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Diversi gli scenari di alleanze militari extra e non Unione europea alla luce delle dichiarazioni di Macron e Ursula von der Leyen sulla questione di una struttura militare europea


Rischia di passare alla storia della Unione europea il doppio colpo con cui, la settimana scorsa, prima il presidente francese Emmanuel Macron e subito dopo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, hanno riproposto la questione di una struttura militare europea. Dichiarazioni che fanno riflettere. Intanto per capire se ci sia stata un’unità d’azione, una presa di posizione voluta nel far detonare quella che oggettivamente è una proposta. Quindi anche un’ipotesi di guida francese per quello che sarà l’eventuale esercito dell’Unione Europea.

Erano passate poche ore dalla dichiarazione di Macron, sulla possibilità dell’invio di soldati da parte dei paesi occidentali in Ucraina a supporto dell’esercito ucraino contro l’invasione russa, con relativo sgomento dei vertici Nato, quando Von der Leyen è intervenuta a gamba tesa sull’assetto militare europeo. “La minaccia di guerra potrebbe non essere imminente. Ma non è impossibile” ha detto durante il dibattito sulla ‘Sicurezza e difesa europea’ alla plenaria del Parlamento europeo. “I rischi di una guerra non dovrebbero essere esagerati, ma dovrebbero essere preparati. E tutto ciò inizia con l’urgente necessità – ha concluso – di ricostruire, rifornire e modernizzare le forze armate degli Stati membri. Così facendo, l’Europa dovrebbe sforzarsi di sviluppare e produrre la prossima generazione di capacità operative vincenti”.

“Una pazzia suicida”. “Un regalo a Putin”. Sono alcuni tra i giudizi sulla proposta di Macron nell’analisi degli editorialisti italiani. Ed è difficile non essere d’accordo, viste le conseguenze inevitabili di una presenza militare diretta della Nato in questa guerra. Guerra che lo zar russo sostiene essere stato costretto a fare proprio per contrastare l’estensione dell’Alleanza Atlantica. Il conflitto in Ucraina diventerebbe in poco tempo il centro di una vera e propria guerra mondiale. Mentre si riallineano nuove alleanze di Russia, Cina e Iran in chiave anti occidentale e un’altra guerra imperversa in Medio Oriente. E’ però altrettanto difficile pensare che Macron non immaginasse l’accoglienza negativa per la sua proposta. Esiste quindi un’altra chiave di lettura per capirla e spiegarla.

Com’era infatti prevedibile, la Nato per prima ha bocciato la proposta francese. La portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, Adrienne Watson, esprimendo il pensiero del presidente Joe Biden, ha dichiarato il dissenso totale di Washington. E altrettanto hanno fatto in Europa la Spagna, la Polonia e la Svezia, che ha appena aderito alla Nato tra molte polemiche interne e internazionali. Più cauto il no della Germania, ma su questo aspetto bisogna aprire una breve parentesi.
Il cancelliere Olaf Scholz, il cui governo rossoverde allargato ai liberali sembra traballante, è attaccato nel suo Paese per posizioni ritenute troppo caute nei confronti di Putin. Nelle segreterie dei partiti a Berlino si respira aria di crisi. E i sondaggi, in vista delle elezioni europee, danno in forte ascesa tutti i partiti di opposizione. A cominciare dalla Cdu, per la quale Ursula von der Leyen ha ricoperto il ruolo di ministro della Difesa durante il regno di Angela Merkel.

I problemi tra Nato e Unione Europea risentono di un’altra elezione in arrivo, quella per le presidenziali Usa di novembre. Il candidato al momento favorito dai sondaggi, Donald Trump, se supererà gli scogli legali legati alla sua partecipazione al voto, ha già espresso la sua forte distanza, in caso di elezione, tra Usa, Nato e Unione Europea in tema di difesa. Facendo riaffiorare nel vecchio continente il desiderio di avere delle forze armate europee unite. Desiderio espresso dall’allora cancelliere tedesco Angela Merkel nel 2009, alla vigilia delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario del Trattato di Roma. Ovvero: non un insieme di eserciti nazionali ma un vero e proprio contingente militare unico a difesa dell’Unione.

Finora non si era mai verificata l’ipotesi di un disimpegno degli Usa dalla Nato che rendesse attuale, a quasi 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, un’autonomia militare europea. Per questo Emmanuel Macron ha colto al volo l’occasione prima degli altri. Ricordando a Bruxelles che la Francia è l’unica potenza nucleare dell’Unione, quindi la candidata con più titoli per la guida militare. E anche von der Leyen, il cui mandato come presidente della Commissione Europea scade tra poche settimane, sa che intorno all’industria militare del vecchio continente si muovono interessi economici e politici. Che se ben solleticati potrebbero assicurarle un rinnovo dell’incarico.

Già sono state intraprese azioni da parte della Commissione Europea verso questo obiettivo. Attraverso la creazione del DG DEFIS nel 2019, sotto la supervisione del commissario francese per il Mercato Interno Thierry Breton. Questa entità ha il compito di gestire questioni importanti, incluse le problematiche relative alla fornitura di munizioni e al rafforzamento delle capacità spaziali europee. Un tema mai così attuale come adesso, in piena crisi per l’approvvigionamento di munizioni da parte dell’Ucraina e con la rete delle comunicazioni internet di Kiev affidata totalmente ai satelliti del lunatico miliardario statunitense Elon Musk, che non ha mai nascosto le sue simpatie per Donald Trump.

Macron ha colto queste contraddizioni e ha anticipato tutti i leader Ue per mettere il cappello su una futura leadership di Parigi in materia di difesa europea. Von der Leyen ha compreso il reale significato dell’intervento di Macron e ha rilanciato il tema. Il 78% del materiale bellico acquistato tra l’inizio della guerra in Ucraina e giugno 2023 dai Paesi Ue è arrivato da fornitori extra europei, quasi due terzi dagli Stati Uniti. Il progetto dell’esecutivo di Bruxelles è l’autosufficienza delle industrie belliche e cibernetiche europee rispetto alle altre nazioni e alleanze. La Francia già nel 2022 aveva già espresso la sua irritazione alla Germania per gli acquisti degli F35 americani. Preoccupata che ciò interferisse con il progetto di caccia franco-tedesco di prossima generazione Fcas.

In questo quadro, sia che si tratti di un tentativo di “grandeur” francese per la leadership che un raffinato calcolo di guida franco-tedesca sul futuro esercito europeo, nel caso in cui il futuro di Ursula von der Leyen sia a Berlino al posto di Scholz, un nuovo progetto geopolitico sta ridisegnando il futuro delle alleanze militari occidentali. Per il momento, quel che è certo è che le prossime elezioni per il Parlamento europeo assumono per la prima volta un’importanza strategica in vista dei futuri assetti mondiali.


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