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Lo sciopero generale del 12 dicembre proclamato dalla Cgil in Calabria sarà di otto ore con manifestazioni territoriali nei 5 capoluoghi. «In Calabria, – è scritto in una nota – per la peculiarità della situazione si è condivisa, nell’esecutivo regionale, la proposta avanzata dal segretario generale Sergio Genco di uno sciopero generale della durata di otto ore, articolato per province. Tutta la Cgil Calabrese è impegnata, in un’azione capillare di coinvolgimento dell’insieme del mondo del lavoro, dei disoccupati, dei precari, dei pensionati, degli studenti medi ed universitari, in una vasta campagne di iniziative in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, sul territorio e nelle piazze della Calabria, attraverso sit-in per coinvolgere e incontrare i cittadini». Secondo la Cgil, «la manovra economica colpisce il Mezzogiorno e la Calabria, in quanto sottrae e ricentralizza le risorse europee come i fondi FAS, blocca gli investimenti nelle infrastrutture strategiche, cancella i finanziamenti necessari ai lavori di costruzione della statale 106, delle trasversali, delle dighe, producendo uno scippo di due miliardi di euro ai danni della nostra regione e della Sicilia, che vanno a coprire gli ammanchi che deriveranno dalla cancellazione dell’ici ai Comuni, a favore delle classi sociali con un elevato reddito personale. Con lo sciopero – scrive la Cgil – vogliamo ridare voce e visibilità ai problemi della Calabria al suo bisogno di sviluppo e di lavoro a partire dalla realizzazione della A3, da anni in condizioni pessime con lavori che vanno a rilento perchè pesantemente condizionati dalla presenza della ndrangheta nei subappalti; dell’effettivo decollo del porto di Gioia Tauro, attraverso il suo ampliamento e collegamento ad un moderno sistema ferroviario, oggi penalizzante per la nostra regione in quanto privo dell’alta velocità; la bonifica dei siti industriali inquinati di Crotone e Saline Joniche e la utilizzazione a fini di sviluppo produttivo ed ambientale; lo sviluppo attraverso un modo nuovo di concepire la forestazione e l’agricoltura delle zone interne; il rafforzamento dei distretti agroalimentari; la difesa delle scuole di montagna in quanto presidio di democrazia e di cultura». Con lo sciopero generale la Cgil «vuole rimettere al centro dell’attenzione del Paese le questioni che attengono all’occupazione, al lavoro, ai redditi, allo stato sociale, ai diritti e alle tutele, richiedendo una risposta da parte del governo che, superando limiti ed errori contenuti nella finanziaria, sia in grado di sostenere redditi da lavoro e da pensione, estendere le reti di protezione per i tanti che stanno perdendo lavoro, a partire dai precari, riveda: i tagli nei settori pubblici, nella scuola e nell’università, e favorisca un piano straordinario di investimenti a partire dalla condizione del Mezzogiorno e dalla crisi industriale».

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