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POTENZA – Dopo quanto accaduto l’augurio è che, questo pomeriggio, nessuno dei residenti della zona in cui si trova la chiesa di San Michele, decida di chiamare i carabinieri nel momento in cui partirà la marcia nuziale, all’ingresso della sposa in chiesa.

Ovviamente sulla marcia nuziale stiamo ironizzando, ma per comprendere il senso bisogna fare un passo indietro di poco meno di 48 ore.

Sono quasi le 22 di giovedì  quando Michele, in compagnia di una decina di amici e con al seguito un ragazzo armato di organetto e un altro di pianola, arriva sotto casa di Marilena, la sua futura sposa.

Siamo a Montereale a pochi passi dall’ex palazzetto Coni.

A un certo punto i ragazzi cominciano a suonare i propri strumenti e Michele comincia a cantare. Sì una serenata, come quelle che si usavano un tempo e che oggi stanno tornando di moda sopprattutto tra i trentenni. Qualcuno si affaccia al balcone per capire cosa stia succedendo e sorride nel vedere una scena davvero d’altri tempi. Passano ancora un paio di minuti e finalmente quel balcone, a cui Michele volge lo sguardo, si apre e Marilena finalmente si affaccia. Sorride ma i suoi occhi luccicano. Lacrime di felicità. Non fa neanche in tempo a scendere in strada per abbracciare il suo futuro marito che arrivano i carabinieri. Gli uomini dell’Arma scendono dall’auto – immaginavano di trovare chissà cosa – la musica si interrompe e i ragazzi spiegano che non era successo nulla di grave. Una semplice serenata. I carabinieri risalgono a bordo della loro auto e se ne vanno. Le parole d’amore continuano a volteggiare nell’aria e Michele e Marilena cominciano a ballare circondati dagli amici. Tutto sembra proseguire per il meglio. Ma i promessi sposi non hanno fatto i conti con il vicinato. Alle 22.30, infatti, i carabinieri sono costretti a tornare. Troppe le telefonate al 112. La musica deve finire altrimenti sarebbe scattata una denuncia per schiamazzi. Sia ben chiaro gli uomini dellArma hanno fatto solo il loro lavoro e hanno concesso a Michele e Marilena anche la possibilità di fare un ultimo ballo prima della buonanotte.

Evidentemente la serenata disturbava non poco più di qualcuno. Meglio forse il rumore dei televisori accessi. A Michela e Marilena l’augurio di una serenata che non finisca mai.

a.giammaria@luedi.it 

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