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di LUCIANO PETRULLO
NON v’è dubbio che Berlusconi ha segnato una lunga stagione, non solo politica, ma anche di costume e società. Peccato solo che non abbia capito che è sempre meglio lasciare da vincente, riconoscendo l’inizio del declino, e lasciando perdere tutto. Una questione di eleganza che, evidentemente, lui non ha. Si sta abbarbicando all’idea del complotto, ma, più che altro, sta cercando gente che ci crede. E in effetti un certo accanimento è innegabile, così come però è innegabile che un premier del genere è impresentabile. Insomma non può fare più la vittima della giustizia. Ma non è il caso di parlarne oltre. Parliamo, invece, di chi ancora ne difende le gesta, personali prima che politiche. Tutti lì a dire che “non se ne può più! E questi giudici!” . Fedeltà o opportunismo? Di sicuro faccia tosta, e uno svolazzare attorno al corpo del moribondo. Bossi, per esempio, lo avrebbe scaricato da tempo, se non fosse che, in punto di morte, cerca di spillare, a lui e agli altri, il federalismo, che, pare, sia qualcosa di funesto per una regione come la Basilicata, e in genere per il meridione. I decreti attuativi, infatti, smentiscono l’impianto normativo relegandoci a un futuro di povertà e carità. Lo difende, il Berlusconi, fintantochè non avrà ottenuto il federalismo, poi un calcio in culo e via. Per questo dovrebbe andarsene con i suoi piedi, e prima che un processo sollevi altra cacca. Darebbe il benservito a quelle sanguisughe che gli devono tutto, dalla posizione immeritata, agli agi economici. Celebrato il funerale, assisteremo a diverse morti annunciate: quelle di tutti gli antiberlusconiani di professione, che, non avendo altre virtù, usciranno pazzi. Dai Silvio, fatti da parte, e la prossima volta, anziché troie in carne e ossa, gente di cui non ci si può fidare, e tu l’hai fatto obnubilato dal delirio della tua supposta onnipotenza, circondati di bambole gonfiabili, sono comunque fredde, e sorridono scioccamente, ma non aprono bocca.

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