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 “Smettere la “rissa meridionalistica” e avviare una progettazione comune tra Puglia, Basilicata, Molise, Calabria e Campania”. Questo auspicava nel giugno del 1970 Vittore Fiore,uno tra i maggiori protagonisti della cultura e della politica italiana.40 anni dopo l’auspicio di “unità per la crescita”,ha trovato una concreta e positiva risposta dal mondo della cultura. A Bari rettori della Federazione delle Universita’ di Basilicata, Molise e Puglia, hanno deciso di indire per OGGI a Matera una riunione congiunta dei Senati Accademici delle sei Universita’ .Un progetto federativo previsto dall’articolo 3 della Legge sull’Universita’, appena promulgata, ma le sei Universita’ vi stavano lavorando tempo.Ricordiamo che il 2 settembre dello scorso anno è stato sottoscritto a Bari il Protocollo d’intesa ,presenti i presidenti delle tre Regioni.Anticipata la Gelmini,un ministro che denigra il Sud,ma che dal Sud ha avuto e continua ad avere lezioni.E che lezioni! Altro che “insegnanti dalla manica larga” e studenti meno preparati.Purtroppo fa finta di dimenticare che una delle sue migliori insegnanti era siciliana e che a Reggio Calabria ha conseguito il titolo per poter svolgere l’attività professionale.

Il Sud che propone e fa.Il Sud che va rispettato e si fa rispettare. A Matera,storica e ammirata città dei Sassi,ci sarà l’occasione per intensificare la collaborazione tra le università meridionali che, secondo quanto ribadito dai promotori, avverrà “nel pieno rispetto dell’identita’, della specificita’ e dell’autonomia di ciascun Ateneo ”.Non solo: “Si terra’ conto anche delle criticita’ in cui si dibatte il sistema universitario, in particolare quello meridionale” e le istituzioni verranno chiamate direttamente in causa per avere “risposte adeguate e concrete che testimonino attenzione e sostegno al primo processo di integrazione federativa che supera i confini regionali”.Un confronto aperto su basi innovative.Per questo sono stati opportunamente coinvolti il ministro dell’Istruzione, dell’Universita’ e della Ricerca, il ministro degli Affari Regionali, i Presidenti delle tre Regioni e tutti i parlamentari ed europarlamentari delle Regioni interessate.Una dimostrazione di capacità propositiva che parte dal Sud , che rappresenta una risposta intelligente e culturalmente avanzata alle meschine e farneticanti esternazioni di governanti leghisti contro il Mezzogiorno.

E’ un segnale di propositività che va irrobustito con decisioni operative.E’ un momento obiettivamente difficile per il mondo universitario.Proteste legittime.Indignazione sacrosanta.Giovani che manifestano la loro rabbia in maniera civile.Non hanno nulla a che vedere con le frange estreme,i provocatori e gli infiltrati che vanno isolati e condannati.Come è giustamente avvenuto.Troppi e pesanti i tagli.Penalizzazioni indiscriminate .E soprattutto il Sud risente maggiormente della crisi.Quando Vittore Fiore invitava a”smetterla con le risse meridionalistiche” le condizioni del Mezzogiorno degli Anni Sessanta erano molto complicate.Erano obiettivamente e fisicamente insufficienti le energie essenziali per incidere sulle scelte .L’emigrazione di cervelli.La difficoltà di costruire su basi solide un futuro fatto di certezze e non di illusioni e tradimenti.”La classe dirigente locale- sottolineava il grande meridionalista- impoverita dalla fuga delle forze giovani, i partiti e i sindacati, gli enti comunali erano incapaci di elaborare alternative valide desunte da studi sulle valorizzazioni « in loco » delle risorse e da piani comprensoriali intersettoriali. L’endemica debolezza politica era anche una debolezza culturale, per l’incapacità di far propri e di tradurre in termini di azione politica i temi che le minoranze critiche e i gruppi critici organizzati pur andavano elaborando in quegli anni, in opposizione a schemi piovuti dall’alto”.

Non c’era tuttavia rassegnazione.Come non c’è rassegnazione e “attesa che tutto scenda dall’alto” neppure oggi .Checchè ne dica il ministro Borghezio.Scriveva infatti Vittore Fiore:”Le avanguardie critiche del meridionalismo pugliese e lucano (in questo caso mi riferisco anche al gruppo facente capo alla rivista «Basilicata» di Leonardo Sacco) avevano spesso sollecitato, in un modo né illuministico né professorale, le forze politiche e i sindacati a diventare protagonisti della programmazione, con visioni nazionali ed europee.Il Mezzogiorno come ha ricordato recentemente Leo Valiani, può disporre di una viva tradizione politico-culturale, regionalista, meridionalista ed europeista, legata a lunghe tradizioni di lotta, che ha saputo rinnovarsi fino ad acquistare un volto peculiare e inconfondibile, in opposizione al giolittismo, al protezionismo, all’accentramento, al malgoverno statale e locale, al blocco agrario ed alla cultura nazionalistica e pseudoumanistica che esprimeva; al neo-clientelismo, al neo-trasformismo e neo-colonialismo poi, cosicché la lezione di Salvemini e di Tommaso Fiore, di De Viti De Marco e di Di Vittorio, è servita ai giovani meridionalisti, imbevuti di cultura europea, per portare avanti arditi processi di revisione critica, politica, culturale, storiografica, per prospettare un meridionalismo dei tempi nuovi, dell’industrializzazione, del progresso scientifico e tecnologico, della programmazione”.

Uomini e idee che dovranno essere al centro del dibattito di Matera per dare sostanza al “meridionalismo dei tempi nuovi”.E rileggere il passato,proiettandosi nel futuro, appare indispensabile .Fiore ricordava 40 anni fa “il meridionalismo dell’« alternativa meridionale » di Michele Abbate e quello che punta su un rapporto organico fra ricerca scientifica e sviluppo economico di Beniamino Finocchiaro (e di Augusto Graziani, se guardiamo fuori della Puglia, alla Campania)”. E si chiedeva :” E’ in grado questa nuova cultura pugliese di creare piattaforme comuni e di modificare la realtà, le istituzioni? Intanto non siamo ai tempi di Salvemini, di Gobetti e di Carlo Rosselli i quali nel Mezzogiorno andavano alla ricerca col lanternino di intellettuali coraggiosi e combattivi. A parte gli intellettuali di diversa estrazione operanti fuori della regione che mantengono contatti fecondi col gruppo dei meridionalisti (i Cifarelli, i Morlino, i Tamburrano, i Cassieri), a parte alcuni nomi di storici, critici letterari, urbanisti, narratori ed artisti che già circolano nella cultura nazionale, bisognerà pur riconoscere che uno stuolo di nuovi meridionalisti e studiosi e tecnici opera in collegamento con la cultura nazionale”.

A distanza di tanto tempo è perciò importante constatare che dal mondo dell’università arriva un forte invito all’unità della cultura meridionale, proprio nell’anno in cui si celebra il 150° anniversario della nascita dell’Italia. Matera diventa un punto d’incontro straordinario .Di elaborazione e di proposta.Contro il disinteresse e l’immobilismo che le forze oscurantiste vorrebbero imporre.Contro i venditori di illusioni che riempiono il grande ed il piccolo schermo,i grandi ed i piccoli organi di informazione,usati strumentalmente come mezzi di disinformazione.Ma c’è una stampa libera ed onesta.Che vede e denuncia.Racconta la realtà e ristabilisce la verità.Il Sud ha bisogno di concretezza.Deve invocare interventi seri,investimenti certi.Programmi fattibili.Troppe volte la gente del Sud è stata ingannata.La svolta rappresentata dalle sei università che si incontreranno a Matera,deve dare seguito a quella che Vittore Fiore definiva “ capacità di iniziativa, coerente con i contenuti meridionalistici della programmazione, che il «contratto sociale regionale» dovrebbe con successo portare avanti”.Speriamo che ciò accada e che anche altre università meridionali,a partire da quelle calabresi e siciliane, si uniscano al patto per la crescita della cultura.

Domenico Logozzo

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