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POTENZA – «E che cosa c’è da aggiungere?» Lo sguardo di Sergio Potenza, capogruppo dei Popolari uniti, si sporge oltre la balaustra del ballatoio. Giù, in aula, i consiglieri sono radunati attorno al tavolo della giunta, qualcuno più isolato fa capannello in un angolo. «Perché? E ora?». Sono un gruppetto, non abbastanza per proseguire la seduta di consiglio comunale: in venti ieri mattina hanno risposto all’appello.

La seduta è andata deserta. Rinviata (si svolgerà oggi pomeriggio). All’ordine del giorno c’era, ancora una volta, uno di quegli argomenti che fanno traballare gli equilibri del dibattito cittadino. Sul voto per l’abbattimento degli oneri di urbanizzazione  sembra che il consiglio proprio non riesca a pronunciarsi.

Ci sono voluti cinque minuti ieri mattina perchè gli umori dell’aula, ad appello terminato e seduta dichiarata deserta, raccontassero qualcosa in più di un semplice rinvio. «Me lo aspettavo, sapevo sarebbe finita così», ha detto subito il consigliere del gruppo misto Rocco Coviello.

«Ma che succede?». Gianpaolo Carretta, capogruppo Pd, appena arrivato, si è imbattuto nei gruppetti. «Eravamo solo venti». E giù a parlare con gli altri. Anche il sindaco non c’era, arrivato qualche minuto dopo. «Mi dispiace, ma ancora una volta – dice Vito Santarsiero (Pd) – devo far notare un atteggiamento di scarso rispetto istituzionale. Io ero nel palazzo, sono stato io stesso a chiamare gli altri consiglieri per entrare a votare. E poi, l’appello chiesto da un capogruppo di maggioranza trascorsi dieci minuti dall’orario di convocazione è quanto meno insolito». Quella richiesta per Potenza è un segno di correttezza. Il sindaco legge invece un puntello politico: lo stesso che aveva portato ancora una volta Potenza a chiedere il rinvio della stessa discussione nella seduta precedente. «Ad ogni modo domani (oggi per chi legge, ndr) il provvedimento sarà in aula e vedremo chi e come voterà sugli oneri di urbanizzazione».

Tra Pd e Pu i rapporti continuano a essere turbolenti, l’opposizione aggiunge punti di vista. Perchè c’è chi ha fatto notare che a Palazzo di città i due partiti hanno un conto aperto in esecutivo.

Le dimissioni dell’assessore alle Opere pubbliche Clementina Lasala, che ha accettato l’ingresso in consiglio comunale, sono diventate un caso ancora non risolto. Le dimissioni erano state annunciate da Potenza, ma sono state protocollate solo alcuni giorni dopo. Anche su questo Santarsiero aveva richiamato lo sgarbo istituzionale. E nei Popolari si era aperta una contesa interna, con il segretario cittadino Luigi Scaglione che aveva contestato al capogruppo Potenza la fuga in avanti, proprio per quell’annuncio frettoloso.

Difficilmente, comunque, l’equilibrio in giunta arriverà nei prossimi giorni. E non solo perchè le dimissioni di Lasala hanno aperto il fronte della riduzione complessiva dei membri dell’esecutivo. La nuova legge sulla presenza di genere negli esecutivi costringerebbe a individuare una donna per la postazione. Non è perciò un puzzle di facile soluzione.

In generale, la seduta di ieri ha lasciato parecchia amarezza in consiglio comunale.

«L’ennesimo rinvio – continua Coviello – è un chiaro segnale di mancanza di volontà politica di approvare la delibera. Sono giorni che ripeto questa profezia. La cittadinanza attende un provvedimento che potrebbe dare un piccolo restart al settore edile, ma niente. Temo ci sia una regia, esterna o interna, che sta contrastando questa delibera sugli oneri di urbanizzazione». Anche perché, fa notare Coviello, questo percorso di abbattimento della tassazione è nato proprio all’interno dell’assemblea consiliare».

L’opposizione sul punto è irremobile. E se Giuseppe Molinari fa notare che da troppo tempo i provvedimenti vengono approvati solo se c’è la presenza in aula della minoranza a garantire il numero, Francesco Fanelli rincara la dose. «Voglio solo ricordare che nella seduta precedente la conferenza dei capigruppo aveva deciso rinvio, ma io ho sostenuto con forza che si votasse il provvedimento anche se era tarda mattinata.  Ecco, se questo è l’andazzo del consiglio comunale, più di qualcuno deve assumersi la propria responsabilità». 

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