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MATERA – Un colpo decisivo, mortale al mobile imbottito. Un colpo al made in Italy. Un colpo alle produzioni nell’area murgiana. E’ pesantissimo il bilancio che si può fare della decisione di Natuzzi di mettere in mobilità oltre 1700 persone. E non è una decisione imprevedibile anche se le avvisaglie non erano state univoche e non facevano temere un precipitare così rapido degli eventi.

In realtà però la pietra tombale sul made in Italy e sul mobile imbottito, al di là dei tentativi dei prossimi giorni che sono doverosi ed andranno fatti, sembra essere stata apposta da un cambio deciso di strategia produttiva che segnala il precipitare di un settore che su Natuzzi fondava gran parte delle sue speranze e che pensava davvero che attraverso una riconversione, un mercato diverso su cui puntare, la qualità garantita dal made in Italy si potesse rintuzzare la crisi che si stava vivendo e che stava sopraggiungendo con sempre maggiore nettezza.

Gli attacchi di Natuzzi al lavoro in nero, alla manodopera irregolare che sono solo di qualche tempo fa sembravano continuare nella direzione di voler puntare sul made in Italy, pur con le contraddizioni che si potevano leggere dietro questo tipo di rivendicazioni. In realtà oggi il bubbone è esploso in tutta la sua gravità, la sorpresa è solamente relativa ma il danno e il colpo è molto più grave di quel che si può pensare.

Il primo impatto, il primo acchitto porta a pensare direttamente al futuro di oltre 1700 famiglie che da Natuzzi e dal mobile imbottito hanno avuto di che sopravvivere nelle ultime settimane. In realtà però, questo è il dramma nel dramma, il segnale è ancora più grave. E’ una sorta di resa di un’intero comparto produttivo che è arrivato al top delle 14.000 unità oltre dieci anni fa e che oggi arriva al minimo storico, al punto di non ritorno. Il simbolo del distretto del mobile imbottito, il simbolo industriale del Sud che può farcela e che oggi invece vive una sorta di resa su tutta quanta la linea. Al di là delle interpretazioni, delle motivazioni e delle colorazioni è questo il dato che più emerge. Natuzzi lascia il passo, il mobile imbottito perde su tutta la linea ed anche l’accordo di programma diventa uno strumento vuoto perchè di fatto considerato inutilizzabile, o inutilizzato, da chi, per primo, avrebbe dovuto farlo.

E’ una sorta di sconfitta  per le produzioni italiane. La Natuzzi è stata per tanti anni un simbolo, quotata a a Wall Street, ha aperto una strada nuova ed ha rappresentato l’imprenditoria del Sud che vince e si afferma a livello internazionale. Oggi questa decisione cambia radicalmente lo scenario. Natuzzi ferma, chiude, manda in mobilità oltre 1700 persone e non punta più come prima sul made in italy.

Le proteste di questi giorni, i presidi e l’assemblea che pure ci saranno, la riunione di oggi a Santeramo con sindaci e istituzioni e quella di venerdì al Ministero potranno e dovranno prendere di petto la situazione. Ma il dato industriale rimane in tutta la sua gravità ed oltre a questo c’è da considerare un elemento di generale sottovalutazione di chi evidentemente non ha fatto niente per evitarlo.

Il numero dei dipendenti in cigs della Natuzzi era oltre le mille unità da anni ed è cresciuto ulteriormente negli ultimi tempi. La crisi e le difficoltà si avvertivano chiare ma nessuno è riuscito o ha potuto evitare il deflagrare di quest’autentico tornado. Le conseguenze diventano adesso quasi inarrestabili. Con tanti colpevoli ma con le vittime che sono soprattutto i lavoratori.

p.quarto@luedi.it

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