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di GIUSEPPE GIULIANO*
Quanto sta accadendo in questi giorni in Calabria da un punto di vista ambientale, ahimè, non è fatto nuovo e ancor più non è nuovo per chi da anni opera nel settore del turismo e quindi si confronta quotidianamente con tematiche relative alla natura, al paesaggio e alla qualità del mare, lavorando in un ambiente che, a causa della situazione di grave degrado e dissesto idrogeologico, non sempre favorisce politiche imprenditoriali di facile attuazione. Da quando la collina di Maierato è crollata davanti alle telecamere e quella scena agghiacciante ha fatto il giro del mondo, si sono susseguiti interventi, spesso autorevoli, e proposte spesso interessanti. Ma, purtroppo, non è la prima volta in Calabria che dopo la tragedia nascono le soluzioni. Da oggi in poi non si può più minimizzare o affrontare superficialmente un problema che riguarda il futuro non di un settore specifico, ma della Calabria tutta. Ho molto apprezzato la costituzione di una task force da parte dell’Università della Calabria, che opererà a supporto delle istituzioni, comunali, provinciali e regionali, per l’emergenza ambientale e ho molto apprezzato l’ottimo intervento che in quella sede ha fatto il professore Frega, che ha toccato con professionalità e competenza un punto che ci sta particolarmente a cuore: l’erosione delle coste. Mi viene da pensare a quanto poco in questi ultimi trent’anni il problema sia stato tenuto in considerazione e conseguentemente mi viene da pensare a quanto poco sia stato percepito il turismo come risorsa vera di questa regione. Forse chi in questi anni ha amministrato, a prescindere dal colore politico, non ha tenuto in conto due fattori: il primo è che il turismo, particolarmente nella zona del Vibonese (penso alla zona di Tropea-Capo Vaticano: basti pensare che Ricadi è il primo comune calabrese per posti letto e per presenze annuali), è la vera ricchezza di questa regione, il vero patrimonio da tutelare; secondo è che senza le spiagge non è possibile fare turismo balneare, e questo è forse fin troppo ovvio, ma è l’ovvietà che in questa regione troppe volte diventa straordinarietà. Il settore turistico e gli imprenditori seri del settore, anche in tema di erosione delle coste, sono stati sempre una ricchezza per questa terra, una ricchezza troppe volte poco valorizzata, anzi troppo spesso biasimata, se non addirittura criminalizzata: quando un imprenditore cura un determinato ambiente, se ne avvantaggia l’intera comunità, ma purtroppo gli imprenditori da soli non possono farcela, c’è bisogno, oggi più che mai, di una classe dirigente regionale forte e con obiettivi precisi che partecipi in maniera determinante alle sorti di questa nostra terra. Una seria politica di prevenzione dal punto di vista ambientale e anche di argine di un problema evidente come quello dell’erosione delle coste, favorirebbe anche la competitività degli operatori del settore turistico e la loro produttività, perché qui non è più solo un problema di crisi e di recessione europea, quello della Calabria è un serio problema strutturale e di cooperazione, di capacità progettuale e di sensibilità, mi sia concesso, da parte di una classe dirigente troppo spesso poco attenta ai problemi reali e alla promozione di una buona immagine della nostra terra oltre i confini regionali. Non posso non condividere quanto ha scritto Pino Soriero sulle colonne di questo giornale: “Serve un piano decennale di manutenzione del territorio che, ben oltre le emergenze, deve costituire atto di ordinaria amministrazione”. Anche se mi viene da aggiungere: non basta. Penso che ognuno debba fare la sua parte: gli imprenditori, i comuni e la Regione, perché facciamo tutti parte di quello che a me piace chiamare ‘sistema Calabria’, ed è questo essere parte di uno stesso sistema che obbliga anche i miei colleghi imprenditori a fare proprio quanto scrive Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa, nel suo ultimo libro in uscita in questi giorni: “Parallelamente all’adozione di nuove regole occorre che l’operatore avverta, nell’esercizio della libertà e dei diritti che gli competono, la propria responsabilità di cittadino, cioè membro e protagonista della società democratica. Sotto questo profilo si manifesta come decisivo il ruolo rappresentato dal senso di responsabilità sociale dell’imprenditore.” La classe imprenditoriale calabrese sta cambiando, è una classe dinamica e propositiva: mi viene da pensare, ad esempio, al progetto che operatori del settore turistico del Vibonese e comuni hanno siglato per arginare il fenomeno erosivo, un progetto che la Regione stessa ha definito innovativo, anche perché gli imprenditori avrebbero contribuito economicamente con una quota parte, ma di cui però a oggi non si è fatto nulla. Ebbene, in questo tempo elettorale di facili promesse e di rinate speranze, sarebbe interessante sapere cosa i tre candidati a presidente si impegnerebbero a fare circa un progetto comune che riguarda il problema dell’erosione delle coste, della depurazione, dei trasporti da e per la Calabria e sulla formazione: problematiche che non possono vedere come protagonisti solo gli imprenditori e gli enti locali, ma decisiva deve essere la partecipazione dell’ente Regione. I più recenti lavori scientifici sono concordi nel sostenere la necessità di puntare sulla stabilità del modello di specializzazione settoriale, come il turismo, per garantire un processo di crescita di un territorio, quale una regione, che sia duraturo nel tempo: questo può essere interpretato, pertanto, come la necessità di ricorrere a una impostazione di policy maggiormente orientata ad azioni e interventi di lungo periodo. Se infatti è vero che le specializzazioni produttive in Calabria hanno subito modesti cambiamenti nel corso dell’ultimo secolo, allora appare evidente il bisogno di ricorrere a politiche tese: sia a generare processi di differenziazione verticale e/o orizzontale delle strutture produttive, sia ad aumentare il grado di connettività fra le diverse componenti del sistema. E intervenire in maniera seria sul problema dell’erosione delle coste da parte della Regione, vuol dire fare sistema, vuol dire cooperazione e attenzione verso un settore di vitale importanza per l’economia regionale qual è quello turistico. Si impone, quindi, oggi più che mai, un profondo ripensamento dell’impianto di monitoraggio del problema ambientale, per evitare il profilarsi di una deriva individualistica, che ha caratterizzato il sistema economico e politico regionale di questi ultimi trent’anni, orientata alla ricerca esclusiva del profitto e dell’arricchimento individuale, senza fare un discorso di squadra. Oggi bisogna fare quello che la letteratura scientifica chiama team action e occorre che tutti gli attori: imprenditori, enti locali e Regione facciano la loro parte in un progetto di crescita sinergico basato sulla concretezza e sul fare. E’ un augurio e un invito: oggi, dopo queste elezioni, deve nascere la nuova Calabria, non si può più rimandare. Si inizi col discutere di questi temi seriamente e che. alle parole facciano seguito i fatti!

*componente consulta regionale
settore Turismo Confindustria Calabria

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