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La Cgil calabrese si mobilita mobilita contro la finanziaria. Il 12 giugno dalla Calabria partiranno 60 pullman con 3.000 lavoratori che si recheranno a Roma per protestare contro la manovra che il Governo sta per varare. A spiegare la bocciatura della Cgil è stato il segretario regionale calabrese, Sergio Genco, che questa mattina, a Lamezia Terme, ha tenuto una conferenza stampa insieme al segretario generale Fp Alfredo Iorno, il segretario della Flc Gianfranco Trotta, e i rappresentanti regionali Imma Iannello e Raffaele Mammoliti. Dopo la manifestazione nazionale del 12 giugno, anche la Calabria scenderà in piazza: in particolare il 25 giugno con lo sciopero generale che prevede l’astenzione dei lavoratori di 8 ore nelle aziende private e di 4 ore nel pubblico impiego, previste anche manifestazioni in piazza in tutti i maggiori centi, da Castrovillari a Reggio Calabria. «Dobbiamo far sentire la voce dei lavoratori – ha detto Genco – in modo particolare della Calabria, e mettere in evidenza la forte crisi economica che si sta verificando. E a peggiorare tutto, c’è la finanziaria che Berlusconi appresta a varare, che aggraverà di più i problemi della Calabria, in particolare dei lavoratori, dei disoccupati e degli enti locali. La manovra finanziaria è a senso unico, perchè colpisce solo alcune fascie sociali, quelle più deboli del paese, il pubblico impiego, la ricerca, le università, il mondo della scuola, le regioni del Mezzogiorno. Il peso dei sacrifici che vengono richiesti non sono equamente distribuiti in tutte le classi sociali, ma solo a quelli più poveri». Una manovra, ha aggiunto Genco, «che non produce effetti sostenibili per lo sviluppo, non incentiva i consumatori ma anzi porta ad una riduzione delle produzioni delle imprese italiane». «Dopo due anni di ottimismo e di bugie», ha aggiunto il segretario della Cgil, «il governo è passato ad una visione pessimistica, sostenendo che è necessaria una manovra lacrime e sangue: già la crisi economica taglierà nei prossimi anni 600mila posti di lavoro in tutti i settori, sia nel pubblico che nel priovato, colpendo in prevalenza i lavoratori giovani, tra i 18 e 30 anni, che già e per primi hanno subito gli effetti della crisi».

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