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POTENZA – Renato Martorano è un boss mafioso. Non si tratta di una mera ipotesi investigativa o di una semplice teoria: lo ha sancito anni fa una sentenza definitiva del Tribunale di Potenza; e lui probabilmente ha continuato negli stessi affari: questo è quello che pensa la Procura del capoluogo che lo ha rinviato a giudizio, sempre per associazione a delinquere di stampo mafioso, alla fine dell’inchiesta Iena 2.
Ma soffocata dal clamore mediatico degli eventi politici delle ultime settimane, e ridotta all’angolo dall’importante partita elettorale che sta facendo la sua conta in queste ore, nelle aule del Palazzo di Giustizia potentino si sta giocando un’altra partita che ancora una volta vede come protagonista il boss. È il processo relativo ad un’inchiesta che lo ha messo alla sbarra con l’accusa di usura.
Apparentemente sembra poca cosa rispetto a Iena 2, non ha avuto neanche lo stesso clamore che hanno avuto le altre inchieste che lo hanno visto al centro delle attenzioni, eppure proprio questa ci sembra una partita decisiva.
E non solo perché dalle prime udienze sembra venir fuori un giro di finanziatori occulti del boss, un livello nascosto e potente di malaffare su cui sicuramente la Procura indagherà, ma anche e soprattutto perché finalmente inizia ad esserci qualcuno che in quelle aule ha deciso di parlare e di raccontare chi è effettivamente Renato Martorano.
Altri lo faranno in questi prossimi giorni.
Certo, non è facile; molti hanno paura. Qualcuno deporrà con il terrore di quello che potrebbe accadere dopo. E forse potrebbe anche esserci chi, solo al pensiero del boss, potrebbe fare marcia indietro all’ultimo momento.
Non lasciamoli soli. Chi ha preso questa coraggiosa decisione non può avvertire la solitudine, deve percepire che questo passo è idealmente accompagnato e sostenuto dall’intera comunità di uomini e donne che in questo territorio hanno deciso di dire basta all’arroganza e alla violenza, anche soltanto morale, dei criminali con le coppole e di quelli con i colletti bianchi.
Non lasciamoli soli. La loro testimonianza potrebbe svelare scenari segreti, trame sotterranee, circuiti di malaffare finora sconosciuti. La loro testimonianza potrebbe essere decisiva per le sorti della nostra gente.
Non lasciamoli soli, dunque, e voi che per paura ancora vivete nell’ombra, voi che a volte ho guardato negli occhi ascoltando le vostre storie, uscite finalmente allo scoperto. Non tacete. Raccontate i soprusi subiti, le violenze vissute, le ferite ancora insanguinate.
È il momento della verità, è il momento della dignità.

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