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MATERA – Nei Sassi si conosce l’accoglienza ed è per questo che la città è stata scelta come ultima tappa del Festival della libera Circolazione che si è chiuso ieri a Palazzo Lanfranchi con il ministro Cecile Kyenge che ha sottolineato la sua esperienza in città, ha chiuso complemente il caso Calderoli (“io non l’ho mai aperto”), ha guardato avanti al lavoro necessario per le politiche di integrazione, di accoglienza e anche giovanili vista quest’ulteriore delega che gli è arrivata. Il tutto con uno stile sobrio, misurato, pacato e senza mai una parola fuori posto. Uno stile che ha colpito al contrario proprio per la misura estrema che è riuscita ad esprimere in una politica che spesso rivela più di qualche asprezza.

«Sono stata nei Sassi, li ho visitati. Mi hanno accolto, nelle case, mi hanno ospitato, mi hanno aperto le porte senza guardare alle diversità» ha ricordato il ministro Kyenge. «Questo è un esempio di quello che deve essere l’accoglienza».

Molte le domande, le curiosità su quanta gente ancora vive nei Sassi, sui luoghi, le chiese rupestri, la vita all’interno degli antichi rioni. Quesiti in parte soddisfatti dal sindaco Adduce e dal viceministro Bubbico al suo fianco al momento dell’arrivo in città.

Il ministro Kyenge nel chiudere il Festival sulla libera circolazione, ha confermato il proprio impegno a tutto campo, ha annunciato l’apertura a partire dal 30 luglio con un tavolo dell’antirazzismo di una serie di tavoli tematici, ha recepito le indicazioni che gli sono state sottoposte e ha parlato di un lungo tour che «partito da Bolzano è arrivato a Matera e mi auguro che non si fermi ancora ma continui e ci accompagni fino al semestre che vedrà l’Italia alla presidenza europea per sei mesi.

L’Italia migliore mi sostiene e mi dà forza».

«Sto cercando di lavorare in questi mesi per far capire che la libera circolazione è un’opportunità che è in grado di arricchire un Paese. I diritti devono essere al primo posto e le politiche dell’integrazione fare necessariamente da collante».

Al termine del suo intervento articolato in cui ha ricostruito i diversi passaggi e le tante cose fatte nei mesi, ha ricordato la necessità che anche le politiche dell’integrazione siano parte di un ampio confronto che può riguardare sicurezza e giustizia a livello internazionale ed ha condiviso anche la necessità di introdurre il concetto di cittadinanza non solo nei singoli Paesi ma anche a livello europeo riproponendo la Costituzione europea.

Un concetto quest’ultimo espresso con forza dal vicepresidente del Parlamento europeo Gianni Pittella che ha parlato della necessità di «vincere questa sfida e fare un salto in avanti».

Lo stesso Pittella ha detto che l’attività della Kyenge è «una delle non tante luci di quest’azione di governo». Poi ha aggiunto: «Calderoli andrebbe espulso, non solo per quello che ha detto ma anche per questa legge elettorale liberticida che porta il suo nome e per quella maglietta su Maometto. Ma questi episodi sono il sintomo della crescita di una sorta di intolleranza verso i migranti. Non si comprende esattamente che la società con la globalizzazione è cambiata. Serve dunque una risposta più forte capace di vincere la crisi democratica».

Di «lezione di stile» da parte del ministro «all’Italia e al mondo» ha parlato il sindaco Salvatore Adduce.

«La sua risposta composta, alle volgarità di bassa lega che le sono state rivolte dimostra quanto tutti abbiamo da imparare dai nostri fratelli e sorelle venuti da lontano e che hanno deciso di stabilirsi in Italia.

Lei signora Ministra ci ha dato un esempio proprio in un momento così difficile per il nostro paese di come dovrebbe ciascuno di noi comportarsi, soprattutto quando si ricoprono cariche importanti».

p.quarto@luedi.it

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