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di SARA LORUSSO
POTENZA – Ancora una volta, quella busta indirizzata al sindaco Santarsiero è stata aperta come una delle tante, come accade quotidianamente a Palazzo di città. Di corrispondenza indirizzata al sindaco ne arriva davvero tanta: lettere, inviti, note ufficiali, auguri, qualche protesta, qualche richiesta.
Ma questa volta, a distanza di qualche mese dalla prima allerta, la lettera scritta a macchina racchiudeva ancora una volta minacce indirizzate al sindaco. E sempre con riferimenti al presunto scarso impegno offerto nel tentativo di non farla svuotare del Battaglione Lucania, chiuso nel novembre scorso.
«Sono sereno», spiega a chi chiede conferma. Lo fa come sempre, anche replicando la fiducia esplicitata più volte nei confronti delle forze dell’ordine, lo fa forse anche nella consapevolezza di chi alla scelta di rivestire un ruolo pubblico, abbina anche la possibilità che certi casi si verifichino.
Ad ogni modo, di quanto accaduto (la lettera è stata recapitata circa una settimana fa al Municipio) si è naturalmente tornati a discutere anche nel comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, che ha confermato le misure di precauzione e sorveglianza adottate già qualche mese fa, in occasione della prima lettera minatoria. Abitazione, ufficio, manifestazioni pubbliche.
Dalla Questura l’attenzione è massima, come sempre in questi casi. Anche se la situazione viene affrontata con tranquillità.
Ieri in consiglio comunale anche un passaggio degli uomini della Digos potentina. Ma la seduta, come sempre, è andata avanti tra dibattito, scontro politico, interventi, appelli, votazioni. Senza nulla fuori dal quotidiano, nè sentori di una situazione diversa dal solito.
Stando al contenuto delle lettere (la prima, quella di gennaio, e quella della settimana scorsa) pare emerga una mano sconclusionata e – dice chi le ha viste – neanche in possesso di una sintassi eccellente. Poche, pochissime righe, ancora una volta, esattamente come qualche mese fa, in cui si ripropone la minaccia di morte, il riferimento alle pallottole, il richiamo alla Caserma Lucania che questa volta – ammetterebbe la mano del mittente, pare si definisca un “soldato” – è stata sì oggetto di attenzione, ma non abbastanza per garantirne il salvataggio dalla chiusura annunciata.
Anche se proprio il sindaco Santarsiero ha più volte manifestato pubblicamente l’interesse sulla caserma, in incontri aperti e persino con una delegazione cittadina che in pullman raggiunse Roma con tanto di striscione. Ne aveva persino fatto richiesta ufficiale inserendola tra i beni che il Comune avrebbe avuto piacere ad ottenere dallo Stato (con lo stadio Viviani e i terreni di Piani del Mattino per l’area di Protezione civile) nel percorso di sdemanializzazione.
Qualche giorno fa, nel numero della scorsa settimana del Venerdì di Repubblica che, in seguito all’omicidio del sindaco di Acciaroli, Angelo Vassallo, ha proposto un viaggio tra i sindaci di “trincea”, tra le “esistenze in prima linea”, si contemplava anche il sindaco Santarsiero. E sulle pagine del settimanale del gruppo Espresso si ricordavano proprio le minacce di morte dello scorso inverno. Minacce realmente pericolose?
L’attenzione è naturalmente massima, ma da più parti richiamano alla serenità – lo stesso sindaco ha discusso con il comitato delle misure di sicurezza – con cui va affrontata la situazione.
s.lorusso@luedi.it

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