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«Il Centro studi di Confindustria registra la prossima conclusione della recessione, con un incremento del prodotto interno lordo sia nel 2011 che nel 2012. Contemporaneamente, però, l’Istat rileva la perdita di oltre 528 mila posti di lavoro in questo primo periodo di crisi economica ed un calo dello 0,9% degli occupati nei primi tre mesi dell’anno in corso. La recessione forse sta finendo, ma il dramma del lavoro è sempre presente, anzi si acuisce». Lo afferma il parlamentare del Partito Democratico Nicodemo Oliverio, capogruppo in Commissione Agricoltura alla Camera. «Secondo Confindustria – aggiunge Oliverio – nel 2010 il tasso di disoccupazione sarà dell’8,6%, mentre nel 2011 salirà al 9,2%. Certo, i numero sono numeri e non si discutono, ma di certo non servivano le stime dell’Istat o di Confindustria per rendersi conto che sul fronte occupazione la situazione è davvero grave. E se anche al Nord il settore dell’industria registra dati negativi, al Sud è vero allarme rosso. Numerose piccole e medie imprese del comparto agricolo hanno chiuso i battenti, molte altre sono in procinto di farlo. Il lavoro stabile e cosiddetto sicuro è ormai un’utopia, il futuro dei giovani rimane senza alcuna certezza, al punto tale che da mesi ormai assistiamo tristemente ad un prepotente ritorno del fenomeno dell’emigrazione verso altre regioni del Paese ed anche all’estero. In Calabria ogni giorno precari, disoccupati e lavoratori in mobilità sono costretti a bloccare strade o a manifestare in piazza per attirare l’attenzione sulle innumerevoli vertenze che il Governo fa finta di non vedere. Lo stesso Governo – sottolinea l’esponente del Pd – che sta mettendo in campo una manovra economica robusta nei numeri ma confusa, senza le necessarie misure strutturali in grado di tagliare la spesa pubblica improduttiva e rilanciare lo sviluppo. Assistiamo ad interventi a casaccio, a provvedimenti che vanno e vengono, e che colpiscono gli enti locali, con particolari conseguenze nei territori più deboli, i lavoratori del pubblico impiego, il Mezzogiorno. Proprio al Meridione si vuole dare una sforbiciata anche alle zone franche urbane, sostituendole con le zone deburocratizzate. Insomma – conclude Nicodemo Oliverio – con questa manovra il rischio è quello di compiere un altro generale passo indietro e di dover fare i conti, tra qualche mese, con una disoccupazione galoppante e con un ulteriore e tragico allargamento del divario tra il Nord ed il Sud del nostro Paese».

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