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I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Cosenza hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo per equivalente nei confronti degli amministratori pro-tempore, in particolare, di una nota società di capitali di San Marco Argentano (Cosenza) ed operante nel settore della commercializzazione di mezzi agricoli, indagati, tra l’altro, in ordine alla fattispecie delittuosa di omesso versamento dell’Iva dovuta pari ad oltre 600 mila euro. Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Castrovillari, Collazzo, su richiesta del procuratore capo, Giacomantonio e del sostituto Pellecchia, e riguarda l’applicazione dell’istituto della «confisca per equivalente» per i reati tributari. Il provvedimento eseguito trae origine dagli esiti di una verifica fiscale e dalle successive investigazioni di polizia giudiziaria che hanno consentito di individuare un meccanismo di frode avente caratteristiche analoghe a quello noto come «frode carosello», ma perpetrato anche attraverso singolari, ulteriori ed artate operazioni.
Sono stati individuati, infatti, acquisti senza applicazione dell’Iva effettuati da soggetti interposti e fatti apparire come «esportatori abituali», che hanno appositamente presentato ad un fornitore residente fittizie lettere d’intento. Tale meccanismo è stato attuato attraverso un vero e proprio disegno criminoso, evidenzia la Guardia di finanza, tra l’amministratore della società beneficiaria, sottoposta a verifica fiscale e altri tre soggetti compiacenti (anche loro indagati per delitti di natura tributaria) e da questi reclutati per essere posizionati in incarichi di amministratori di società interposte proprio al fine di consentire l’evasione dell’Iva e delle imposte dirette di sottrarsi al pagamento delle imposte mediante manovre fraudolente sul patrimonio sociale. Il tutto allo scopo di svuotare la predetta società di ogni contenuto patrimoniale, nonchè di raggirare i vari operatori commerciali lasciando insoluti i relativi debiti contratti. Non a caso tale condotta fraudolenta ha causato, secondo le indagini, un’illecita concorrenza di mercato consistita nella vendita di beni acquistati in esenzione d’imposta ad un prezzo più vantaggioso rispetto a quelli venali. Da qui l’individuazione ed il sequestro preventivo di beni operato dalle Fiamme Gialle concernenti disponibilità finanziarie, quote sociali, nonchè beni immobili.

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