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REGGIO CALABRIA – Una inchiesta, coordinata da tre procure, che ha fatto crollare il vertice della Lega Nord, Reggio Calabria, Napoli e Milano, tre grimaldelli che hanno fatto saltare quello che potrebbe apparire uno scandalo di proporzioni e conseguenze politiche enormi che oggi si possono condensare nelle dimissioni di Umberto Bossi, segretario nazionale ma soprattutto anima e motore del partito federalista-secessionista che nell’ultimo ventennio, all’indomani di Mani pulite, ha saputo diventare in più occasioni l’ago della bilancia nella vita politica italiana. Risuonano ancora nell’aria le dure parole delle camice verdi all’indomani degli scandali sulla corruzione, parole che suonano vuote oggi e che, qualora dovessero dimostrarsi comprovate le prime risultanze dell’indagine in corso, darebbero luogo a clamorose ripercussioni sulla credibilità stessa della Lega che potrebbe rischiare il tonfo elettorale e la morte politica. Un qualcosa che già in passato ha avuto modo di verificarsi con altri partiti. Ma spetterà alle indagini chiarire ogni aspetto e ai giudici sciogliere ogni dubbio. Per intanto non può dimenticarsi che una parte di quelle carte che hanno messo in ginocchio la Lega sono partite dalla Calabria quando l’inchiesta del pm Giuseppe Lombardo ha aperto lo scenario in cui seguendo le tracce di Romolo Girardelli i magistrati sono arrivati al tesoriere della Lega, Francesco Belsito, originario del vibonese, innescando, assieme ai colleghi milanesi e napoletani quell’effetto domino che oggi ha portato alle dimissioni di Umberto Bossi è finito in una mare di guai. Il pm Giuseppe Lombardo stava indagando a caccia dei soldi del clan De Stefano, quando si è imbattuto nel dirigente del Carroccio scoprendo un bonifico di circa sei milioni all’estero, a Cipro e in Tanzania, che potrebbe nascondere un’operazione di riciclaggio da parte di una delle cosche di ‘ndrangheta. Ed è questa una delle ipotesi su cui lavora la distrettuale antimafia e gli uomini della Dia, che iscritto nel registro degli indagati, per riciclaggio, il tesoriere della Lega Nord ed ex sottosegretario nel governo Berlusconi Francesco Belsito.

Non resta che attendere gli esiti delle tre inchieste e capire se e quanto il “senatur” era a conoscenza di quello che accadeva nelle casse del suo partito e soprattutto per capire il ruolo delle ‘ndrine reggine in questa faccenda che ha investito come un treno il partito del “celodurismo” ad oltranza disarcionando il “re” dimessosi «per il bene della Lega e dei militanti»

 

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