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Gli indagati del blitz Costa pulita

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SI chiude con sentenza di condanna il processo in tribunale con rito ordinario scaturito dall’operazione Costa Pulita contro presunti capi ed esponenti dei clan La Rosa, Mancuso e il Grande


VIBO VALENTIA – Si conclude con 25 condanne, alcuni non doversi procedere e qualche assoluzione il filone in ordinario del processo “Costa Pulita” scaturito dall’omonima operazione antimafia che il 20 aprile 2016 portò all’arresto di numerose persone ritenute presunti vertici o gregari dei clan Accorinti di Briatico, Mancuso di Limbadi e della famiglia Il Grande di Parghelia.

In questo troncone sono imputate 45 persone (mentre quello in abbreviato si è concluso a maggio di quest’anno in Appello con 22 condanne e 7 assoluzioni) accusate a vario titolo di reati che vanno dall’associazione a delinquere di tipo mafioso, all’estorsione, all’usura, al concorso esterno in associazione mafiosa. E inoltre appalti truccati, danneggiamenti e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni e società. E ancora corruzione elettorale, ingerenze negli appalti pubblici e via discorrendo), aggravati dalle modalità mafiose, a carico degli imputati, non soltanto presunti esponenti delle tre consorterie criminali, ma anche imprenditori, ex amministratori comunali e rappresentanti di uffici tecnici di enti locali.

Nella giornata odierna il tribunale collegiale (presidente Di Matteo, a latere Grillone e Conti) ha emesso il verdetto con un ammontare di pene totale di 140 anni di reclusione a fronte dei 300 invocati il 12 gennaio scorso dal pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci.  In questo filone figurano imputati del calibro del presunto boss Pantaleone Mancuso (Scarpuni), di Domenico Mancuso (figlio di Peppe ’mbrogghja), l’ex assessore di Briatico, Domenico Marzano, Armando Bonavita, figlio del defunto boss Pino), Aldo Gallucci, dipendente della capitaneria di porto di Vibo e dei Melluso di Briatico.

Costa Pulita, le condanne decise in sentenza gli imputati condannati.

  • Pantaleone Mancuso 13 anni e 8 mesi e 11.500 euro di multa
  • Francesco Capano, 3 anni e 500 euro
  • Michele Salerno, 6 anni e 6 mesi e 5.500 euro
  • Domenico Mancuso, 6 anni e 6 mesi e 5.500 euro
  • Pasquale Quaranta, 10 anni
  • Salvatore Loiacono, 6 anni e 6mila euro
  • Carmine Il Grande, 6 anni e 6mila euro
  • Egidio Il Grande, 6 anni e 6 mesi e 6mila euro
  • Adriano Greco, 11 anni
  • Luciano Marino Artusa, 7 anni
  • Salvatore Pandullo, 5 anni e 5mila euro
  • Filippo NIglia, 4 anni e 6 mesi
  • Claudia Barbuto, 4 anni e 6 mesi
  • Giuseppe Armando Bonavita, 5 anni
  • Alessandra Borello, 2 anni e 8 mesi
  • Greta Accorinti, 4 anni
  • Francesco Daniele, 2 anni e 8 mesi
  • Massimo Fortuna, 2 anni e 8 mesi
  • Caterina Nicolino, 2 anni e 8 mesi
  • Francesco Melluso, 2 anni e 8 mesi
  • Giuseppe Lo Gatto, 2 anni e 8 mesi
  • Marco Borello, 2 anni e 8 mesi
  • Francesco Crigna, 2 anni
  • Guglielmo Domenico Marzano, 9 anni e 2 mesi
  • Pasquale Puglia, 9 anni

LE ALTRE DECISIONI DEL TRIBUNALE DI VIBO VALENTIA

Il Tribunale ha inoltre condannato tali imputati al pagamento delle spese processuali nonché – per quelli già assoggettati a custodia cautelare – alle relative spese di mantenimento durante il periodo e ha disposto  la revoca delle prestazioni previdenziali comunque denominate in base alla legislazione vigente di cui i predetti imputati siano eventualmente titolari. Imputati condannati inoltre al risarcimento del danno – da liquidarsi nella separata sede civile -nei confronti delle costituite parti civili: Associazione Antiracket e Antiusura della provincia di Vibo

Valentia, Alilacco-Sos Impresa, Ministero dell’Interno, Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, Regione Calabria, Provincia di Vibo Valentia, Comune di Vibo Valentia, Comune di Parghelia e Comune di Briatico; condannato  altresì il solo Pantaleone Mancuso al risarcimento del danno – da liquidarsi nella separata sede civile – anche nei confronti di Giuseppe e Antonino De Masi, nonché di Francesco Cascasi, oltre alla rifusione delle spese processuali da dette parti sostenute e quantificate in 4mila euro, oltre accessori per ciascuna di esse.

Ordinata, poi,  la confisca  delle armi e delle munizioni ancora in sequestro con devoluzione alla competente direzione di artiglieria, nonché dell’intero capitale sociale e relativo compendio aziendale delle società “Briatico Eolie Srl”, “Horacle Srl”, “S.D. Calcestruzzi di Surace Domenico Srl”.

ASSOLUZIONI E DICHIARAZIONI DI NON DOVERSI PROCEDERE

Sempre il Tribunale ha emesso sentenza di non doversi procedere nei confronti di Francesco e Stefangregorio Tripaldi e Pantaleone Costantino poiché l’azione non poteva essere proseguita per difetto di querela; per Antonino Staropoli per prescrizione a seguito di riqualificazione del reato; Emanuele e Andrea Granato, Leonardo Russo, Antonio Merenda, Domenico Marchese (avv. Carmine Pandullo e Michelangelo Miceli), Francesco Zungri per prescrizione dopo la caduta dell’aggravante mafiosa. Non doversi procedere, inoltre, per una serie di reati per Michele Fusca (avv. Giuseppe Di Renzo e Marianna Zampogna) e Carmine il Grande (cl. ’78, difeso dall’avvocato Pandullo), perché l’azione penale non poteva essere proseguita per difetto di querela (così come per i già condannati Lo Iacono ed Egidio Il Grande). Stessa decisione per Giuseppe Vangeli, Loredana Pappalo e Giuseppe Garrì (e anche per il già condannato Pandullo).

Escono invece assolti da ogni accusa Aldo Girolamo Gallucci, Domenico Simonelli, Carmine Il Grande (cl. ’78) , Garrì, Leonardo Russo (avv. Zampogna e Di Renzo), Antonino Staropoli, Pasquale Pugliese. Disposta infine la trasmissione degli atti alla Procura ordinaria affinché proceda per il reato di falsa testimonianza nei confronti di Pantaleone Moisè,  Domenica Crupi, Michele Purita e Francesco Rizzo.

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