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di MARIATERESA LABANCA
Bresso chiama a raccolta, De Filippo risponde, senza indugi. Perché, se per il Piemonte Fiat è importante, per una regione dai numeri della Basilicata, «è a dir poco vitale». Lo dice il governatore lucano, Vito De Filippo, che – dopo aver ricevuto le lettera della collega piemontese, Mercedes Bresso, con la quale si invitano tutte le Regioni nel cui territorio sono presenti stabilimenti del gruppo torinese a un confronto comune – si è affrettato a confermare la propria presenza al vertice programmato per il 10 giugno a Roma.
La governatrice piemontese invita a un impegno diretto da parte delle regioni, in un’azione coordinata con il Governo, per rendere più competitivo il settore italiano dell’auto. Non solo chiacchiere. Dalle prime stime fatte sembra che le Regioni interessate riescano a mettere insieme circa 600 milioni di euro per la progettazione di un nuovo modello fortemente innovativo.
«La macchina del futuro, magari l’auto elettrica – dice la Bresso in un’intervista rilasciata al quotidiano Repubblica – che potrebbe salvare tutti gli stabilimenti italiani. E’ chiaro che anche il governo e la Fiat dovrebbero fare la propria parte».
E dalle periferie italiane dell’impero Fiat è arrivata subito disponibilità. In segno di continuità con quel confronto già aperto qualche settimana fa, in occasione del convegno organizzato dalle sigle dei metalmeccanici a Roma. Il governatore lucano è convinto più che mai della bontà di un’azione comune. Non solo. «La posizione del presidente del Piemonte – precisa – è la sintesi di quanto andiamo sostenendo da tempo». Era stato proprio il presidente De Filippo, nel corso del recente incontro voluto dai sindacati a Roma, a cui avevano partecipato anche gli amministratori, in un intervento molto apprezzato, a sollecitare le stesse tematiche. «Le regioni – spiega a telefono il governatore lucano – da tempo chiedono di essere coinvolte attivamente nella definizione di nuove strategie per il futuro di questa grande azienda». Chiedono di portare contributi concreti al tavolo delle trattative a cui siederanno azienda, governo e sindacati. Il senso di ciò lo ha spiegato bene il presidente Bresso nell’intervista rilasciata a Repubblica: «L´azione dell´amministrazione Obama, l´esempio francese e le vicende tedesche, con il forte coordinamento tra governo centrale, laender regionali e presenza istituzionale nelle istituzioni multinazionali ci hanno convinto che l’Italia può partecipare a questa competizione internazionale solo agendo come sistema paese. È per questo che proponiamo un’azione comune tra le regioni interessate e con il governo per discutere insieme una serie di misure che consentano di rafforzare il settore automotive nel nostro paese». Innovazione: «E’ proprio questa il fattore principale – ricorda il presidente De Filippo – su cui noi regioni siamo pronti a investire». Lo stesso sul quale – ricorda ancora – il governo centrale è scivolato. E non solo perché gli aiuti di stato non hanno minimamente sfiorato il settore innovazione. «Molto di più – spiega De Filippo – perché Roma ha di fatto bloccato il progetto nazionale “Industria 2015 – Azioni connesse”».
Un piano da 800 milioni di euro per tutta Italia, in gran parte finalizzato a rendere più competitivo il comparto automotive». Settore che per l’Italia vuol dire un fatturato pari all’11,4 per cento del Pil nazionale. «Ma evidentemente il governo Berlusconi preferisce concentrarsi su altro».
Da parte delle Regioni, quindi, un impegno concreto. «E in questo – precisa De Filippo – noi abbiamo già dato una buona prova, investendo le nostre risorse nella realizzazione del campus della ricerca e dell’innovazione di Melfi».
E la ricerca di un’azione coordinata tra le 5 regioni in questione è un segnale importante che arriva anche in termini di quella reciproca solidarietà, messa a dura prova dalla crisi. «E’ chiaro – dice il presidente De Filippo, rispondendo anche alla Fiom, che qualche giorno fa aveva chiesto un intervento più diretto alla Regione, nel fissare paletti per l’arrivo a Melfi di nuovi operai da Pomigliano – che, per noi, i lavoratori lucani sono una priorità. Ma in questo momento bisogna pensare a come salvare Fiat, non i singoli stabilimenti».

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