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di Pietro Scognamiglio
POCO più di un girone. Pasquale Arleo lascia il Potenza dopo diciannove partite in cui ha raccolto ventuno punti.
Soltanto due in trasferta, il problema è tutto qui. Nella sua gestione il Potenza è uscito indenne soltanto da Caserta e Sorrento. Poco conta che a Pescara, Gallipoli e Benevento abbia perso con infinita dignità e un po’ di sfortuna.
La squadra molle di Terni – in parte giustificata dalle assenze – e quella presa a schiaffi ad Arezzo, Perugia, Pistoia e Foligno non permette alibi.
Anzi, forse uno sì: in questi casi Arleo poteva fare davvero poco. Perché, al di là dell’episodio di Lanciano, il Potenza di Gautieri ha perso praticamente senza giocare a Cava e Pagani, raccogliendo un punto a Castellammare solo grazie ai miracoli di Groppioni. La medesima operazione non è riuscita a Crotone.
Facciamo uno sforzo di pragmatismo: questo Potenza lontano dal Viviani non è quasi mai esistito, per colossali limiti di imprecisabile natura che nessun allenatore ha saputo (e saprebbe, crediamo) risolvere.
Il valore aggiunto però Arleo l’ha portato in casa: cinque vittorie e quattro pareggi, tra cui quello con la Paganese in una partita neutralizzata da campo indecente.
Il Potenza di Chierico e Gautieri, ospitale più che mai, stese il tappeto rosso alle scorribande di Gallipoli, Perugia e Arezzo. Un’interpretazione non eretica dei dati di fatto suggerisce che si poteva continuare anche cosi’, visto a che punto siamo della stagione.
Ma dalle cifre passiamo alle sensazioni. Arleo ha vissuto da condannato la settimana di preparazione a Potenza – Marcianise, messo nelle condizioni peggiori per lavorare dall’aut aut del patron Postiglione. Vittoria o esonero.
Tutti ci chiedemmo dopo quella conferenza stampa: e se poi si perde a Foligno? La risposta era già nota.
Matrimonio finito, questa volta senza appello. Eppure le premesse sembravano altre, perché l’autunno scorso Giuseppe Postiglione mise da parte tutte le scorie di Potenza – Salernitana (mica roba da ridere) per riportare sulla panchina l’allenatore della promozione in C1.
Non l’ha fatto per nostalgia o per disperazione, ma convinto, dopo lunghe analisi, che nessuno poteva dargli di più.
“Ho sbagliato con l’istinto per il troppo amore”, arrivò a dichiarare Arleo al momento di tornare in sella. C’era da cancellare il peso di quella maledetta domenica di un anno fa, ma anche la vertenza economica estiva che bloccò l’iscrizione del Potenza.
In quel caso Arleo venne mal consigliato da un avvocato, disguido spiacevole ma chiarito con tanto di perdono mediatico del patron al momento della partenza per il ritiro estivo.
Tutto sembrava essere rientrato su binari che il 17 giugno 2007, a Benevento, si rivelarono vincenti. Quella partita resta la vetta più elevata di un rapporto comunque conflittuale: Arleo squalificato, Postiglione in panchina.
D’accordo con il presidente il tecnico si prese il rischio di parlare comunque alla squadra nell’intervallo, nel chiuso degli spogliatoi.
Il campionato il Potenza l’ha vinto li’, perché nel primo tempo del Santa Colomba scesero in campo due o tre agnellini diventati poi leoni. Aziendalista ma non succube, Arleo quest’anno aveva chiesto per il mercato di gennaio una prima punta finalizzatrice e un regista. Si è ritrovato Suppa, Scardini e Mangiapane, perché il periodo è quello che è.
Postiglione da solo, del resto, già fa i miracoli. Parlavano già di futuro insieme, qualche tempo fa il tecnico lo inquadrò perfettamente in una frase: “dobbiamo essere bravi a trovare un Di Bella, valorizzarlo e venderlo”.
E’ l’unico modo per fare calcio a Potenza, dove Di Bella l’ha portato Pasquale Arleo.Conoscendolo, adesso sarà il primo tifoso di una squadra graniticamente schierata al suo fianco tranne che per pochissimi contestatori, forse uno solo.
Giuseppe Postiglione la faccia ce l’ha messa ancora una volta, come sempre. Sul campo dovrà mettere anche qualcosa di più chi l’ha ispirato in questa scelta.

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