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Centinaia di reperti archeologici sono stati recuperati dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Cosenza in casa di un collezionista di 72 anni, di Formia (Latina), che è stato denunciato. Tra i beni recuperati, 820 monete, 95 reperti archeologici, tra cui testine di terracotta, vasellame, una base di colonna e migliaia di monili in argento e bronzo, fibule, spille e specchi. I pezzi sequestrati, secondo i carabinieri, potrebbero provenire da siti archeologici calabresi, in particolare da Sibari. Le indagini adesso proseguono per accertare come l’anziano abbai potuto impossessarsi di oggetti così preziosi.
Il valore totale è di circa 8 mila euro, ma ogni oggetto ha un valore storico maggiore, che è difficile quantificare. Le monete bretie, i monili e i vasi di Sibari, sono stati mostrati durante la conferenza stampa, ieri, alla quale ha preso parte anche Dario Granirei, procuratore della Repubblica.
< L'indagine è iniziata a Cosenza - ha spiegato il capitano Raffaele Giovinazzo, comandante regionale del nucleo Tpc che ha guidato le operazioni - e sono stati seguiti i criteri dell'indagine classica, senza intercettazioni. Però per la prima volta è stata attuata un'indagine diagnostica, realizzata grazie alla collaborazione del Dipartimento di Fisica per la Conservazione dei beni culturali dell'Unical >.
Le indagini sarebbero iniziate nel giugno 2007, quando durante un convegno “Enotri Bretii in Magna Grecia – modi e forme di interazione culturale”, tenutosi nell’aula magna dell’Università della Calabria, i Carabinieri hanno notato una persona mentre mostrava una moneta antica. Insospettiti, dopo i primi accertamenti hanno fatto scattare il sequestro. In casa del cosentino infatti, sono state ritrovate 30 monete di natura archeologica, detenute illecitamente. Le indagini successive, coordinate dalla Procura della Repubblica di Cosenza, hanno accertato che due delle monete sequestrate, erano di tradizione greca, emesse nel III sec. a.C. dalla Confederazione dei Bretii, attiva nell’attuale Calabria centrosettentrionale, che ha Cosenza come centro principale della confederazione.
Il cosentino avrebbe dichiarato di aver acquistato le monete per corrispondenza da un mismatico di Formia, in provincia di Latina, il quale a sua volta avrebbe confermato tale versione, esibendo una fattura di una casa d’asta tedesca recante l’acquisto di 12 monete greche.
Le ricerche però smentiscono l’autenticità del documento. Presso l’ufficio esportazione di Roma, dei Ministero dei beni culturali, non risulta la richiesta di avvenuta spedizione o l’importazione di materiale archeologico. La ricevuta tedesca inoltre, è risultata falsa anche dopo accertamenti dell’Unical. E’ risultato infatti che lo spessore dello strato di ossidazione presente sulle monete, formatosi per l’estrazione dal suolo, si era creato in un periodo inferiore ai due anni. Per i due indagati dunque, risulta chiaro il reato di ricettazione, in quanto le due monete sarebbero oggetto di uno scavo clandestino. Il 25 settembre è scattata la perquisizione nella casa del numismatico dove è stato ritrovato il “tesoretto”. Gli atti del sequestro sono stati convalidati dalla Procura del Tribunale di Latina.

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