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COSENZA – Non c’è solo del marcio nel Comune di Scalea. E nonostante nell’inchiesta siano finiti molti amministratori, sia di maggioranza che di opposizione, c’era anche chi provava a svolgere con correttezza il proprio incarico. Ad un prezzo altissimo, però. Dovendo subire minacce dirette qualora si fosse deciso a fare chiarezza su atti amministrativi interessati alla cosca. E’ il caso di Mario Campilongo, consigliere comunale di opposizione, contro il quale si sono riversate minacce e azioni di contrasto. 
Così, quando il consigliere provò a chiedere chiarimenti sulle conessioni demaniali contro di lui si sono scaricate violenze e intimidazioni. Il primo a presentarsi direttamente da Campilongo, secondo le intercettazioni e le indagini, sarebbe stato Riccardo Montaspro, quarantunenne di Scalea, arrestato dai carabinieri. La frase rivolta all’amministratore non lascia interpretazioni: “Non permetterti più di parlare della mia concessione altrimenti saranno versate lacrime e sangue dalla tua famiglia, perché tu sai che non sono io il beneficiario della concessione”. Netto e coinciso. A Scalea le cose dovevano andare in un certo modo. 
Altrimenti sarebbero stati gli stessi amministratori a scatenare i poteri criminali e non solo. Per fermare Campilongo scesero in campo anche il sindaco Pasquale Basile e gli assessori Francesco Galiano e Raffaele De Rosa, supportati da Pietro Valente. L’obiettivo era quello di fare dimettere il consigliere dal suo incarico. Così, attraverso Valente, avrebbero minacciato Campilongo di denunciarlo presso la Procura della Repubblica di Paola. Un’azione non portata a termine nei suoi obiettivi, solo perché il consigliere di opposizione si rivolse subito ai carabinieri della Compagnia di Scalea. (sa.pu.)
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