suoi, da ora in avanti: «Niente più figuracce in mondovisione».

LA BACCHETTATA DEL COLLE

Di più: Meloni se la dovrà vedere con un’altra annosa questione: la bacchettata del Quirinale su ambulanti e balneari. Sarà difficile per il governo far finta di niente. E che risposta darà Meloni in conferenza stampa? È una battaglia che si sta consumando sotto traccia tra Fratelli d’Italia e Lega. Già nell’ultimo consiglio dei ministri Raffaele Fitto aveva stoppato la richiesta di Salvini di proroga di sei mesi della mappatura delle spiagge, perché Bruxelles l’avrebbe interpretata come uno schiaffo alla Commissione.

Non è un caso, allora, se il vicepremier Antonio Tajani utilizzi toni più concilianti e meno aggressivi di quelli della Lega: «La direttiva Bolkestein ha creato una serie di problemi e forse bisognava intervenire diversamente durante l’iter legislativo, magari escludendo balneari e ambulanti. Ma la norma c’è, bisogna trovare una soluzione che ci permetta di rispettare il diritto internazionale e comunque, in qualche modo, di tutelare le imprese che rischiano di subire un danno».

Il ministro degli Esteri apre a una soluzione: «Il governo è al lavoro, anche attraverso con una mediazione con l’Unione europea. Io ritengo, come leader di Forza Italia e vicepresidente del Consiglio, che si debba trovare un compromesso che permetta di rispettare le norme e le decisioni della Giustizia europea e italiana, ma anche di tutelare le imprese balneari e gli ambulanti. Non è facile, però l’obiettivo è questo, cioè trovare una buona soluzione che ci permetta però di rispettare le regole che comunque vanno rispettate».

LE SPINE MES E VERDINI

È chiaro che nel corso della conferenza stampa si toccheranno altri temi, fra cui l’affaire Verdini e il famoso Mes. Senza dimenticare le elezioni europee. Meloni si aspetta la domanda sulla sua candidatura alle europee. L’inquilina di Palazzo Chigi non ha ancora sciolto la riserva. L’idea è di prendersi tutto il tempo, di fare tutte le opportune valutazioni. Tanti glielo chiedono e se lo augurano, consapevoli che «grazie a Giorgia è più facile superare il 30 per cento, così da sedersi al tavolo delle trattative a Bruxelles da una posizione di forza». Sempre se non ci saranno altri casi come quello di Pozzolo.


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