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Una immagine di protesta dei trattori

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Dietro la protesta dei trattori c’è Vladimir Putin. La mia affermazione ovviamente ha suscitato in prevalenza critiche, ma anche condivisioni.


Mi sento di confermare ciò che ho dichiarato pubblicamente durante una trasmissione in diretta televisiva: dietro la protesta dei trattori c’è Vladimir Putin. La mia affermazione ovviamente ha suscitato in prevalenza critiche, ma anche condivisioni. Qualcuno mi ha anche ringraziato. Sarei curioso di sapere se i servizi si sono occupati della questione.

Si parva licet, potrei scrivere come Pier Paolo Pasolini: «Io so, ma non ho le prove». Almeno ho solo delle intuizioni e qualche indizio. Ma mi sento di confermare ciò che ho dichiarato pubblicamente durante una trasmissione in diretta televisiva: dietro la protesta dei trattori c’è Vladimir Putin. La mia affermazione ovviamente ha suscitato in prevalenza critiche, ma anche condivisioni. Qualcuno mi ha anche ringraziato. Sarei curioso di sapere se i servizi si sono occupati della questione e se il Copasir ha ritenuto di fare degli approfondimenti, perché è singolare che in gran parte dei Paesi dell’Unione (quanto meno dei più importanti) si mobilitino all’unisono gli addetti all’agricoltura, sollevando tuttavia problemi diversi in ciascuna contrada del Continente.

È vero, in queste jacqueries influisce molto un effetto imitativo, che ha travolto e preso il posto, durante le settimane dell’agricoltura di lotta, del Circo Barnum radical-ambientalista, che dominava sovrano nel dibattito e nelle politiche pubbliche, dove la transizione ecologica era diventata una priorità esistenziale per sopravvivere – oves et boves et omnia pecora campi – al cambiamento climatico. Ma un tentativo così partecipato e risoluto di destabilizzazione delle Istituzioni europee (e nazionali) prese d’assalto come se fossero davanti a Capitol Hill in quel tragico ‘’6 gennaio’’, non nasce dal basso o comunque prima o poi trova qualcuno che ci monta sopra. Non solo con la protezione politica ma con ciò che più conta: le risorse.

I contadini si lamentano per il prezzo del gasolio, ma non esitano a percorrere in lungo e in largo le autostrade del Continente, senza fare troppo caso alle distanze ed ai confini, ad una velocità che farebbe invidia al sindaco di Bologna, Matteo Lepore e al suo limite urbano di 30 Km all’ora. Dicono che le organizzazioni di categoria siano potenti, che esercitino una rilevante penetrazione nella politica e che dispongano anche di significative risorse. Il fatto è che quasi ovunque queste associazioni – che erano state coinvolte nella stesura della PAC – sono state contestate e scavalcate da coalizioni occasionali spesso in sintonia con forze politiche estremiste rosso/brune.

Come ha ricordato Andrea Pellegrino sulla Ragione: «Non è un caso che, immediatamente dopo lo scoppio delle proteste tedesche, i giornali abbiano indicato la presenza di Alternative für Deutschland e dei suoi gruppi satelliti nei cortei degli agricoltori. Cortei che quasi subito hanno preso una piega violenta e intimidatoria, come quello che a inizio anno ha visto un centinaio di manifestanti attaccare Robert Habeck, ministro tedesco dell’Economia, cercando di salire a bordo dell’imbarcazione sulla quale viaggiava il politico. Per AfD è necessario cercare una battaglia politica che possa spostare l’attenzione mediatica dalle recenti manifestazioni antifasciste contro il partito, la stessa tecnica che viene usata dalla sedicente moderata Marine Le Pen».

La protesta dunque è destinata a continuare e non soltanto in Italia: «Ho sentito i colleghi tedeschi e abbiamo un gemellaggio, siglato a Torino, con quelli francesi’’ ha dichiarato Danilo Calvani di Riscatto agricolo. Per spiegare cosa sta succedendo nel Continente bisogna passare in rassegna gli ultimi provvedimenti che hanno scatenato questa ennesima crociata anti Ue. Quando il governo tedesco ha presentato – scrive ancora Pellegrino – la prima bozza di bilancio del 2024, questa è stata bocciata dalla Corte suprema che ha messo in evidenza un buco di 60 miliardi nelle finanze del Paese. Olaf Scholz ha annunciato così una serie di tagli che avrebbero colpito il settore primario, suscitando la prima contestazione degli agricoltori.

La protesta vera e propria è poi iniziata con l’aumento delle tasse e il taglio dei sussidi agricoli – in particolare il privilegio fiscale sul gasolio – raggiungendo presto una dimensione europea quando, fra i motivi di queste manovre, si è aggiunta la questione dell’adesione dell’Ucraina all’Unione europea: oltre alle spese necessarie per continuare a sostenere Kyiv, il rappresentanti degli agricoltori temono la presenza del Paese, potenza agricola globale, nel quadro della ripartizione dei sussidi. Una delle risposte che la protesta dei campesinos ha ottenuto dalla Commissione è stata, appunto, l’impegno a rivedere le importazioni di grano dall’Ucraina.

I tg hanno dato conto di una pagina vergognosa: manifestanti polacchi che bloccano dei tir provenienti dall’Ucraina e gettano a terra il grano che stavano trasportando. Immaginiamo la soddisfazione di Putin nell’assistere a quelle azioni, soprattutto quando sullo schermo gli sono comparsi davanti degli sbandieratori di vessilli rossi con tanto di falce e martello.
Tra quei distruttori di granaglie, i servizi polacchi hanno individuato una persona accusata di essere una spia russa. In buona sostanza è plausibile – anche sulla base di questi ultimi fatti – che i trattori costituiscano, sul piano tattico, una prova generale dell’invasione dei panzer russi. È sicuro invece che quella parata – su e giù per l’Europa – sia stata più utile al Cremlino di una vittoria sul campo nel Donbass. Se poi questi due punti fermi possono essere uniti da un trattino che ragguagli anche sull’eventuale trasferimento di un congruo rimborso spese, è un’opinione che ognuno deve farsi tra sé e sé.

Di solito quando si indaga su dei misfatti si va sempre a cercare il movente e di lì si risale al mandante. In Italia poi siamo degli specialisti nella ricerca dei mandanti, salvo non trovarli mai. Visto che siamo in argomento, non ci sarà Putin ad ispirare le manifestazioni pro Palestina ‘’libera dal fiume al mare’’ in cui è impegnata la nostra ‘’peggio gioventù’’? Pare che in Italia, dal 7 ottobre ad oggi, si siano svolte circa mille manifestazioni (dello stesso tipo e con i medesimi obiettivi di quelle che Macron – Dio l’assista e lo abbia in gloria – ha proibito in Francia). Ogni tanto ci è scappata qualche manganellata, a prova – dicono – del ritorno della teoria del ‘’santo manganello’’ di infausta memoria.

Prendiamo il caso di Firenze. L’Italia è un paese libero. Chi vuole può andare a protestare davanti al Consolato americano (anche se non se ne comprendono i motivi dal momento che la Casa Bianca è in polemica con il governo israeliano per la sua linea di condotta nella Striscia di Gaza). Però gli organizzatori concordano il tragitto con le autorità competenti per dare loro modo di organizzare, per tempo, un servizio di ordine pubblico, per garantire la sicurezza delle sedi diplomatiche. Queste sono le regole che valgono anche per i ceffi dei Centri sociali e per gli studenti sempre alla mercè dei cattivi maestri. Nel secolo scorso la ‘’resistibile ascesa’’ del fascismo fu agevolata dalla protezione delle forze di pubblica sicurezza. È di conforto vedere che la polizia, oggi, non fa sconti al fascismo rosso/bruno.


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