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Marcello Pittella, a 48 ore dalle elezioni regionali della Basilicata fa le sue rivendicazioni nelle pagine del Quotidiano e parla dei dissidi con Bardi


POTENZA – Non solo pari dignità per Azione all’interno di un’eventuale, nuova maggioranza di centrodestra, rispetto ai partiti fondatori della coalizione. Ma una lettura dei «numeri» ponderata. Perché è evidente che una volta chiuso lo scrutinio andrà valutato chi è stato davvero determinante per la vittoria. E chi meno.
C’è anche questo tra le rivendicazioni di Marcello Pittella a 48 ore dal voto per il rinnovo del presidente della giunta e dei membri del parlamentino lucano. Voto da cui si attende l’elezione, nella lista di Azione, per un quarto mandato consiliare, da sommare al quinquennio da governatore.

Presidente, meno di un mese fa annunciavate il sostegno alla candidatura di Bardi e l’ingresso nella coalizione di centrodestra. E’ riuscito a spiegare a tutti i suoi amici e storici elettori la scelta compiuta?

«Certo, con grande serietà, responsabilità e nel rispetto del pensiero altrui. Ho raccontato il balletto dei nomi messo in campo da Pd e 5S che ha portato la Basilicata ad essere ridicolizzati nazionalmente, del veto posto su Azione e su di me, e della scelta di continuare ad esprimere democraticamente una rappresentanza per un’area riformista come la nostra, attraverso un accordo di programma con la coalizione di centrodestra. Tra l’altro, qualcosa non di inedito nel panorama politico italiano».

E suo fratello, Gianni, che ha preso le distanze pubblicamente dalla scelta di entrare in coalizione col centrodestra? Non è riuscito a farlo tornare sui suoi passi, a farlo ricredere?

«Mio fratello ha espresso un suo pensiero. Vederci discordi, e non sarebbe la prima volta, non vuol dire non comprendere le ragioni politiche».

Ripercorrendo quanto accaduto, Azione ha abbandonato le trattative con Pd e M5s dopo la concitata, e sfortunata designazione come candidato governatore di Domenico Lacerenza, lamentando di essere stata esclusa dalla decisione. Anche Psi e altri, però, non ne erano stati messi a conoscenza eppure sono rimasti al loro posto e dopo il ritiro di Lacerenza hanno indicato collettivamente un altro candidato, Piero Marrese. Non è che cercavate un pretesto per passare col centrodestra?

«A dire il vero, Azione non si è mai seduta a nessun tavolo romano di trattativa perché mai coinvolta. E ad onor del vero, dopo il superamento dello “sventurato” dottore Lacerenza, Azione era lì a chiedere ancora condivisione, mentre in una nota Baruffi e Taruffi, il duo della segreteria Pd Schlein, tra l’altro cacciato in Basilicata tra le urla dei democratici, chiudevano nettamente a noi. Aggiungo, non c’è bisogno di pretesti. Il Centrosinistra ha mostrato di non voler essere lo spazio per i riformisti e di voler continuare ad essere invece luogo di ostilità. Francamente può bastare».

Lei ha parlato di reazione a un veto nei confronti suoi e di Azione. Carlo Calenda, invece, ha parlato di una scelta dettata dalla necessità di preservare le estrazioni di petrolio e gas, e, di conseguenza, i conti dello Stato. Quale è la verità?

«Le due cose sono legate. Carlo Calenda non è per la politica dei no a tutti costi che accarezzano l’elettore senza consegnare loro una prospettiva. Ecco il centrosinistra a trazione 5 Stelle fa proprio questo: clava sui potenziali alleati e demagogia su questioni che meriterebbero grande approfondimento».

Successivamente c’è stato l’annuncio di Bardi dell’apertura della coalizione a lei e ad Azione. Annuncio in cui il governatore uscente ha enfatizzato la condivisione da parte vostra di diversi punti del suo programma di governo. Lei ha trovato davvero qualcosa di diverso nel programma di Bardi rispetto ai programmi degli altri candidati?

«L’unica condivisione programmatica che ci è stato concessa è stata proprio con Bardi a dire il vero. Il centrosinistra era troppo impegnato ad avvitarsi su strategie fallimentari ed ostracismi. Con Bardi, siamo partiti proprio dalle criticità che vanno assolutamente superate e senza nessun approccio ideologico: sanità al primo posto, tutela degli Rmi e Tis (reddito minimo inserimento e tirocini inclusione sociale, ndr), misure contro lo spopolamento e così via».

I punti inderogabili di Azione rispetto all’agenda di Bardi per il prossimo quinquennio, se verrà rieletto, quali sono?

«La sanità al primo posto. Occorre riprogrammare e riorganizzare l’assetto ospedaliero attraverso un adeguato Piano socio sanitario che tenga conto del territorio, delle acuzie e del sistema dell’emergenza-urgenza, anche in una logica di rilettura dei nuovi bisogni di salute emersi dopo il covid. Misure sistemiche contro lo spopolamento che vuol dire da un lato linfa ad un piano di sviluppo ed occupazione e dall’altro mettere in campo misure inedite come il fondo sovrano che possano accompagnare i lucani nell’accesso a formazione, servizi e socialità in Basilicata. Ma poi, c’è il Reddito minimo che andrebbe rivisto, così come la forestazione. E guardi, tengo molto a che la Basilicata recuperi centralità nella conferenza Stato-Regione, luogo importante per la definizione dei fabbisogni territoriali».

E sui progetti per l’autonomia differenziata delle regioni? Pensate di sostenere Bardi anche se dovesse avallare, come già fatto in passato, provvedimenti attuativi di questa riforma di cui avete più volte denunciato i rischi, soprattutto per le regioni del Sud?

«Resto della mia idea sull’Autonomia differenziata, e la ritengo irrealizzabile finché non ci saranno le coperture finanziarie necessarie e la definizione dei Lep (i livelli essenziali di prestazioni). Non penso andrà mai in porto, ma in ogni caso continuerò ad oppormi se ce ne sarà bisogno».

Le critiche che lei ha rivolto a Bardi e al centrodestra negli ultimi 5 anni sono tutte acqua passata?

«Sono lì e si riparte proprio da quelle. Siamo persone adulte e per bene. Dovremo fare sintesi di posizioni distanti per cercare di fare il meglio».

Il giorno dopo il voto lei si aspetta da Bardi, per sé e per Azione, la medesima considerazione degli altri partiti di centrodestra? Non teme che veniate trattati come gli ultimi arrivati in una coalizione che sta in piedi da 20 anni?

«Il nostro è un accordo di programma e come tale mi aspetto che dialogheremo sui temi e nel merito delle questioni. Sono certo che Bardi saprà nutrirsi di esperienza e di idee, o non avrebbe avuto senso l’accordo».

Se Azione dovesse prendere gli stessi voti di Lega o Forza Italia, per intendersi, lei si aspetta anche la medesima rappresentanza all’interno della giunta regionale?

«La politica ha regole che però non sono solo numeriche. Dipende anche da come si leggono quei numeri. Tuttavia, è una valutazione prematura. Intanto, andiamo a vincere».

Nella scorsa legislatura i partiti della maggioranza di centrodestra si sono spesso lamentati per l’esercizio da parte di Bardi delle prerogative presidenziali in fatto di nomine ed incarichi, senza una condivisione delle scelte da compiere. Pensa che nei prossimi 5 anni, se verrà rieletto, Bardi dovrà cambiare atteggiamento?

«La rivisitazione della governance regionale è proprio uno dei punti dell’accordo programmatico. Gliela traduco, abbiamo discusso con Bardi anche della “pieni poteri” ed il presidente ci ha informati che è stata già superata. Io ho trovato un approccio molto propenso alla collaborazione e a fare meglio».

Lunedì prossimo, a urne chiuse, mancheranno due settimane alla scadenza del termine per la presentazione di liste e candidature alle elezioni europee e alle amministrative in 52 comuni lucani su 131. Pensa di potersi candidare per un seggio a Bruxelles?

«No, Azione ha annunciato da giorni i suoi candidati alle europee, compresa la circoscrizione meridionale».

Tra i comuni in cui si voterà c’è Potenza. Il leader M5s, Giuseppe Conte, ha dichiarato al Quotidiano che i suoi cercheranno di individuare il candidato sindaco migliore con i compagni di strada incontrati in questa campagna elettorale per le regionali. Azione cercherà un accordo col centrodestra anche per le elezioni nel capoluogo?

«Azione starà dalla parte del merito e del rilancio della città che merita tanto».

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